Occorre un portafoglio molto largo, e di pazienza
Come Ponzio palato nessuno non ha la colpa, si lavano le mani.Le mie foto su Flickr:
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Non è che il camoscio "si stressa". E' che il cane lascia volontariamente segnali per comunicare la sua presenza, e tali segnali possono essere recepiti come segnali di territorialità, quindi andare ad alterare i comportamenti delle faune presenti.
In un'area naturale ci sono già delle reti di comunicazione e di transito, per cui in certi momenti certe specie evitano detrminate zone perché segnate già da altre. Queste cose per lo più noi non le vediamo - nel senso che sono difficili da ricostruire anche da parte degli esperti - e comunque non ha nemmeno molta importanza "vederle". Si sa che esiste un sistema di convivenze strutturato, se ne prende atto, e per decisione comune si decide di delimitare un'area in cui lasciare che si sviluppi e si mantenga il più possibile indisturbato.
Si tratta di scelte fatte a monte, nel momento in cui si è deciso di istituire "aree protette" e distilare leggi sulla loro gestione.
Siamo una democrazia, sì, di tipo rappresentativo. Definiamo delle squadre di "delegati", che mettono a punto le decisioni, tenendo conto di tutti gli aspetti tecnici.
Ovviamente si può discutere su tutto, e in particolare sulla filosofia di tali decisioni/leggi (ha senso porre divieti in un'area protetta?... parliamone).
Sugli aspetti attuativi delle norme, però, il discorso cambia un po', perché il piano attuativo si svolge a scala locale, fortemente agganciato al singolo territorio, in base a studi specifici che possono anche modificarne lo svolgimento nel tempo. Tutto nasce però da interventi "tecnici" che interpretano e applicano lo spirito della norma.
Per entrare in discussione, occorrerebbe avere in mano tutti i dati tecnici su quello specifico territorio e valutare, da tecnici, l'operato di chi ha ivi attuato le norme.
Tutte cose che da qui, al momento, è abbastanza difficile fare. Per questo, personalmente, preferisco dare fiducia a chi l'ha fatto per noi.
D'altra parte, è tipico dell'italia che ogni volta che si sbatte il naso su di una limitazione, c'è sempre l'espertino che decreta che è sbagliata/insensata/incostituzionale etc. (viene sempre da pensare "prova a gestire te la cosa xx e poi vedi i problemi che si devono risolvere"... parlo non riferendomi al caso presente, ma in generale, perché lavorando nel Territorio queste situazioni sono per me la norma che incontro, anche in casi ben più gravi di una questione canina).
Dimenticavo: aggiungi che esiste anche la categoria "non divulgabile", per cui in certi casi si pongono delle limitazioni forti, anche in un intorno vasto, per proteggere un qualcosa di cui non si segnala ubicazione precisa o presenza, proprio per evitare che clandestinamente venga "toccato".
Quindi, quelle che a noi possono sembrare protezioni generiche (perché questa valle sì e quest'altra no? in fondo sono accanto...) possono avere a monte delle motivazioni che non vengono divulgate.
A quel punto, cade ogni possibilità di discussione "democratica", che si può invece svolgere ad altro livello (è giusto non indicare la posizione precisa e/o l'esistenza di un'area di nidificazione di specie rara o di un giacimento fossilifero? oppure tutti devono sapere tutto, e confidiamo nella correttezza e comprensione da parte di tutti? queste sono le scelte da farsi democratiamente).
Tutto corretto, ma si diceva che i cani erano portatori di malattie ma poi evidentemente esistono altri cani che stazionano in zona per settimane intere e che il veterinario l'hanno visto si e no forse una volta in vita loro.
Sul rispetto delle regole non ho nulla da aggiungere, scelgo liberamente di dirigere le mie camminate altrove senza grossi patemi d'animo![]()
ben poca roba....
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