
Originariamente Scritto da
FilTur
Ma non è vero, appunto: l'italiano medio si crede furbissimo, e poi si fa infinocchiare da questi trucchi di finanza pubblica vecchi almeno quanto l'Impero Romano. Una volta magari non ci pensavi tanto, la casa ce l'avevi e l'auto (di pessima qualità e rigorosamente made in Italy) anche, al massimo vedevi i tedeschi in vacanza che erano "più ricchi" ma in fondo t'importava poco (anche perché durava il tempo delle loro ferie). Oggi hai un confronto più diretto e hai capito che la tua filiera non vale poi così tanto, e questo si riflette ovunque: nessuno è mai stato ricco con una moneta debole; la svalutazione continua, pur se non sempre accompagnata dall'inflazione interna, era comunque di fatto un impoverimento degli italiani per travasare ricchezza nei conti pubblici. Praticamente, invece di aumentare le tasse e/o contenere e migliorare le spese, abbassavi il debito (in gran parte all'epoca, ma molto anche oggi, risparmio interno e nazionale) e coprivi le maggiori spese mediante svalutazione, cioè deprezzamento della moneta. Le aziende ne approfittavano, dato che non avevano alcuno stimolo né a migliorare la propria efficienza né ad aumentare i salari, essendo sia la minore efficienza controbilanciata dal prezzo basso nell'export, sia il minore salario "garantito" da un più elevato potere d'acquisto.
Chi pensa che questi giochetti contabili potessero andare avanti a lungo, bisogna dirlo con chiarezza, è un illuso. Viceversa, ci siamo portati dietro un settore pubblico totalmente incapace di razionalizzare e contenere le sue spese e pretese; e un settore privato spesso incapace di evolversi verso più moderni metodi gestionali ed aziendali e di elevare nel contempo il salario dei dipendenti. Come ti insegnano tutti gli altri paesi del G7: prezzi bassi e salari bassi non devono necessariamente coincidere; così come economia di trasformazione e attività a basso valore aggiunto (produttività) non sono necessariamente la stessa cosa. Il mondo è radicalmente cambiato e noi siamo rimasti spesso fermi, come mentalità, a 30-40 anni fa.
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