Quello che mi scoccia e' che potevo essere io. Come a Londra qualche anno fa. E' egoista lo so. Ma non ci posso fare niente.
Domenica mattina ho preso 7 fiori dal mio giardino e ho preso il treno per Parigi. Il mio giardino e' il tipico giardino di un uomo che non ci tiene a meta' novembre. Erano gli ultimi sette fiori e nemmeno troppo belli. Appena sceso a Gare de Lyon, ho notato che mezza stazione era bloccata. Nelle giornate normali, e di giornate normali ne ho viste facendo il pendolare per due anni, ci sono tre soldati con le mitragliette che fanno la ronda. Domenica mattina, mezza stazione era chiusa e ne ho visti almeno trenta. C'era solo un'uscita possibile. Quella sulla destra, che passa di fronte al monumento per i caduti per la Francia. I fiori riempivano talmente tanto dello spazio antistante che si faceva fatica a passare. C'era un silenzio innaturale che, onestamente, dava tanto fastidio.
Esco, scendo le scalette di fronte a Gare de Lyon e mi incammino verso Rue de Charonne. Sapevo mi avrebbe fatto male, ma dovevo farlo. Nel tragitto, passando poco dopo il mio negozio di arredamento preferito, vedo un fiorista aperto. Compro 7 rose rosse, impacchettate singolarmente. Nel tempo che passa per il povero fiorista per impacchettarle tutte, arrivano due coppie e una donna sola. Ci si guarda, non si parla. Il fiorista finisce le mie rose. Ne ha preparate due più' di quelle che ho chiesto. "Je voudrais également les deux roses de plus, s'il vous plaît". Pago. Mentre esco sento che la coppia dopo di me ordina esattamente la stessa cosa.
Appena si gira a destra in Ledru Rollin vedi gia' che l'atmosfera cambia.Va tutto piu' piano. Dopo Saint-Antoine la gente che ti vede con un mazzo di rose abbozza un sorriso e poi abbassa la testa. Non sono l'unico. Famiglie intere con fiori. Un gruppo di turisti cinesi con fiori. L'ultima curva a destra. Si entra in Rue de Charonne.
Ok, Fede. Ti ci ha invitato il tuo mentore la prima volta. Ci sei andato tante volte al Toro Borracho. Il toro ubriaco. Alla fine e' un buco dove si mangiano affettati spagnoli semplicemente prelibati. Per me e mia moglie, forti oppositori di qualsiasi teoria vegan, era un must. Il problema e' che il Toro Borracho ha un muro in comune con la Belle Equipe. Le porte di ingresso distano 5 metri. E la Bell'Equipe ha i buchi dei proiettili nei vetri. Con le rose dentro. C'e tanta gente. Le candele e i fiori di fronte non coprono il sangue del marciapiede. Una rosa, un fiore del mio giardino. Un secondo fermo. E si va.
Il secondo posto doveva essere Maria Luisa. Era parecchio lontano. Almeno mezzora di camminata. Maria Luisa e' il classico posto con pizza buona dove migliaia di italiani vanno a mangiare la pizza. Se al ristorante spagnolo mangiare salami e prosciutti ci sono andato tanto, figuratevi a mangiare una pizza. Una volta a settimana quando andava male. Maria Luisa e' vicino all'ospedale Saint Louis, poco sopra la Republique e a fianco del Canal. Ci arrivano 3 strade. Una costeggia il muro dell'ospedale e le altre due dividono 3 locali agli angoli dello stesso slargo non più' ampio di 15 metri. Ad un angolo c'e' Maria Luisa, ad uno il Carillon, e all'ultimo Le Petit Cambodge.
Maria Luisa e' rimasta intatta. Tutti i tavoli sono ribaltati. Tutto e' chiuso. Ma nessun segno di sfregio. Al Petit Cambodge non ci sono mai andato, ma se arrivavi da Maria Luisa tardi e non trovavi tavolo, avevi solo una possibilità. Andare al Carillon a prendere una o due birre, con la moglie praticamente astemia. E aspettare una margherita. La conoscete tutti l'attitudine odiosa dei parigini. Il Carillon non era così'. Banconi vecchi in legno, birra buona e ragazzi sorridenti che passano dal francese, all'inglese, al tedesco in un attimo. Al Carillon, l'altra sera, e' stato un massacro. Sembrava una processione. Pure i giornalisti con le telecamere erano zitti. Il sangue sui marciapiedi penosamente coperto con della segatura.
Sono andato al Casa Nostra, a Rue Voltaire, e ovviamente in Rue Diderot (che era chiusa) per onorare i ragazzi del Bataclan. Ci si poteva dare uno sguardo dall'altra parte dei giardini che tipicamente dividono le Boulevardes parigine. Un artista di strada faceva bolle giganti con il sapone. Di fronte al Bataclan c'era un drappo grigio, altro due matri, a coprire tutto il marciapiede. I marciapiedi che avevo visto io erano rossi. Ed erano morte molte meno persone che al Bataclan. Non mi pongo domande. Intorno al Bataclan c'era una folla immensa. Dai camioncini delle televisioni con le antenne enormi, alla gente normale, ai giornalisti. C'era silenzio.
Prima di andarmene nel mio Marais, ho fatto l'unica cosa che potevo fare. Perché passare dalla Bastiglia quando posso tagliare in mezzo e passare da Charlie? I murales sono ancora li. Erano tutti lí all'angolo tra Rue Appert e Rue Gaby Silvya. Erano soli. Come sempre. Cabu Cayat Charb Honoré Tignous e Wolinski. Ma c'era un biglietto che diceva, solo in inglese: "You did not die in vain." Non c'era nessuno. Ho dato un bacio a Cayat, donna con le palle, che avevo incontrato in un locale a Parigi. E ne me ne sono andato.
Me ne sono andato nel mio Marais. A bermi una birra e a mangiarmi delle patatine, circondato da turisti, da parigini. Dalla vita. Era pienissimo. Rue du Roi de Sicile era la solita festa. Erano passate meno di 48 ore, e avevamo già' vinto.
"Loro hanno le armi. Che si fottano. Noi abbiamo lo champagne." Coco.
(Scusate, ma dovevo scriverlo)
Ultima modifica di Professeur Bugigiò; 17/11/2015 alle 17:29
#NousAvonsDéjàGagné
Io credo semplicemente che ognuno sia artefice del proprio destino per una grossa grossa percentuale.
Lo Stato deve metterti nelle condizioni di poterti sorreggere con le tue gambe: deve darti un'istruzione base, ti deve rendere consapevole, ti deve, se possibile, "orientare" verso le tue scelte future. Deve renderti facile - per quanto possibile - l'ingresso nel mondo del lavoro, dandoti la possibilità di metterti in contatto con esso. Ma oltre lì, mi spiace, non si può andare. Non può bussarti alla porta con le offerte di lavoro, non può dirti cosa fare e dove andare. Lungi da me il dire che il sistema francese sia perfetto (non lo conosco, peraltro, dunque non mi pronuncio), ma alla base di tutto ci sono comunque le famiglie. Quale educazione hanno dato a questi ragazzi? "Siediti e aspetta che Dio/Allah/chiunque-sia provveda per te"? Se in un quartiere c'è il 50% di disoccupazione giovanile, perchè continuano a stare lì? Perchè non sono capaci (o non hanno voglia) di mettersi in gioco e lavorare davvero. Stando tutto il giorno al bar o al campetto dell'oratorio tra cortili e cemento non si va da nessuna parte. E lì, mi spiace, ma è colpa delle famiglie, che paradossalmente si sono fatte un mazzo così, lavorando giorno e notte anni e anni, per mettere al mondo figli e farli vivere nel benessere dell'Occidente.
Lou soulei nais per tuchi
Io no. Esattamente per quello che scrivi qui sotto.
La mia opinione e' tutta qui. Abbiamo fatto un terribile lavoro per quanto proponi qui sopra. Ti dirò di più. Temo che le persone che ce l'hanno fatta siano le persone che ce l'avrebbero fatta comunque. Per madre natura, fortuna, o quant'altro. Abbiamo ricevuto dei poveracci e abbiamo generato delle bestie.
#NousAvonsDéjàGagné
l'Occidente lo rifiutano, la ricchezza è data dalla predazione, non esiste contraddittorio per loro.
Ma al 90% il tuo destino lo crei tu.
Sei tu che se vuoi lavorare lo vai a fare. Nessuno può farlo per te.
Se sogni di fare l'astronauta e non hai i soldi per studiare ingegneria aerospaziale hai due sole scelte:
- lavori, facendo qualcos'altro
- non lavori.
Tutto il resto è un contorno.
Sai cosa hanno fatto molti miei amici che non trovavano lavoro qui?
Hanno fatto come i nostri nonni: sono emigrati. E lavorano tutti. E nessuno - sottolineo, nessuno - è di famiglia benestante.
Mi chiedo.. perchè alcuni lavorano e altri no? Perchè in quel quartiere metà dei giovani sono disoccupati?
Lou soulei nais per tuchi
Ultima modifica di Professeur Bugigiò; 17/11/2015 alle 18:12
#NousAvonsDéjàGagné
Lou soulei nais per tuchi
Ci riprovo.
Siamo 10.034 iscritti al forum. Se noi 10.034 fossimo nati in Iraq dal 1990 in poi, o in Afghanistan dal 2001 in poi, o in Siria dal 2011 in poi (o in qualsiasi altra Nazione che non e' la nostra bambagia) questo forum avrebbe si' e no una decina di iscritti. Non siamo io e te a essere svegli. Abbiamo solo un quantitativo enorme di culo.
#NousAvonsDéjàGagné
Questo è chiaro
la domanda dell'amico occitano è diversa, e non riguarda gli sfigati che hanno avuto in sorte di nascere in medio oriente (senza distinzioni)
la domanda riguarda i meno sfigati che hanno avuto in sorte di nascere nei sobborghi di Parigi o Bruxelles
che in tasca un passaporto francese o belga
che hanno avuto la possibilità di studiare,
i cui padri e madri si sono sfondati a fare lavori di m**da per dargli un futuro
e loro stanno lì, a vegetare, a fare i disoccupati,
inshallah
ad aspettare che arrivino dei reclutatori del califfato... da quei luoghi da cui i loro genitori se ne sono andati...
Occorre un portafoglio molto largo, e di pazienza
Come Ponzio palato nessuno non ha la colpa, si lavano le mani.Le mie foto su Flickr:
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Il mio fotoalbum:
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