Non sono mai stato sposato - vedi dall'età che sono molto giovane - ma posso dire una cosa: sono anni che penso che alcune relazioni umane (a qualsiasi titolo: amorose, ma anche amicali, perfino professionali) siano, per taluni, soggette a una quota di "bonus", di cui ciascun membro coinvolto in un rapporto gode fin dall'instaurarsi dello stesso - ed eventualmente aumenta nel caso in cui l'altra persona abbia modo di apprezzarti nella fase medio-iniziale della conoscenza - e una volta esauriti questi bonus la controparte, che qualche bonus sacrificabile ancora lo conserva, si stanca e decide di troncare (magari formalmente il rapporto non muore, ma di base è come se morisse); tuttavia, altre relazioni risultano molto più propense a crollare per eventi major, per mainshocks molto pesanti, a prescindere dalla pesantezza di eventuali pregressi negativi in caso questi nel frattempo, con il passare dei mesi e degli anni, abbiano dissipato il loro effetto di destabilizzare il rapporto.
Il primo caso implica che i rapporti tendano a guastarsi/rompersi a seguito della famosa "goccia che fa traboccare il vaso". Il secondo caso riguarda rapporti in cui le dighe erette reggono piene di una certa portata, e soltanto quando si supera un valore soglia (che in genere è alto, specie tra due coniugi o conviventi da tempo), l'acqua supera la diga e distrugge la bontà della relazione.
Sono qui per dirti che non ho nessuna risposta specifica al tuo quesito, tuttavia queste cose credo che vadano meditate. Sono due modi di vivere le relazioni profondamente diversi. Chiaramente esiste uno "spettro continuo" in queste dinamiche, non si regge tutto sulla dicotomia tra una relazione squisitamente di tipo 1 e una relazione squisitamente di tipo 2. Il tuo rapporto con la tua compagna che dinamiche ti sembra presentare in questo senso, @ghetto79?
Sai, ogni frase gira seguendo un'onda che tornerà, perché il mondo è rotondità.
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