Beh, ufficialmente alla luce del sole, prendono pochissimo meno di un impiegato statale con 36 ore di lavoro settimanali e 32 giorni di ferie annue (che è un mese e tre settimane, più o meno).

Però non si conta che:

1 - arrivano a casa e dovrebbero preparare la lezione per il giorno dopo, che ormai significa anche i materiali da proiettare, distribuire, indicare per le ricerche in rete etc. (i tempi dei disegni alla lavagna sono passati da un pezzo, e i ragazzini non fanno più le ricerchine sull'enciclopedia del ragazzo italiano, ritagliando poi le figure dai depliant turistici e dai giornali che girano in casa).

2 - periodicamente devono preparare i compiti in classe, e successivamente correggerli e valutarli in maniera ponderata e giustificata, e soprattutto in tempi non geologici.

3 - nel contempo, dovrebbero aggiornarsi sia dal punto di vista dell'attualità (sviluppi sociopolitici e scoperte scientifiche, a grandi linee), compreso la valutazione delle posizioni e notizie farlocche, sia da quello dei media seguiti dai ragazzini per capirne linguaggi e reazioni, sia da quello delle teorie didattiche.

4 - il tutto tenendo bloccati gli innumerevoli pomeriggi in cui devono essere presenti a consigli di classe, consigli dei docenti, riunioni di programmazione di classe e interclasse, corsi di aggiornamento di scarso interesse ma obbligatori.

5 - a tutto ciò si aggiunge che ci si aspetterebbe che almeno una volta l'anno facciano da baby-sitter 24/24 per più giorni ai pargoli in viaggio-vacanza, e che per almeno qualche giornata scolastica intera gestiscano il gregge in altrettante scampagnate in luoghi della cultura.


Ora, per i punti 2 e 4 non ci piove, sono monitorati. Per i punti 1 e 3, molti lo fanno (in genere a inizio carriera, quando hanno entusiasmo e ci credono), molti almeno ci provano, molti ormai si sono adagiati sull'esperienza, vedendo che tanto per fare le babysitter è sufficiente. Per il punto 5, ormai in molti si rifiutano, e fanno bene.

Su questa base, e ammesso che tutto venga realizzato, si tratta a tutti gli effetti di un regime in parte di lavoro tradizionale e in parte di lavoro agile, durante il quale restano a carico del lavoratore le spese di riscaldamento, elettricità, connessione in rete (in teoria per preparare le lezioni e aggiornarsi sarebbe necessaria), nonché quelle per recarsi fisicamente in luoghi significativi per le proprie materie (musei, città, ambienti naturali etc.). Qualche copertura si ha per acquisti di libri e sconti sui biglietti.

Quindi, ricapitolando, al di là delle indubbie responsabilità, che dovrebbero indurci a considerare il lavoro dell'insegnante come di importanza strategica per la nazione, resta il fatto che per fare confronti su orario di lavoro e stipendi degli insegnanti rispetto alle altre categorie, occorrerebbe per lo meno:

- dotare le scuole di uffici o postazioni di lavoro per ciascun insegnante, con computer, collegamento internet e scaffali/cassetti in cui riporre i materiali, come qualsiasi impiegato che lavori non fronte-pubblico.

- che il lavoro extra - lezione frontale venga svolto esclusivamente in ufficio

- e che quindi le ore lavorate risultassero sulla base di regolari timbrature di cartellino.

Il problema è che, se per un certo numero di insegnanti questo potrebbe essere una liberazione dal servizio occulto senza orari, per molti altri scatenerebbe la rivolta, perdendo la tanto agognata possibilità di conciliazione fra casa e lavoro...