...condividere sogni , emozioni.....
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Inizia il nonno con questo:
riportato da mio spazio in FB:
Racconti aneddoti e patacate di Nonno Giorgio '40














Questa mattina sulla mia palata

Sto infilandomi la cuffietta e gli occhialini da nuoto per il mio solito "giro", quando vicino a me, un signore si sta rivolgendo ad un altro li in costume, a prendere il sole:"chi si vede!!! come stai???"......
l'altro lo guarda...
non ricorda.... e chiede: " chi sei?"
"l'elettricista del borgo di via Garibaldi , non mi conosci? quante partite a bigliardo dalla "Nina", abbiamo fatto insieme nei primi anni 50'!"
Ripongo cuffietta ed occhiali, ed intrufolandomi, chiedo: ma chi sei dei fratelli elettricisti?"
Sono Quinto!, mi conosci?
Il carissimo Quinto(quinto di sei fratelli), l'amico, appena più grande di me, compagno di tante birichinate nella mia fanciullezza ed adolescenza.
Un abbraccio caloroso, dopo 50 anni in cui le nostre strade si erano divise.
Quanti ricordi sono affiorati.......
Storie di miseria, di innocenti bravate, di battaglie per la sopravvivenza.....
Eccone alcune riaffiorate grazie a questo incontro:
L'"appropriarsi" di qualche succoso frutto nel campo del vicino era uno dei "passatempi" più in auge allora. Le condizioni economiche non permettevano di certo l'acquisto della frutta alla bancarella del mercato, i pochi sudati soldini portati a casa dal babbo muratore, fabbro o falegname permettevano a malapena l'acquisto di qualche pezza di stoffa per il confezionamento a casa di qualche indumento per ripararsi dai freddi inverni di allora. Per qualche uovo, farina(soprattutto di mais), strutto, zucchero e sale....
Quel giorno i carabinieri lo scovarono nascosto sotto il letto.
Turin(Salvatore) il contadino(mezzadro) le cui terre confinavano con le nostre abitazioni, aveva perso la pazienza per l'ennesima scomparsa di un paio di meloni.-
Sapeva ormai chi erano i "responsabili": la banda del "ghetto della Cocolia".-
Ci dividevamo in due "bande". Una con schiamazzi vari catturavano l'attenzione di Turin nei pressi degli alberi delle ciliege, l'altra agiva indisturbata nel campo dei meloni.....(e viceversa)
La cosa andò avanti bene per un paio di stagioni; alla terza il Turin "mangiò la foglia".-
Fece l'"inventario" dei "ladruncoli", e dei frutti sottratti, e si recò alla più vicina stazione dei Carabinieri a denunciare il fatto.
Fatto sta che il giorno dopo si presentarono a casa di Quinto. Chiesero alla mamma dove era il figlio: "su in camera da letto"(dormivano in 8 in unica stanza) rispose lei ignara. Salite le scale, alzata la coperta del letto....
Quinto rannicchiato li sotto è costretto ad uscire....
I due carabinieri alla vista di quel ragazzino, piccolo e smunto(8 anni), con due occhi spauriti, così grandi in proporzione del viso, se ne andarono, senza infierire in tanta miseria, non prima di aver dato una tirata d' orecchio all' amico Quinto.-
Come sta tua sorella Paola?
Paola, tre anni meno di me, bella ragazzina.... gli avevo messo gli occhi addosso ;-)))
Io 12 anni, lei 9.-
In quel malaugurato caldo ed assolato giorno di fine maggio, dopo il pranzo, io e Paola ci eravamo appartati nel vicino campo di grano di Turin.
L'innocenza e la curiosità di bimbi ci aveva portato ad appartarsi per "esplorare" la nostra diversa natura di maschietto e femminuccia.
Nulla di erotico, a quell' età era solo curiosità di vedere( e per di più senza toccare) quelle diversità.-
Un fruscio improvviso nel grano.....
Non facciamo in tempo a ricomporci, lei a tirar giù le sottanine, ed io i pantaloncini corti, che Quinto ci aveva colti sul fatto.
Quel "pataca"(glielo detto stamani, che ancora non lo avevo perdonato), ha fatto la spia a mia mamma. Quante botte mi ha dato con la "ruschia"(rametto sottile e flessibile), mentre mio babbo(meno moralista di mia mamma) le diceva: "Basta!, lascialo stare, mica ha fatto del male"!
Anche tu Quinto, incalzai io, hai fatto le tue “brave figure”!
Ricordi quando tua mamma Filomma(Filomena) ti ha beccato nella gabbia dei conigli con la Silvana?
Silvana era la contadinotta bella e prosperosa, ed era nei sogni di tutti noi maschietti(mi dicono che a qualcuno sia calata molto la vista a causa sua), ma oimè per noi più piccoli, era appannaggio degli amici con 2 o 3 anni in più(Quinto era fra questi fortunati).-
La Filomma quel pomeriggio sentiva strani rumori e “guaiti” provenire dal capannotto adiacente alla casa, dove all’interno vi erano gli “stazzi” delle galline e dei conigli. Capannotto tenuto ben fresco da un albero di fico enorme che dava i suoi succosi frutti alla sua stagione.-
Convinta di trovare un ladruncolo di polli, con aria circospetta e bastone in mano, spalanca la fatiscente porta con un calcione, che crolla a terra disarcionata dai vecchi cardini arrugginiti, ….
Spettacolo degli spettacoli: il figlio Quinto che “si faceva” la bella e prosperosa “pollastrella nostrana” e ruspante “al punto giusto”.-
Il bastone anche il quel caso non rimase “disoccupato”.
Sai Quinto, ti devo confessare una cosa, sbottai….. Ora dato il tempo passato lo posso fare……
Dimmi, dimmi!
Sì molti di quei “mataloni dalla goccia” (specie di fichi grandi, dolcissimi che alla maturazione emettevano una goccia come di miele che quasi solidificava in basso) di quell’albero che ombreggiava il tuo “capannotto alcova” sono finiti nella mia pancia. Per prenderli scalavo il rustico ed irregolare vecchio muro fino al tetto, e lì appiattito fra tegole e fronde calmavo la mia perenne e vorace fame di ragazzino.
“Ecco perché ogni giorno ne contavo qualcuno in meno! Pensavo, ingenuamente, ai merli e corvi, anche loro assai ghiotti.”
Va ben, per sta volta sei perdonato! ;-)))
Eh s’, Turin! Fa lui, burbero e buono!
Ma dico io, solo burbero l’ho conosciuto…..
Ricordi quando andavamo a spigolare il grano(allora si falciava a mano e facevano nel campo delle piccole “cataste” di manipoli di spighe chiamati “covoni”), spigolare era il “lavoro” dei bambini delle famiglie povere(tutte all’epoca), consisteva nella raccolta di qualche spiga sfuggita al contadino e rimasta “inoperosa” nel campo.
Con quelle poche centinaia di spighe, frutto di un intero giorno di lavoro, si sfamavano le poche galline che si avevano, o la coppia di piccioni(ed era il mio caso), che si “tiravan su” per onorare degnamente le Feste Natalizie o Pasquali.-
Turin quella sera, appena ci ha scorto nel suo campo, ci ha requisito tutto il frutto del nostro lavoro…
Ricordi i pianti nel mesto ritorno a casa???
Ricordo…., Però tu non sai in quale maniera ho potuto sperimentare il “buono” del burbero Turin?
Nella dignità e pudore della povera gente anche il bene si teneva nascosto,……
Quando tornavo da scuola(si andava a scuola a 2,5 km di distanza) a piedi, auto e motori in quel contesto rurale non esistevano proprio, con la mia “cartella” a tracolla(le “cartelle” per noi scolaretti erano ricavate dai contenitori metallici delle munizioni, residuati dalla recente guerra) e passavo di fianco alla sua aia, mi chiamava e mi invitava a tavola mettendomi di fronte ad un enorme piatto di tagliatelle al ragù di fegatelli , e… pancia mia fatti capanna!.
Turin aveva un figlio malato, di un male allora oscuro, non mangiava, se non pochissimo, ed era denutrito e magro da fare paura. La mamma faceva di tutto per invogliarlo a mangiare, e le tagliatella al ragù di fegatelli era l’unica cosa che lo invogliava…. Ma dopo una forchettata si era daccapo, non riusciva ad andare oltre….
Non so se i disperati genitori nel vedere sparire in battibaleno l’enorme piatto di pastasciutta fossero un po’ più felici, per avere sfamato uno come me, che a casa sua avrebbe trovato 8 piatti appena “coperti” di fagioli e qualche erba cotta.
Vedi Giorgio anche Turin aveva un cuore!
Si avvicina mezzogiorno, la mia solita nuotata sta saltando, ma c’è ancora tempo per un ultimo ricordo:
Negli ultimi anni 40’ la guerra era da poco passata, il “fronte” la “linea Gotica” italiana passava proprio dalle mie parti e Rimini fu pesantemente bombardata, enormi crateri nei campi rimanevano a memoria di bombe devastanti.
Noi bambini “andavamo dietro l’aratro” tirato da una coppia di buoi a “raccoglier schegge”. Le “schegge” era il nome che davamo ai residuati bellici: schegge metalliche vere e proprie, ma anche “bossoli” di bronzo o rame, e specie questi ultimi si vendevano ai “recuperi” per ricavarne qualche soldo. Allora per noi erano considerati dei veri tesori.-
E la magra terra rivoltata dall’aratro ne offriva di varie specie e per svariati chili.-
Quinto era il “capo banda”, e tutto il “raccolto” di noi più piccoli, era consegnato a lui il quale lo vendeva ai grossisti, ed a noi venivano solo pochissimi spiccioli.
Questa cosa non mi è “mai andata giù”, e non ho lasciato perdere l’occasione per tirare fuori anche questo. Sì anche Quinto era un buono, più buono di quanto credessi allora. Mi confidò che quei soldi ricavati dal nostro “lavoro in appalto” erano indispensabili per curare il babbo ammalato, con medicine allora rare e quasi introvabili.-
Ci siamo abbracciati felici per esserci ritrovati, con gli occhi umidi e fra gli sguardi commossi dei presenti.-

Giorgio