Altra bastonata a Silvestri
Sto godendo
Per esempio, Silvestri menziona la componente stagionale: effettivamente indicazioni statistiche suggeriscono come la trasmissione possa essere minore quando le temperature si alzano (ma l’esempio del Brasile suggerisce che il caldo non sia da solo sufficiente a bloccare l’epidemia). A fine aprile l’evidenza in questo senso era minima, mentre adesso potrebbe essere possibile inserire tale fattore nei modelli, anche se i dati sono ancora insufficienti per fornirci una conclusione netta.
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L’articolo a cui facciamo riferimento riporta una dichiarazione del virologo Guido Silvestri che invita a prendere atto del fallimento dei modelli matematici, in quanto i dati mostrerebbero come i modelli siano stati “inadeguati a prevedere l’andamento reale dell’epidemia”. Di conseguenza, bisognerebbe fare in modo che tali modelli non siano più usati in futuro per prendere decisioni politiche.Per sostenere la sua tesi, Silvestri si riferisce in particolare ad alcuni modelli matematici sugli effetti della fase 2, come presentati in un rapporto di valutazione dei rischi di diffusione epidemica fatto circolare sui giornali poco prima del 4 maggio: “Avevano paventato 151mila malati in terapia intensiva all’inizio di giugno. Invece sono 286. E dopo 20 giorni dalle aperture di maggio, non c’è alcun segno di un ritorno della pandemia”.
Riguardo a tale previsione, si tratta in realtà solo di uno dei 49 scenari analizzati nello studio, e precisamente di quello peggiore possibile, corrispondente alla situazione in cui si fossero riaperte tutte le attività contemporaneamente, per esempio senza l’uso di mascherine e distanziamento sociale, tornando di fatto alla situazione pre-Covid. In molti degli altri 48 possibili scenari il numero riproduttivo era minore di 1 (e quindi con contenimento dell’epidemia); questi scenari hanno sicuramente aiutato il governo a modulare i tempi e le modalità delle riaperture.
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Silvestri conclude augurandosi che nel prossimo futuro non si usino più i modelli matematici per prendere decisioni. Se è indubbio che le scelte finali debbano essere fatte dalla politica, bisogna però capire su quale strumento basarsi per fare meno errori. Un modello matematico non è una sfera di cristallo.
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Tuttavia rinunciare al loro uso per affidarsi totalmente alle sensazioni degli esperti (spesso in contraddizione tra loro, fra l’altro) o magari ad aruspici non ci sembra sia proprio una grande idea.
Disastro che spaventa sempre più in India:
+12.018 casi (tot. 286.755)
+387 morti (tot. 8106)
Avevo previsto il 23 Giugno +23mila casi al giorno e +700 morti al giorno, con 17mila decessi complessivi. Mancano 13 giorni e purtroppo i dati promettono male...
Male in Sudamerica il Cile, con +5737 casi (tot. 148.496) e +192 morti (tot. 2475)
Rimango basito di fronte ad alcune affermazioni.
Scrivere che un modello è stato efficace (e già la scelta del termine...) non perché in grado di modellare con buona accuratezza quanto poi verificatosi, ma perché è riuscito a modificare scelte politiche, dimostra incompetenza, o malafede, o entrambe.
Naturalmente, è possibile che lo scopo dell'articolo fosse esclusivamente quello di difendere il proprio orticello da alcune affermazioni di Silvestri che hanno avuto ampio risalto. Tuttavia, scrivere che è auspicabile che i modelli modifichino il comportamento delle autorità e dei cittadini, implica svelare una vena di megalomania che sarebbe stato meglio tenere nascosta.
Basta davvero poco a creare un modello, giocare con le variabili e far venire fuori le curve che piacciono di più. Ma lo scopo della modellistica è migliorare le proprie conoscenze del mondo in modo da abbassare i margini di incertezza delle previsioni, non trastullarsi con scenari che spaziano fra la scomparsa del genere umano in due settimane e la derubricazione del COVID-19 a banale raffreddore.
Di tutti i modelli che esistono dell'epidemia, quale è stato oggetto di analisi di sensibilità sui parametri? Quale è stato validato in base ai dati raccolti a posteriori? E quale è stato aggiornato in base al confronto fra previsione e realtà?
Queste sono le domande alle quali l'UMI dovrebbe rispondere.
Perché qui sembra che i modelli nascano e muoiano, senza alcun progresso nella conoscenza del problema.
Che tristezza.
"All models are wrong, but some are useful"
George E. P. Box
L'India parrebbe sulla scia del Brasile... ma lì sono quasi un miliardo e mezzo. In teoria nel momento del picco dovrebbe fare numeri giganteschi, tipo 200mila casi al giorno e migliaia di decessi.
Non vedo alcuna megalomania visto che non ci vorrebbe nemmeno un modello per sapere che senza alcuna misura preventiva il passo per la prossima epidemia su larga scala sarebbe brevissimo.
Quindi sì, è auspicabile che un modello orienti la decisione politica se questo modello offre uno scenario futuro credibile. Ed è credibile già senza modello che la situazione è potenzialmente esplosiva.
Sul resto hai ragione, specialmente sulla parte sull'efficacia desunta dall'aver orientato la scelta politica, come fosse un merito, quando probabilmente è stata più la paura ad orientarla che non la bontà del modello (qui contestato dal principio).
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