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In Romagna il tempo di risposta in lieve flessione ma tiene.
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Incidenza alle stelle
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Ultima modifica di Musoita; 18/03/2021 alle 00:33
Ottimo grafico, si vede chiaramente come le nuove varianti abbiano cambiato drasticamente le caratteristiche dei contagiati, quindi anche il ruolo delle scuole cambia radicalmente rispetto alle fasi precedenti.
In particolare la fascia 0-9 passa da essere drasticamente inferiore a tutte le altre ad un livello intermedio tra adulti e pensionati, mentre quella 10-19 diventa quella con più contagi, peccato in effetti che manchi il dettaglio della fascia 0-5.
Nonostante il profilo demografico molto più favorevole rispetto all'autunno e i numeri complessivamente più bassi i ricoveri stanno crescendo molto, qui si vedono le caratteristiche della variante inglese e il motivo per cui era necessario intervenire tempestivamente. Una caratteristica della variante è anche quella di avere un tempo più lungo tra inizio sintomi e decesso, quindi potremmo avere un ritardo ancora maggiore tra crescita dei casi e dei decessi.
In data 17 marzo l’incremento nazionale dei casi è +0,70% (ieri +0,62%) con 3.281.810 contagiati totali, 2.639.370 dimissioni/guarigioni (+19.716) e 103.432 deceduti (+431); 539.008 infezioni in corso (+2.893). Ricoverati con sintomi +26.517 (419); terapie intensive +61 (3.317) con 324 nuovi ingressi del giorno. Elaborati 369.084 tamponi totali (ieri 369.375) di cui 205.693 molecolari (ieri 182.572) e 163.391 test rapidi (ieri 186.803) con 117.709 casi testati (ieri 108.868); 23.059 positivi (target 4.311); rapporto positivi/tamponi totali 6,24% (ieri 5,52% - target 2%); rapporto positivi/casi testati 19,58% (ieri 18,73%, target 3%). Nuovi casi soprattutto in: Lombardia 4.490; Campania 2.665; Piemonte 2.374; Veneto 2.191; Emilia Romagna 2.026; Puglia 1.734; Lazio 1.728; Toscana 1.275. In Lombardia curva +0,66% (ieri +0,63%) con 59.009 tamponi totali (ieri 49.068) di cui 38.792 molecolari (ieri 29.633) e 20.217 test rapidi (ieri 19.435) con 13.610 casi testati (ieri 11.294); 4.490 positivi (target 1.000); rapporto positivi/tamponi totali 7,60% (ieri 8,63% - target 2%); rapporto positivi/casi testati 32,99% (ieri 37,49% - target 3%); 677.948 contagiati totali; ricoverati +167 (6.641); terapie intensive +16 (781) con 81 nuovi ingressi del giorno; 29.459 decessi (+79). La settimana in corso sta confermando i primi segnali di rallentamento della crescita epidemica, anche se ancora non abbiamo raggiunto un’inversione della curva con il passaggio a valori negativi (ne parliamo in modo approfondito nell’analisi settimanale pubblicata oggi). Utilizzando una vista in un periodo di tempo più ampio (30 giorni mobili, chiusura dei dati 16 marzo 2021, fonte Iss) i nuovi casi registrati sono stati 492.596 con 7.257 decessi: la letalità, nel periodo, è dell’1,47%. Un valore destinato purtroppo a risalire nelle prossime settimane a causa dello sfasamento temporale con cui si manifestano i principali indicatori. La forte crescita dei casi delle ultime settimane si è infatti sovrapposta al calo dei decessi seguito all’ondata precedente, allargando il denominatore (i contagiati totali) su cui viene effettuato il calcolo e facendo abbassare la letalità: solo da pochi giorni stiamo assistendo a un nuovo aumento delle morti legate alla ripresa che si è verificata a partire da 3 settimane fa, destinato a proseguire nelle prossime settimana quando il contagio dovrebbe invece ridursi. A mitigare parzialmente il numero dei decessi attesi potrebbe intervenire l’effetto positivo delle vaccinazioni condotte nella fascia più anziana della popolazione, che è anche quella maggiormente esposta alle manifestazioni più gravi della Covid-19. Per capire le dimensioni dell’impatto delle vaccinazioni possiamo considerare i dati relativi agli operatori sanitari: il numero dei casi registrati (4.186 nei 30 giorni considerati) scende allo 0,8% del totale. Nella prima fase dell’epidemia, con dati chiusi a fine marzo 2020, i contagiati tra gli operatori sanitari erano il 9,6% del totale. Ricordiamo che si tratta in assoluto della categoria professionale più esposta al rischio di infezione, dovendo trattare quotidianamente con pazienti potenzialmente o sicuramente infetti. Sempre negli ultimi 30 giorni la ripartizione dei nuovi casi per fascia di età vede in prima posizione i soggetti tra 19 e 50 anni (216.889, il 44% del totale) seguiti da quelli tra 51 e 70 (131.062, il 26,6%), tra 0 e 18 (84.368, il 17,1%) e dagli over 70 (60.257, il 12,2%). Dal punto di vista delle priorità vaccinali ricordiamo l’esigenza di coprire il più rapidamente possibile la popolazione compresa tra 70 e 79 anni, che dopo gli over 80 mostra il profilo di rischio più elevato con una letalità del 9,29% da inizio epidemia. Per quanto riguarda invece le strategie vaccinali delle singole Regioni segnaliamo la chiara incongruenza di quanto sta accadendo in Sardegna: in zona bianca e con una ridotta circolazione del virus, quindi nelle condizioni migliori in assoluto per procedere rapidamente alla messa in sicurezza della popolazione, ma nonostante questo in ultima posizione tra tutte le Regioni italiane per numero di dosi somministrate rispetto a quelle ricevute. Appena il 64,2% alle ore 15.31 di oggi, 17 marzo, secondo il Report aggiornato in tempo reale del governo italiano: quando sarebbe lecito aspettarsi di trovarla, viste le condizioni favorevoli, in prima posizione. (M.T.I.)
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Non mi torna questo dato,quindi hanno finito?
Mi sembra molto strano,per me domani o sparisce il grafico o ci troviamo al 202%
Ultima modifica di Musoita; 18/03/2021 alle 01:26
non si vede
Covid, algoritmo prevede aumento contagi in 8 regioni (da Campania a Lombardia) da meta aprile: migliora il Lazio
gli articoli di qualità
che pena gente, che pena sto "giornalismo"...
Si vis pacem, para bellum.
Brasile numeri spaventosi.
90,830 new cases and 2,736 new deaths in Brazil
Boh, io leggo questo che conferma quanto ricordavo...
| www.visitportugal.com dopo due mesi vogliono uscire gradualmente dal lockdown, magari potresti aver letto male?
Interventi a dir poco evitabili e inutili perché non si sa nemmeno che succederà fra sei mesi, figuriamoci se si parla di anni.
Ma se dovesse come è probabile e come auspichiamo diventare una malattia anche endemica, non completamente debellata, ma gestibile e con numeri paragonabili a quelli dell'influenza data da immunità e vaccini vari, che si vuole fare? Ecco, io non li capisco proprio questi interventi a gamba tesa.
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