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  1. #351
    Bava di vento L'avatar di Senmut
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Secondo me uno che si toglie la vita non è poi così felice. Se questo avviene [soprattutto] in paesi ricchi, inoltre, vuol dire che è manifestazione di un disagio latente, diffuso e sociale, indipendente dai livelli del PIL (o forse, paradossalmente, legato agli aspetti negativi di una ricchezza effimera).

    La statistica non può analizzare questi aspetti, così come non può aiutare a definire l'amore che si prova verso una persona.
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  2. #352
    Uragano
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    Predefinito Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da Senmut Visualizza Messaggio
    Secondo me uno che si toglie la vita non è poi così felice. Se questo avviene [soprattutto] in paesi ricchi, inoltre, vuol dire che è manifestazione di un disagio latente, diffuso e sociale, indipendente dai livelli del PIL (o forse, paradossalmente, legato agli aspetti negativi di una ricchezza effimera).

    La statistica non può analizzare questi aspetti, così come non può aiutare a definire l'amore che si prova verso una persona.
    Può benissimo esserci un paese A con 8 persone felici e 2 persone molto infelici che si tolgono la vita e un paese B con 3 persone felici, 6 infelici ma non abbastanza da togliersi la vita e 1 molto infelice che si toglie la vita. Nonostante un tasso di suicidi maggiore il primo paese é comunque molto più felice. In un caso simile non c'é correlazione statistica tra felicità media (o ancor più mediana) e tasso di suicidi, e quest'ultimo é quindi un dato di modesta rilevanza, non strettamente legato al PIL come giustamente fai notare.


  3. #353
    Uragano L'avatar di Marco.Iannucci
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    lo scopo non è la vita di un individuo ma la trasmissione di un codice genetico, l'individuo è solo un mezzo. probabilmente il vero scopo di tutto è il codice genetico stesso, che di evoluzione in evoluzione un giorno genererà un dio.

    da quando è apparsa la vita sulla terra, e forse prima ancora altrove, è parso subito evidente che il fine non fosse la vita in sè stante dell'individuo, ma il perseverare di un codice informativo detto appunto codice genetico, un codice informativo che passa di individuo ad individuo tramite la riproduzione. Gli individui quindi sono programmati per morire, e vivere quanto basta per trasmettere il codice. ll codice genetico si evolve sempre di più, modificandosi stimolato dall'ambiente. Probabilmente un giorno, questo codice genetico sarà così evoluto, e così adattato all'ambiente, così vicino alla perfezione, che non avrà più bisogno di morire. a quel punto sarà stato raggiunto lo scopo, della vita e della morte di miliardi di miliardi di miliardi di viventi

  4. #354
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da Senmut Visualizza Messaggio
    Queste classifiche, a mio avviso, contano come il due di bastoni quando a briscola comanda coppe ... . Ancora devo capire cosa si intenda per "felicità" in casi analoghi.

    Ma la Finlandia come sta messa a suicidi?

    Diciamo che schiattano dal ridere e dalla contentezza, appunto.
    Però se le classifiche che non ti piacciono non vanno bene allora è difficile ragionare.

    Chiunque abbia anche solo per passione passato un po' di tempo a pensare all'economia nota immediatamente che quella classifica è molto simile (non la stessa, chiaro) a quella che si otterrebbe considerando il PIL medio per capita.

    Certo, ci sono mille altre cose che influenzano la felicità (e vivere in una nazione con tanti/pochi suicidi non sembra una di quelle) ma non accettare che questa classifica faccia almeno pensare seriamente al fatto che un aspetto preponderante di tale felicità sia appunto il PIL significa non voler cambiare idea per partito preso. Non è così che si discute.
    #NousAvonsDéjàGagné

  5. #355
    Bava di vento L'avatar di Senmut
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da Professeur Bugigiò Visualizza Messaggio
    Però se le classifiche che non ti piacciono non vanno bene allora è difficile ragionare.

    Chiunque abbia anche solo per passione passato un po' di tempo a pensare all'economia nota immediatamente che quella classifica è molto simile (non la stessa, chiaro) a quella che si otterrebbe considerando il PIL medio per capita.

    Certo, ci sono mille altre cose che influenzano la felicità (e vivere in una nazione con tanti/pochi suicidi non sembra una di quelle) ma non accettare che questa classifica faccia almeno pensare seriamente al fatto che un aspetto preponderante di tale felicità sia appunto il PIL significa non voler cambiare idea per partito preso. Non è così che si discute.
    Ma io posso anche cambiare idea, senza problemi. Sinceramente, però, non posso farlo sulla base di quella classifica perché la felicità è altra cosa sia dal punto di vista oggettivo sia, soprattutto, dal punto di vista soggettivo (in questo caso sarebbe meglio dire, però, che può essere altra cosa).
    ​Obsequium amicos, veritas odium parit.

  6. #356
    Bava di vento L'avatar di Senmut
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da NoSync Visualizza Messaggio
    Può benissimo esserci un paese A con 8 persone felici e 2 persone molto infelici che si tolgono la vita e un paese B con 3 persone felici, 6 infelici ma non abbastanza da togliersi la vita e 1 molto infelice che si toglie la vita. Nonostante un tasso di suicidi maggiore il primo paese é comunque molto più felice. In un caso simile non c'é correlazione statistica tra felicità media (o ancor più mediana) e tasso di suicidi, e quest'ultimo é quindi un dato di modesta rilevanza, non strettamente legato al PIL come giustamente fai notare.
    Si, ma il suicidio è un gesto estremo grave che fa pensare ad un elevato livello di infelicità e di insoddisfazione che va ben oltre il mero aspetto economico (magari predominante, invece, in quei paesi con un più diffuso livello di non grave - e per questo non irreversibile - livello di infelicità). Non credo, inoltre, che l'esempio possa valere per i paesi citati.

    Il suicidio, poi, ha più una rilevanza oggettiva rispetto alla rilevanza, soggettiva, del livello meno grave di infelicità (che io chiamerei, più che altro, "insoddisfazione"). Possono invece essere soggettive le ragioni che stanno a monte di un gesto estremo quale il suicidio. Tuttavia, in quest'ultimo caso, occorrerebbe considerare anche l'infelicità di chi, in quei paesi come la Finlandia, è sul punto di suicidarsi ma non lo fa. E non credo che, statisticamente, tutto ciò possa essere rilevato.
    Ultima modifica di Senmut; 03/04/2015 alle 20:57
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  7. #357
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da Senmut Visualizza Messaggio
    Ma io posso anche cambiare idea, senza problemi. Sinceramente, però, non posso farlo sulla base di quella classifica perché la felicità è altra cosa sia dal punto di vista oggettivo sia, soprattutto, dal punto di vista soggettivo (in questo caso sarebbe meglio dire, però, che può essere altra cosa).
    Non capisco cosa intendi per felicità in senso oggettivo. In economia qualcosa del genere esiste. È la funzione di felicità o utilità. È uno dei pilastri di base che, inserito in un modello, porta a dire a molti, me compreso, che crescere fa bene.

    È chiaro però che quella statistica si riferisca a qualcosa di soggettivo. È stato chiesto alla gente quanto si sente felice da 1 a 10. Le più felici sono le pensionate danesi.
    #NousAvonsDéjàGagné

  8. #358
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da Professeur Bugigiò Visualizza Messaggio
    Non capisco cosa intendi per felicità in senso oggettivo. In economia qualcosa del genere esiste. È la funzione di felicità o utilità. È uno dei pilastri di base che, inserito in un modello, porta a dire a molti, me compreso, che crescere fa bene.

    È chiaro però che quella statistica si riferisca a qualcosa di soggettivo. È stato chiesto alla gente quanto si sente felice da 1 a 10. Le più felici sono le pensionate danesi.
    Sinceramente non comprendo ... . Una persona, per capire se è felice, deve leggersi i libri di economia?

    Vuoi dire che nei paesi poveri non esistono persone felici? Non credo che, oggettivamente parlando, la felicità faccia rima con abbondanza o disponibilità di denaro. Forse ciò è vero in un certo tipo di mondo che tutti seguono e che si ritiene immutabile. Le alternative, tuttavia, esistono ed implicherebbero, addirittura, una decrescita del PIL (a testimonianza del fatto che non vi è correlazione tra la "curva del PIL" e la "curva della felicità").
    ​Obsequium amicos, veritas odium parit.

  9. #359
    Uragano
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    Predefinito Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da Senmut Visualizza Messaggio
    Si, ma il suicidio è un gesto estremo grave che fa pensare ad un elevato livello di infelicità e di insoddisfazione che va ben oltre il mero aspetto economico (magari predominante, invece, in quei paesi con un più diffuso livello di non grave - e per questo non irreversibile - livello di infelicità). Non credo, inoltre, che l'esempio possa valere per i paesi citati.

    Il suicidio, poi, ha più una rilevanza oggettiva rispetto alla rilevanza, soggettiva, del livello meno grave di infelicità (che io chiamerei, più che altro, "insoddisfazione"). Possono invece essere soggettive le ragioni che stanno a monte di un gesto estremo quale il suicidio. Tuttavia, in quest'ultimo caso, occorrerebbe considerare anche l'infelicità di chi, in quei paesi come la Finlandia, è sul punto di suicidarsi ma non lo fa. E non credo che, statisticamente, tutto ciò possa essere rilevato.
    Non ho capito il punto d'arrivo del tuo ragionamento. Io sto solo dicendo che felicità media e tasso di suicidi sono due elementi non interconnessi.


  10. #360
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    Predefinito Re: Momento filosofico 2: la teologia del PIL

    Citazione Originariamente Scritto da NoSync Visualizza Messaggio
    Non ho capito il punto d'arrivo del tuo ragionamento. Io sto solo dicendo che felicità media e tasso di suicidi sono due elementi non interconnessi.
    Il nostro ragionamento collima, almeno parzialmente. Io ho semplicemente aggiunto che, tra le varie forme di insoddisfazione, l'estremizzazione è certamente rappresentata dal suicidio (in tal senso oggettivamente definibile - indipendentemente dalle ragioni soggettive - come il gesto finale e catartico della più alta forma di malessere di un individuo). Se diffuso su larga scala ed in termini di valori assoluti, quindi, il suicidio è indicatore di un disagio profondo che va ben oltre i limitati confini familiari e/o interni alle mura domestiche: esso diviene un vero e proprio fenomeno sociale che affonda le radici in qualcosa di più ampio e preoccupante.

    Il suicidio, inoltre, è un falso strumento (dagli effetti irreversibili) di "risoluzione" delle problematiche che tende a scaricare sugli altri ogni colpa o, in alcuni casi, la proiezione della colpa. Ecco perché è cosa ben più grave rispetto ad un malessere personale dettato da un disagio di tipo economico. In questo senso il suicidio è, forse, un indicatore più "noumenico" dello stato di infelicità oggettiva. Esso è del tutto svincolato dalle dinamiche del PIL ed è maggiormente diffuso, guarda caso, nei paesi più ricchi.
    ​Obsequium amicos, veritas odium parit.

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