...condividere sogni , emozioni.....
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Inizia il nonno con questo:
riportato da mio spazio in FB:
Racconti aneddoti e patacate di Nonno Giorgio '40
Questa mattina sulla mia palata
Sto infilandomi la cuffietta e gli occhialini da nuoto per il mio solito "giro", quando vicino a me, un signore si sta rivolgendo ad un altro li in costume, a prendere il sole:"chi si vede!!! come stai???"......
l'altro lo guarda...
non ricorda.... e chiede: " chi sei?"
"l'elettricista del borgo di via Garibaldi , non mi conosci? quante partite a bigliardo dalla "Nina", abbiamo fatto insieme nei primi anni 50'!"
Ripongo cuffietta ed occhiali, ed intrufolandomi, chiedo: ma chi sei dei fratelli elettricisti?"
Sono Quinto!, mi conosci?
Il carissimo Quinto(quinto di sei fratelli), l'amico, appena più grande di me, compagno di tante birichinate nella mia fanciullezza ed adolescenza.
Un abbraccio caloroso, dopo 50 anni in cui le nostre strade si erano divise.
Quanti ricordi sono affiorati.......
Storie di miseria, di innocenti bravate, di battaglie per la sopravvivenza.....
Eccone alcune riaffiorate grazie a questo incontro:
L'"appropriarsi" di qualche succoso frutto nel campo del vicino era uno dei "passatempi" più in auge allora. Le condizioni economiche non permettevano di certo l'acquisto della frutta alla bancarella del mercato, i pochi sudati soldini portati a casa dal babbo muratore, fabbro o falegname permettevano a malapena l'acquisto di qualche pezza di stoffa per il confezionamento a casa di qualche indumento per ripararsi dai freddi inverni di allora. Per qualche uovo, farina(soprattutto di mais), strutto, zucchero e sale....
Quel giorno i carabinieri lo scovarono nascosto sotto il letto.
Turin(Salvatore) il contadino(mezzadro) le cui terre confinavano con le nostre abitazioni, aveva perso la pazienza per l'ennesima scomparsa di un paio di meloni.-
Sapeva ormai chi erano i "responsabili": la banda del "ghetto della Cocolia".-
Ci dividevamo in due "bande". Una con schiamazzi vari catturavano l'attenzione di Turin nei pressi degli alberi delle ciliege, l'altra agiva indisturbata nel campo dei meloni.....(e viceversa)
La cosa andò avanti bene per un paio di stagioni; alla terza il Turin "mangiò la foglia".-
Fece l'"inventario" dei "ladruncoli", e dei frutti sottratti, e si recò alla più vicina stazione dei Carabinieri a denunciare il fatto.
Fatto sta che il giorno dopo si presentarono a casa di Quinto. Chiesero alla mamma dove era il figlio: "su in camera da letto"(dormivano in 8 in unica stanza) rispose lei ignara. Salite le scale, alzata la coperta del letto....
Quinto rannicchiato li sotto è costretto ad uscire....
I due carabinieri alla vista di quel ragazzino, piccolo e smunto(8 anni), con due occhi spauriti, così grandi in proporzione del viso, se ne andarono, senza infierire in tanta miseria, non prima di aver dato una tirata d' orecchio all' amico Quinto.-
Come sta tua sorella Paola?
Paola, tre anni meno di me, bella ragazzina.... gli avevo messo gli occhi addosso ;-)))
Io 12 anni, lei 9.-
In quel malaugurato caldo ed assolato giorno di fine maggio, dopo il pranzo, io e Paola ci eravamo appartati nel vicino campo di grano di Turin.
L'innocenza e la curiosità di bimbi ci aveva portato ad appartarsi per "esplorare" la nostra diversa natura di maschietto e femminuccia.
Nulla di erotico, a quell' età era solo curiosità di vedere( e per di più senza toccare) quelle diversità.-
Un fruscio improvviso nel grano.....
Non facciamo in tempo a ricomporci, lei a tirar giù le sottanine, ed io i pantaloncini corti, che Quinto ci aveva colti sul fatto.
Quel "pataca"(glielo detto stamani, che ancora non lo avevo perdonato), ha fatto la spia a mia mamma. Quante botte mi ha dato con la "ruschia"(rametto sottile e flessibile), mentre mio babbo(meno moralista di mia mamma) le diceva: "Basta!, lascialo stare, mica ha fatto del male"!
Anche tu Quinto, incalzai io, hai fatto le tue “brave figure”!
Ricordi quando tua mamma Filomma(Filomena) ti ha beccato nella gabbia dei conigli con la Silvana?
Silvana era la contadinotta bella e prosperosa, ed era nei sogni di tutti noi maschietti(mi dicono che a qualcuno sia calata molto la vista a causa sua), ma oimè per noi più piccoli, era appannaggio degli amici con 2 o 3 anni in più(Quinto era fra questi fortunati).-
La Filomma quel pomeriggio sentiva strani rumori e “guaiti” provenire dal capannotto adiacente alla casa, dove all’interno vi erano gli “stazzi” delle galline e dei conigli. Capannotto tenuto ben fresco da un albero di fico enorme che dava i suoi succosi frutti alla sua stagione.-
Convinta di trovare un ladruncolo di polli, con aria circospetta e bastone in mano, spalanca la fatiscente porta con un calcione, che crolla a terra disarcionata dai vecchi cardini arrugginiti, ….
Spettacolo degli spettacoli: il figlio Quinto che “si faceva” la bella e prosperosa “pollastrella nostrana” e ruspante “al punto giusto”.-
Il bastone anche il quel caso non rimase “disoccupato”.
Sai Quinto, ti devo confessare una cosa, sbottai….. Ora dato il tempo passato lo posso fare……
Dimmi, dimmi!
Sì molti di quei “mataloni dalla goccia” (specie di fichi grandi, dolcissimi che alla maturazione emettevano una goccia come di miele che quasi solidificava in basso) di quell’albero che ombreggiava il tuo “capannotto alcova” sono finiti nella mia pancia. Per prenderli scalavo il rustico ed irregolare vecchio muro fino al tetto, e lì appiattito fra tegole e fronde calmavo la mia perenne e vorace fame di ragazzino.
“Ecco perché ogni giorno ne contavo qualcuno in meno! Pensavo, ingenuamente, ai merli e corvi, anche loro assai ghiotti.”
Va ben, per sta volta sei perdonato! ;-)))
Eh s’, Turin! Fa lui, burbero e buono!
Ma dico io, solo burbero l’ho conosciuto…..
Ricordi quando andavamo a spigolare il grano(allora si falciava a mano e facevano nel campo delle piccole “cataste” di manipoli di spighe chiamati “covoni”), spigolare era il “lavoro” dei bambini delle famiglie povere(tutte all’epoca), consisteva nella raccolta di qualche spiga sfuggita al contadino e rimasta “inoperosa” nel campo.
Con quelle poche centinaia di spighe, frutto di un intero giorno di lavoro, si sfamavano le poche galline che si avevano, o la coppia di piccioni(ed era il mio caso), che si “tiravan su” per onorare degnamente le Feste Natalizie o Pasquali.-
Turin quella sera, appena ci ha scorto nel suo campo, ci ha requisito tutto il frutto del nostro lavoro…
Ricordi i pianti nel mesto ritorno a casa???
Ricordo…., Però tu non sai in quale maniera ho potuto sperimentare il “buono” del burbero Turin?
Nella dignità e pudore della povera gente anche il bene si teneva nascosto,……
Quando tornavo da scuola(si andava a scuola a 2,5 km di distanza) a piedi, auto e motori in quel contesto rurale non esistevano proprio, con la mia “cartella” a tracolla(le “cartelle” per noi scolaretti erano ricavate dai contenitori metallici delle munizioni, residuati dalla recente guerra) e passavo di fianco alla sua aia, mi chiamava e mi invitava a tavola mettendomi di fronte ad un enorme piatto di tagliatelle al ragù di fegatelli , e… pancia mia fatti capanna!.
Turin aveva un figlio malato, di un male allora oscuro, non mangiava, se non pochissimo, ed era denutrito e magro da fare paura. La mamma faceva di tutto per invogliarlo a mangiare, e le tagliatella al ragù di fegatelli era l’unica cosa che lo invogliava…. Ma dopo una forchettata si era daccapo, non riusciva ad andare oltre….
Non so se i disperati genitori nel vedere sparire in battibaleno l’enorme piatto di pastasciutta fossero un po’ più felici, per avere sfamato uno come me, che a casa sua avrebbe trovato 8 piatti appena “coperti” di fagioli e qualche erba cotta.
Vedi Giorgio anche Turin aveva un cuore!
Si avvicina mezzogiorno, la mia solita nuotata sta saltando, ma c’è ancora tempo per un ultimo ricordo:
Negli ultimi anni 40’ la guerra era da poco passata, il “fronte” la “linea Gotica” italiana passava proprio dalle mie parti e Rimini fu pesantemente bombardata, enormi crateri nei campi rimanevano a memoria di bombe devastanti.
Noi bambini “andavamo dietro l’aratro” tirato da una coppia di buoi a “raccoglier schegge”. Le “schegge” era il nome che davamo ai residuati bellici: schegge metalliche vere e proprie, ma anche “bossoli” di bronzo o rame, e specie questi ultimi si vendevano ai “recuperi” per ricavarne qualche soldo. Allora per noi erano considerati dei veri tesori.-
E la magra terra rivoltata dall’aratro ne offriva di varie specie e per svariati chili.-
Quinto era il “capo banda”, e tutto il “raccolto” di noi più piccoli, era consegnato a lui il quale lo vendeva ai grossisti, ed a noi venivano solo pochissimi spiccioli.
Questa cosa non mi è “mai andata giù”, e non ho lasciato perdere l’occasione per tirare fuori anche questo. Sì anche Quinto era un buono, più buono di quanto credessi allora. Mi confidò che quei soldi ricavati dal nostro “lavoro in appalto” erano indispensabili per curare il babbo ammalato, con medicine allora rare e quasi introvabili.-
Ci siamo abbracciati felici per esserci ritrovati, con gli occhi umidi e fra gli sguardi commossi dei presenti.-
Giorgio
Amante della Natura:Monti,meteo,mare,una piccola margherita.....
Non posso che dir grazie a tanto Artefice!
Qualche lustro fa quando si facevano meteocene Trentine con Michele Gravina.
Regalo migliore non me lo poteva fare la mia carissima Valle.
L’attesa è iniziata Giovedì 25 settembre a Cavalese, in occasione della meteocena Trentina.
Il digiuno forzato da internet, da certe, modelli previsionali, si stava facendo pesante.-
L’attesa di abbracciare i “vecchi” amici meteo appassionati, viaggiava di pari passo con l’avere da loro le ultime notizie sulla situazione, e previsione meteo a medio e lungo termine.-
Gli accenni, non tanto velati, di Michele su probabilissimi e stupendi “bianche eventi”, a quote assolutamente interessanti, di li ad una settimana, ha innescato in me quella coinvolgente attesa dell’evento tanto bramato: una bella nevicata a “casa”, a Ronc di Pera, quota 1485.-
Un evento che per me ha avuto solo un unico indimenticabile precedente: la tarda notte del 7 ottobre 2000, con stupendi 11 cm di bianca coltre.-
Giovedì 2 ottobre 2008 il vento in quota e le nubi viaggiavano da Sud verso Nord con la temperatura in salita sopra i 10 gradi, e la pressione in buon calo.-
Le uniche fonti a mia disposizione le previsioni TV e quelle del Centro di Arabba.-
Queste “vedevano” la neve a fine giornata di venerdì 3 abbassarsi fino ai 1500 mt, ed a fine episodio fino a 1200/1300 mt.-
Per un “nevofilo” di costa, dove la neve è cosa assai rara, essere coinvolto e partecipe in prima persona, ai primi di ottobre, in una robusta nevicata, è un evento a dir poco memorabile.-
Alla mezzanotte di giovedì 2 ancora +8, coperto e senza precipitazioni.
Alle 5,30 del mattino di venerdì un forte picchiettio di pioggia sul tetto di lamiera della mansarda, dove dormivo, mi sveglia: mi precipito a vedere il termometro: +7 ! Neve presunta a 2500 mt: troppo alta!
Torno a letto, senza prender sonno, alle 6,30 mi alzo: piove moderatamente con +6,5
Come al solito, in auto, giù a Pera, 200 mt più in basso, a prendere le buone “rosette” di pane fresco e fragrante. Al ritorno, alle 7,15 i “dirupi del Larsec” appaiono “tagliati” dalle virga nevose che scendono fino a 2300 mt.
Alle 8 la temperatura inizia a diminuire:+5, la quota neve a 1900 mt.-
Ore 8,30 gli abeti sopra casa “biancheggiano” da 1800.- Piove bene: già 12 mm.-
La temperatura nella tarda mattinata si porta a +6,5 e la neve a 2000 mt.-
Prime ore del pomeriggio piove intermittente con +6.
Dalle 16,30 la caduta della pressione si ferma, anzi tende appena a salire: indice che il fronte freddo è alle porte.
La “sfumatura” della precipitazione nevosa cala vistosamente verso il basso. Alle 17 +4, alle 17,15 +3: la neve già imbianca gli abeti appena 150 mt sopra casa.-
Freneticamente, sotto gli sguardi “curiosi” dei miei amici e famigliari, passo da una finestra all’altra, da dentro a fuori casa. Scruto gli scuri vicini abeti per carpire qualche “segno” nella pioggia che si va intensificando.-
17,25 : +2 !!! posso finalmente dire a coloro che seguivano i miei concitati “spostamenti”: “fra pochi minuti sarà neve!”
Sguardi ironici ed increduli, nonostante li avessi già “messi sull’avviso” dal giorno precedente.
Ore 17,30: davanti a quell’abete scuro un “segno” bianco sfreccia obliquo, seguito in pochi secondi da altri……
Ora i fiocconi, seppur bagnatissimi, prendono il posto della pioggia…
NEVEEEEEEEE !!!!!!
Il mio grido porta tutti alle finestre a contemplare il crescente spettacolo.
Da quando Michele, una settimana prima a Cavalese, aveva acceso l’attesa per questo evento, cullavo il sogno di correre nel bosco sotto una bella nevicata; il momento era giunto!
Mi precipito ad indossare gli indumenti da corsa, scarpette guanti, papalina…
Alle 17,45 mi catapulto fuori: Apoteosi!!!
Neve a fazzoletti! Bagnata ma fitta, visibilità 200 mt temperatura +1.-
Il vecchio sentiero “Paola” , da anni in disuso, è la via che mi permette di raggiungere una buona quota da casa, nel più breve tempo possibile.
La salita dai 1485 di casa è dura, ma inebriato dalla neve che infittendosi si fa sempre più asciutta, non mi fa sentire la fatica….
Che bello il picchiettare dei fiocchi sul viso!!!
Riesco a correre anche su pendii normalmente “impossibili”. A 1600 mt tutto è bianco, a 1700 già 4 cm. Da qui in su, con la temperatura che passa sotto zero, la neve dai grossi fiocconi si trasforma in una vera bufera, fine ed asciutta.-
Ora i tornantini si inerpicano come una scala, impossibile la corsa, ma procedo veloce a grandi passi.-
L’aspetto del bosco ora è tipicamente invernale, i piccoli abeti si inarcano fino a terra, ostruendo a tratti il sentiero, le rade piane a foglie caduche, già rossastre nei colori dell’autunno, sembrano un quadro d’autore: il giallo, il verde, il rossastro incappucciato dal bianco manto.
Sono le 18,15 e la luce del giorno si affievolisce, le scarpette da podismo ormai affondano completamente nella neve….. non riesco a fermarmi, sto vivendo intensamente emozioni a lungo attese. Conosco perfettamente l’orografia del pendio, ma il sentiero ormai si scorge appena. A quota 2000 devo fermarmi: il vecchio sentiero Paola è interrotto da piccole frane, alberi caduti, mughi semisepolti dalla neve; troppo pericoloso avanzare su pendii sopra i 40°, l’oscurità avanza, e la coltre supera i 10 cm.
Inebriato mi fermo alcuni istanti, come in estasi, in quel bianco senza confini; solo il fruscio dei fittissimi fiocchi sul KW che mi ripara dall’intensa precipitazione.
In questi pochi istanti è concentrata tutta la “rivincita” per le delusioni sofferte in tanti inverni rivieraschi, quando la mia bora uccideva ogni speranza.- Una scrollata di dosso al “bianco vestito” che mi faceva assomigliare ad un pupazzo di neve, e giù per il ripido pendio a cercare le mie precedenti orme che andavano cancellandosi nella bufera.
Divertenti ed appaganti le falcate quando il pendio si faceva meno ripido, ammorbidite dalla neve.-
Un esaltante “volo” nella penombra, ormai tendente all’oscurità, nel sentiero che mi faceva perdere quota velocemente, fra i tanti abeti e larici incappucciati che facevano da immobili spettatori.-
Quell’ora di pura euforia i 1000 mt di dislivello totale, fra salita e discesa, non hanno lasciato spazio alla fatica. Solo l’incalzante oscurità, ha potuto fermare l’inebriante corsa per appagare la grande inesauribile “voglia di neve”.-
A casa cm 3, dalle 19 alle 21 altri 6 cm , per un potale di 9.- Sul finire della nevicata -1 !!!
Troppo bello il regalo che la “mia” Valle ha fatto per i miei 40 anni di presenza lassù!!!
Giorgio.
Amante della Natura:Monti,meteo,mare,una piccola margherita.....
Non posso che dir grazie a tanto Artefice!
Una splendida giornata finita col botto!!!
(qualche lustro fa, dopo un inverno insulso)
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La primanvera si presenta con tutta la sua bellezza ed imprevedibilità, che non fa certamente rimpiangere la "nostra stagione", l'inverno, questa volta particolarmente deludente, specie per noi Adriatici e Peninsulari.
All'uscita dal pranzo in agriturismo a Chiesanuova di S. Marino, a metà strada dalla Carpegna, a 600 mt di altezza, un tuono lontano, verso sud, sul crinale appenninico, annuncia il cambiamento improvviso del tempo.
I piccoli cumuli che si andavano "gonfiando" già all'entrata del ristorante, avevano coperto il sole, ed altri piccoli e "soffici" "batufoletti" gli si avventavano contro dal basso.
Propongo a mia moglie di fare una puntatina verso la mia vicina montagna, la Carpegna.
Era proprio lì che la situazione si stava facendo estremamente interessante.
Man mano che si saliva, la base delle nubi si abbassa, fino ad "adagiarsi" sulla cima del monte.
Partiti da quota 600 mt con 12 gradi, a 900 il termometro dell' auto segna 9 gradi, a 1000mt 8.-
Nel frattempo le nubi si addensavano confluendo con l'apporto più umido e freddo da nord.
Le prime gocce di pioggia ben presto lasciano il posto a pioggia battente e raffiche di vento.
La temperatura a 1100 mt scende a 6 gradi.
Una specie di "bramosia" mi prende quando vedo una strana sfumatura che avvolge la cima a 1415 mt.
La strada finisce a 1270 mt nel piazzale del parcheggio delle sciovie, che quest' anno avranno funzionato tanti giorni quanti le dita di una mano!
Arrivati al piazzale, l'asfalto a contatto con la fredda pioggia fuma come una pentola in ebollizione dal calore ricevuto dal sole fino a qualche tempo prima.
La temperatura è arrivata a 5 gradi.
Usciamo dall'auto e di corsa percorriamo i 300 mt per arrivare alla chiesetta dell'Eremo dei Faggi, al limite del bosco adiacente alle "verdi" piste da sci.
Dopo una sosta di qualche minuto dentro la piccola chiesa a ringraziare il Padre, ed ammirare i dipinti restaurati recentemente, all'uscita la precipitazione si intensifica, ed il vento scaglia la pioggia a scrosci violenti.
Ci fiondiamo in auto di corsa.
La sfumatura dalla cima era scesa fino a poche decine di mt sopra di noi.....
Osservo il parabrezza con morbosa apprensione....
Eccolo!, un primo puntino di gelo, poi un altro, ed un altro ancora....
Mia moglie mi sollecita al ritorno. La mia reazione deve essere stata brusca: non ha più replicato!
Il vento agita gli abeti e faggi vicini, e refoli grigi sovrastano le chiome dei più alti.
I chicchi di gelo saltellano sul vetro fino a sostituire completamente la pioggia, la temperatura: +3!!!
Sono le 16,30 e mia moglie, con circospezione, mi ricorda che alle 17,15 dobbiamo essere a S. Marino dalla figlia per il servizio di beby sitter ai nipoti.
Nella mia eccitazione riesco a mala pena a rispondere a "modo" elemosinando qualche minuto supplettivo.
D'un tratto il vento si calma, la precipitazione ghiacciata diminuisce, e quando ormai rassegnato sto per mettere in moto l'auto, noto qualcosa di bianco che scende con traettoria non regolare...
guardo in alto dal finestrino aperto, e un punteggiare vorticoso si appresta a scendere velocemente...
I fiocchi si infittiscono, danzano lievi...E' neve!!!
Esco di botto dall'auto, spaventando non poco la moglie, mi piazzo in mezzo al piazzale deserto, come inebetito a braccia aperte, protese verso l'alto a prendere addosso più fiocchi possibile.
Passa qualche minuto...
Mia moglie con il suono del claxon mi strappa da quell'incantesimo.
Devo proprio andare, parto pian, piano, centellinando quella neve a passo d'uomo...
Fatto solo un km, ecco che come repentinamente aveva iniziato, così repentinamente si è trasformata in pioggia, ero sceso solo di 100 mt.!
Che bella la primavera!
Giorgio
Amante della Natura:Monti,meteo,mare,una piccola margherita.....
Non posso che dir grazie a tanto Artefice!
I “botti” del tempo che fu.
Alla vigilia di S.Giuseppe il 18 di marzo, qui nel Riminese, si usava fare le "fogheracce" e con le fogheracce anche i botti.
Da oltre mezzo secolo che non faccio i botti!
Allora, quando portavo i calzoni corti anche in inverno(così era la generale usanza) si facevano molto artigianalmente:
si prendeva lo zolfo in polvere, che usavano i contadini nelle vigne, per combattere le "malattie della vite", e loro un buon chilo te lo regalavano sempre, si mandava il fratello maggiore ad acquistare le "pastine di potassio"(era anche una medicina: i miei genitori me le facevano sciogliere in bocca per curare il mal di gola, ed erano molto efficaci), a noi bambini non le vendevano, sapendo poi l'uso pericoloso che ne facevamo.
Miscela di zolfo e potassio(polverizzato), un mucchiettino.... un sasso piatto sopra...
ed un calcione sopra con il tacco della scarpa.
A volte col botto saltava anche il tacco.-
Oppure, ma più pericoloso, si prendeva un grosso "bullone", così si chiamavano quelle grosse "viti" con dado, che fissavano le rotaie del treno alle traversine, allora in legno. Nel deposito ferroviario ve ne erano a centinaia, in disuso e arrugginiti. Noi ragazzi ne facevamo incetta. Si svitava il grosso dado e poi lo si riavvitava(molto dolcemente per evitare la scintilla esplosiva) con quella miscela esplosiva che penetrava nella filettatura.
Quanti incidenti! purtroppo... Bastava un movimento un po più brusco e ... partiva una falange, o ti distruggeva una mezza mano; anche mio fratello maggiore, allora, ha dovuto far ricorso alle cure ospedaliere. Il "bullone" così carico, si lanciava in aria, e quando toccava il suolo il botto era veramente forte.
Un fatto che allora fece "molto rumore" ci è successo a Marina centro.
A quell'epoca vi era fiorente il "club dei pataca", cioè una banda di amici del 40' che ne combinavano di tutti i colori.-
In spiaggia vi erano le cabine per i bagnanti in legno, ed anche una adibita a "bagno". Sotto vi erano le tre vasche biologiche, chiuse con dei coperchi rotondi in cemento.
Cosa vi era di meglio quella sera, che usare come "piastra" , uno di quei chiusini!
Su quello centrale si è fatto un grande "mucchietto" di "esplosivo"(ognuno ha dato quello che aveva, per il "botto dei botti"), tolti due dei chiusini di cemento attigui, si è tirato a sorte che doveva salire sul tetto di legno della cabina, li sopra, e far cadere il pesante "oggetto" , sulla "piastra"(il terzo chiusino), che copriva l'esplosivo, posto su quello della vasca centrale.
L'esplosione fu terrificante!
La cabina dove vi era l'amico, subito ritrattosi dopo il lancio, era scheggiata e imbrattata di m..da. Piazza Tripoli, li adiacente al lungomare, sotto una pioggia dagli effluvii indescrivibili....
Il giorno dopo la cisterna dei vigili del fuoco, con l'idrante a palla, a ripristinare l'"abitabilità" e la "fruizione"...... alla rinomata zona balneare.
Alla fine ci si divertiva con poco!
Ciao,
Giorgio
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Non posso che dir grazie a tanto Artefice!
La forza della Natura e la bellezza del mare
Non potevo mancare all’appuntamento con il mio mare.
Sapevo le sue condizioni, ben memore della forte scirocco che soffia da due gg., questa mattina l’ho raggiunto ansioso.
Già a qualche centinaio di metri il suo “ruggito” mi veniva incontro, poi lo spettacolo di quel mare di spume limacciose.
Attraverso il lungomare e percorro il bagnasciuga fino al porto, le onde si infrangevano, causa dei bassi fondali, già a 500 mt dalla costa, ed in quello spazio era tutto un accavallarsi di spume.
Arrivo al “mio” molo, le molte persone non si azzardano a percorrerlo, in quanto i marosi di tanto in tanto ne salivano il ciglio e fiumi d’acqua invadevano il camminamento.
Non potevo, non volevo privarmi dello spettacolo di vedere l’infrangersi delle onde su quegli scogli che di solito mi vedono tuffare in quelle acque profonde.
E con un po’ di tempismo correvo a tratti negli intervalli da un onda all’altra, interrompendo la corsa quando notavo la massa liquida sormontava il camminamento, alta anche 30/50 cm debordando mi veniva incontro, con un salto mi aggrappavo al muretto superiore alto 180 cm e li appeso per qualche secondo aspettavo il defluire dell’onda.
Giunto al fondo del molo, sapevo di trovare il faro con il suo piedistallo alto quasi un metro, ci saltai sopra giusto in tempo per ripararmi dietro il faro stesso da un enorme ondata , che faceva sembrare il mio rifugio le prua di una nave che fendeva i violenti marosi.
Gli spruzzi delle onde che si infrangevano sugli scogli di protezione arrivavano a schiaffeggiare i vetri del ristorante su palafitte, posto alle mie spalle ad una altezza di 6/7 metri.
Non ero solo: 4 surfisti, con le loro tute nere, spiccavano a 100 da me , nelle spume del mare.
Erano sulla mia stessa linea, infatti come dicevo, la “rottura” delle onde avveniva a circa 500 mt da riva, giusta la distanza della cima del molo.
Era uno spettacolo vederli aspettare l’onda giusta, cavalcarla nel punto dove stava per infrangersi, il più delle volte volare letteralmente in aria quando non riuscivano a posizionarsi in maniera corretta.
I più fortunati riuscivano a percorrerla per qualche decina di metri, ma la burrasca era troppo forte per avere dei percorsi regolari e lunghi.
Stetti lì, sebbene abbondantemente sudato per i 5 km di corsa fatta, in estasi a contemplare tanta potenza e bellezza della natura, per circa mezz’ora, poi dei brividi di freddo mi svegliarono dall’estasi, e con non poche peripezie per evitare di essere preso dai marosi, riguadagnai la spiaggia e la via di casa.
Giorgio![]()
Amante della Natura:Monti,meteo,mare,una piccola margherita.....
Non posso che dir grazie a tanto Artefice!
Che tempi gli anni 40’!!!
Sembraun film, un sogno, rivivere la mia infanzia!
Fino a 14 anni dallemie parti i maschi portavano i calzoni corti! in inverno!,macorti,corti! sopra la metà coscia!
E che inverni! Che gambeviola dal freddo!
L'acqua del bicchiere sul comodino gelata,al mattino!
I piedi intirizziti "sparati" nel fornodella stufa a legna, al ritorno dalle elementari!
Il mattone scaldato sulla medesima stufa e tenuto sotto i piedi mentre simangiava.
Il "gabinetto" fuori casa fatto con quattroasce di legno, con spifferi da vero "burian" che tiibernavano il "pistolino"!;-)))
Il bagno delsabato nella tinozza di legno con l'acqua scaldata sulla stufa.
Ioqui ero il più fortunato!: essendo il più piccolo dei fratelli eroil primo ad usare la stessa acqua che poi avrebbero usato i mieifratelli!
Furibonde battaglie a palle di neve, senza guanti, confrequenti intervalli per recuperare dolorosamente la sensibilitàagli arti superiori, infilando le mani lì fra la gambe, dove èsempre caldo!;-)))
Le slittate(da incoscienti, pericolosissime) apiè pari sulle superfici gelate di laghetti o stagni.
Lagoduria delle discese sulle nevi(allora frequenti) della collinaRiminese, il Covignano!.
Si usavano scale a pioli, a gradinialternati il nostro sedile, e giù.....
Ma quando la scalas'"impuntava" i "bobbisti" venivano catapultatiin avanti a formare una pittoresca ed urlante valangaumana.
Chi riusciva a "rimediare" qualche paraurti diauto per sistemare come appoggio "slittante" ad una vecchiasedia(coricata) era guardato con immensa invidia da noi "povericristi"!
Altra ambita soluzione era quella di "fregare"delle meravigliose "conchiglie" metalliche(rosse deldiametro di circa 60 cm), fuori dai bar della pubblicità della CocaCola.....era il Top!!!
Per non parlare delle nostre"leccornie"!
Il pane si prendeva al fornouna volta alla settimana, su consistenti fette si strofinavadell'aglio, un po di pepe e del sale(chi poteva un gocciod'olio!)!
Prosciutto? non si conosceva l'esistenza! Il lardo,tagliato a fettine sottili era il massimo!
E la buona fragrantemortadella(che costava 50 lire all'etto) era l'affettato dei"ricchi".
I tortellini in brodo( nel Riminese chiamati"cappelletti") si mangiavano solo a Natale e Pasqua. Cheabbuffate!!! con i miei fratelli era gara a chi ne mangiava di più,si contavano e gustavano uno ad uno!
Colombe, panettoni, pandori,pasticcini vari.....sconosciuti!
Le mamme e le nonne per Pasqua si recavano al forno più vicino(qualche km) con farina, zucchero,uova, lievito, e lì impastavano la ciambella ed avevano anche l'usodel forno per la cottura, con soli pochi spiccioli.
La festa pernoi bambini era il "piccioncino" che consisteva nellaraschiatura del taliere dove veniva prima impastata la ciambella(ognifamiglia ne faceva una dozzina di "filoni" che"resistevano" sempre molto ambiti per una decina digiorni.), questa "raschiatura" veniva manipolata a manofino a farne un lungo "serpente", spezzato in 2 otre tronconi, si annodava a forma di piccione e veniva messo inforno. Era il "dolce" dei bambini!
I giochi: semplici edivertenti...
dal "nascondino", le "piastre",alla pista disegnata con il gesso sull'asfalto della "statale di S.Marino" con i tappi metallici delle bibite.
Sigiocava per ore e capitava di spostarsi per far passare le rarissimeauto solo 2 o 3 volte......
Sulla stessa Statale, ora netransitano fino a 1000 all'ora!
Le tecniche messe a punto per "farrazzia" di frutta nei campi vicini: ci si divideva in duebande, una facendo casino, faceva bella mostra di se, vicino aglialberi di pesche o susine, attirando l'attenzione del contadino, l'altra(dalla parte opposta del campo) libera da "vincoli"si "appropriava" di qualche succulento melone ococomero.
La volta successiva......l'inverso!
Quellavolta sul ciliegio mi andò bene!
Io e Mario quel pomeriggioavevamo adocchiato un bellissimo ciliegio carico finoall'inverosimile di frutti.
Bello alto, circondato dal grano inmaturazione.
I primi rami erano alti almeno due metri e mezzo,dopo molti tentativi siamo sopra.
Pancia mia fatti capanna!
Sulpiù bello secchi schiocchi di frusta sibilavano ai nostripiedi.
Il nostro "amico" contadino era sotto di noi efaceva sibilare il suddetto arnese.
Ne aveva ben donde peressere arrabbiato: avevamo, con il ns precedente calpestio,schiacciato a terra il grano circostante.
Dico a Mario: unosalta da una parte, e l'altro dall'altra....uno dei due si "salverà"!
Arrivai a casa con una corsa da centrometrista, con ancora nelleorecchie le grida di Mario sotto le frustate!
Questa la devoconfessare:
Ero invidioso dei mie compagni di avventure, perquesto motivo: i loro padri(allora tutti molto severi) lavoravanofuori casa(chi muratore, chi falegname.....), ed erano fuori perbuona parte della giornata. Loro erano molto "liberi"!!!
Ioal contrario, figlio di un sarto di campagna con laboratorio a casa,ero sempre sotto controllo! Sarà per questo che ne ho buscate tante,tante in più di loro!
Giorgio
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Amante della Natura:Monti,meteo,mare,una piccola margherita.....
Non posso che dir grazie a tanto Artefice!
1996 una bella neve!
23.12.1996Minima +7 max +16
24.12min +5 max +9 pioggia mm 9
25.12min +2 max +8 pioggia mm 17
26.12min -1 max +3 arriva la bora
27.12min -3 max -0,5 bora poi il NO coperto nevischio
28.12min -6 max -2 coperto neve cm 6
29.12min -5 max -4 coperto neve cm 10 sempre vento da NO
30.12-12 max -1 coperto la notte poi sereno
31.12-11 max +1 a mezzanotte con l'arrivo del prefrontale caldo
1.1.1997min -2 max +2 coperto pioggia mm 28 temporale!
Dal29.12 al 31 la neve soffice, farinosa mi permise 5 mezze giornate disci da fondo nel vicino parco da favola!
uscivoe rientravo da casa con gli sci ai piedi!
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Amante della Natura:Monti,meteo,mare,una piccola margherita.....
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26.8.2003:corsa sotto la pioggia
Non potevo venir meno al mio "rito": correre sotto iltemporale!
Ogni goccia che mi cadeva addosso lavava un pò della mia rabbiaaccumulata in questi mesi d'inferno.
Portava via anche la delusione e la beffa del 24 luglio, quando alla ricercaspasmodica di un temporale sui miei monti, mi sono perso l'unicobello che ha visitato la mia Rimini.
Che emozione sentire scrosciare la pioggia sul corpo, il dimenticatofresco sulla pelle!
I 19 gradi alla partenza della mia inebriante corsa si sentivanoeccome! divenivano una sensazione forte, unica!
Una rivincita vissuta e goduta pienamente!
Gocce a tratti furiose che stempravano, come in un "rito postumo"le sofferenze delle notti insonni in interminabili bagni di sudore,le serate che con il cessare della brezza e l'aumento dell'umiditàti soffocavano con indici di calore dai 45 ai 49, le delusioni ditemporali che si mostravano con bagliori lontani, e come miraggiosparivano.
Gocce fitte, insistenti, rabbiose, che davano inaspettata forza alla miafalcata.
I 5 km che mi separano dal mio molo sono passati intensissimi e veloci.
Ecco il mio mare.....
grigio, mosso da un NO gagliardo.
Qualche villeggiante a spasso con l'ombrello a godersi il fascino dellapioggia sulla superfice del mare.
Ho notato la loro sorpresa quando vistomi arrivare di gran corsa eslanciato di tuffo frà le onde.... chissà cosa avranno pensato!!!
Alla mia risalita dalla scaletta a 150 mt più avanti si sonotranquillizati.
L'entrata in acqua da sballo!
Un dolce caldo amplesso!
Il quasi freddo percepito sulla pelle sotto la pioggia a 19 gradi acontrasto con i +27 dell'acqua!, le forti onde come in "altalena":adrenalina ed euforia pura!
La corsa è ripresa di slancio dall'ultimo gradino della scaletta, e lapioggia pian piano cessava.
Il mio pluviometro a casa aveva immagazzinato 12 mm!!
Io tante indescrivibili sensazioni.
Giorgio
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Amante della Natura:Monti,meteo,mare,una piccola margherita.....
Non posso che dir grazie a tanto Artefice!
Antelao
Lanotte più bella della mia vita.(da appassionato di montagna e dimeteorologia)
Quel mattino del 13 agosto 1994 ci svegliammo presto al bivacco Slataper, a mt 2610, sotto la vetta del Sorapiss(mt3205), raggiunta la sera prima.
Le prime luce dell'alba lasciavano a malapena intravvedere la sagome scure delle pareti circostanti.
Subito un occhiata al tempo, qualche stella resisteva al giorno nascente.
Verso SO si notavano delle nubi lenticolari, segno che con l'arrivo dei venti da SO in quota, qualcosa si stava preparando.
Dovevamo scendere percirca1000 mt, per il Rif. S.Marco, per poi risalire di 1500 mt per raggiungere la nostra meta prefissata per la sera, pernottare sotto la cima dell'Antelao(mt 3268), al bivacco Cosi(il più alto delle Dolomiti a mt 3.111).
Arrotolati in fretta i sacchi a pelo, e fatta colazione con latte condensato e gallette, rivolgiamo insieme un breve ringraziamento al Padre che ci stava regalando ancora una meravigliosa giornata da vivere intensamente.
In partenza quando già il sole illumina con i primi raggi le vette più alte, regalandoci una meravigliosa enrosadira(termine usato in Dolomiti per descrivere il bellissimo colore che tinge le rocce di dolomia al primo ed ultimo raggio solare del giorno.
Il tempo man mano si guastava. Alle nubi orografiche che di solito si formano da mezzogiorno in poi, per la condensazione dell'aria umida riscaldata dal sole sui versanti esposti al sole, con vere e proprie correnti ascensionali, si aggiungevano degli strati da SO poco rassicuranti. Ma nel complesso si manteneva discreto.
Solo un patito di meteo andava annotando, con preoccupazione questi segni premonitori.
Sollecitavo i miei compagni a mantenere alta l'andatura per arrivare in anticipo al bivacco.
Per due ragioni: una per trovarlo libero e potervici dormire, seconda per arrivare prima del temuto peggioramento.
I bivacchi sono strutture di alta quota, per alpinisti ed escursionisti, senza custode.
Un vano in legno di 2 per 3 mt, coperto da lamiera dipinta di rosso.
All'interno, in così poco posto, ben 9 posti letto, ricavati in tre serie da tre a castello, su tre lati, escluso quello della porta.
L'arredo: uno sgabello, un badile,2 o 3 candele, qualche scatoletta alimentare per le emergenze.
Dopo il il Rif. S.Marco, saliamo al Galassi(mt 2020).
Il tempo peggiora sensibilmente e le nubi arrivano da tutte le parti, ed in breve si è nella nebbia, qualche goccia comincia a cadere.
Ci consultiamo, e dopo avere preso una bevanda calda, decidiamo di proseguire per il bivacco , più di 1000 mt sopra di noi, erano le dodici.
Conoscevo l'itinerario, perfettamente descritto da amici che vi erano già stati. Non presentava difficoltà alpinistiche di rilievo, solo una salita faticosissima sui “lastei” dell'Antelao. Così viene chiamata la parete inclinata(lastra), che termina ai 3111 mt. del bivacco.
La salita è dura per il dislivello da vincere, non impegnativa dal lato tecnico, gli esperti con “piede saldo” riescono a percorrerla senza usare le mani per l'equilibrio.
Era come andare di notte, una calma ovattata e scura ci avvolgeva.
Speravo che il tempo non peggiorasse repentinamente, confortato dalla mancanza di vento ed assenza di tuoni.
A quota 2700 circa, scrutando verso l'alto, noto un leggero chiarore a Sud, impercettibile ma indicativo. Man mano il chiarore tendeva dal grigio al rosa.
E' fatta, dico ai miei ,fra 10 minuti abbiamo il sole!
Dopo essermi preso qualche sorrisetto ironico, 100 mt più su, d'incanto sbucati sopra lo strato di nubi: una meraviglia !
Le vette circostanti spuntavano dal mare di nubi: Le Marmarole, il Sorapiss, la Croda da Lago, e più a Sud il Pelmo, semicoperto da brutte nubi più alte provenienti da SO, sembrava nascondersiai nostri sguardi indagatori, programmato per i giorni a seguire.
Panorama esaltante!
Guardavo quegli strati scuri che avanzano velocemente da Sud e pensavo: bimportante è arrivare al bivacco, dopo, peggio è meglio è.
Ebbi la spudoratezza di comunicare il mio pensiero agli altri tre; non l’avessi mai fatto! Mi coprirono di male parole(scherzose).
Il bivacco è disposto sul versante NNE della bellissima piramide che contraddistingue questa magnifica montagna, proprio sotto quel “bitorzolo” roccioso che solo in prossimità della vetta interrompe la bella geometricità del cono.
E’ situato ,quasi sospeso, incastrato fra un roccione sporgente e la parete principale.
Un nido d’aquila stupendo!
Lo si vede solo una trentina di metri prima.
Sono le quattro del pomeriggio, lo troveremo vuoto, pensiamo, visto il tempo e l’ora……
Un vociare molto nutrito ci manda in un improvviso panico. Ben undici ragazzi polacchi armeggiavano, stipati dentro, con attrezzature alpinistiche , sacchi a pelo e zaini.
Posti strettissimi = 9, occupanti 11, e noi?
Qui si fa brutta davvero. Li salutiamo, cerchiamo di farci capire, qualcuno come me mastica qualche parola di francese, e finalmente dai miei salti di gioia, i miei amici capiscono che sono in procinto di partire, lasciando il bivacco tutto per noi.
Dopo un oretta riuscimmo ad entrare, infreddoliti per l’attesa, e ci si sistema.
Non riuscivo a darmi pace, entravo ed uscivo per controllare il tempo che cambiava continuamente.
Grossi cumuli si stavano avvicinando da tutte le parti, il vento rinforzava da Sud, la temperatura scesa a 5 gradi. Poi una buona schiarita mi fa intravvedere i primi lampi a bNord, sulle Tofane e Cortina. Ero eccitatissimo, mentre gli altri tre mangiavano nei loro “loculi”, io addentavo qualcosa su una roccia li vicino, come un soldato in vedetta.
Dalle 22 alle 23 lampi e tuoni sempre più vicini, una scorribanda pazzesca di nubi, grossi cumuli sprigionavano bagliori accecanti, Ero come in trance.
Stretto nel mio giaccone termico, con papalina e cappuccio, avevo solo gli occhi fuori roteanti fra un lampo e l’altro, Un mio compagno, quasi a forza, mi portò dentro.
Ero intirizzito, la temperatura era scesa a tre gradi, il vento fortissimo sembrava facesse gemere la montagna.
Appena dentro dissi: Questa notte vedremo la neve! Che bello sarebbe rimanere bloccati quassù per un paio di giorni, anche se dovremo razionare i viveri.
Rischiai grosso, non mi picchiarono, se non altro per la riconoscenza che provavano in ricordo delle mie previsioni a vista, e a breve, e quasi sempre azzeccate, ed utili nelle precedenti esperienze.
Mi scelsi il posto in alto, vicino all’unica finestrella, e tassativamente vietai l’oscuramento della persianetta.
A mezzanotte si cominciò a ballare!
Due fulmini, con bagliori accecanti, a distanza di pochi minuti colpirono il bivacco; le lamiere esterne e di tiranti metallici fecero da parafulmine ottimamente.
La struttura tremò violentemente, come colpita da una clava di un bgigante. Qualcuno di noi ebbe veramente paura.
Non pensavo balla paura, mi sembrava di essere già in Paradiso!
Con la pila puntata nel vetro(passai tutta notte sporgendomi dalla brandina di più di mezzo metro), riuscivo a vedere nel fascio di luce proiettata nell’oscurità, evidenziati i vari tipi di precipitazione:
pioggia battente polverizzata dal vento violentissimo, poi un fracasso che copriva quello forte del vento: per 10 minuti grossa grandine scagliata dalla bufera mitragliava la lamiera esterna.
Alle 2 circa, un refolo veloce ed irregolare si staglia nel raggio della mia pila.
Nevicaaaa !!!! fu l’urlo incontenibile che uscì dalla mia bocca, già spalancata per l’emozione.
I miei amici, sobbalzati dalle brande, non capivano la mia gioia ed eccitazione, erano solo preoccupati di tornare sani e salvi.
Per un ora circa si alternò la pioggia alla neve ed alla grandine.
Poco dopo le tre tutto si bcalmò.
La neve non attecchì, fusa dalla pioggia;
solo qualche chiazza, e cumuli nelle fessure delle rocce, mista a grandine.
Riuscì a dormire un oretta.
All’alba tutti in piedi a prepararsi per raggiungere la vetta a 150 mt sopra di noi.
Lasciati gli zaini e l’attrezzatura pesante al bivacco, su a vedere spuntare il sole in vetta.
Proprio ad Est vi era una fessura libera da nubi; la temperatura con il fronte da Nord, passato, era calata a -2, -3 gradi.
Abbiamo avuto qualche difficoltà a superare un passaggio di secondo(semplicissimo in condizioni normali) per il ghiaccio dal congelamento della neve bagnata.
Bellissime stallatiti di ghiaccio pendevano dalle rocce.
In vetta stupendo!!!
Verso Sud e SE all’orizzonte in lontananza, si scorgevano ancora i bagliori del temporale già sul Friuli e Istria.
A Nord e Ovest era scurissimo da strati neri e cirrostrati più alti.
L’aurora tingeva di colori mozzafiato il cielo e le rocce. Il sole appena spuntato nella fessura ad Est contrastava con il nero ad Ovest.
Un' enrosadira da sogno! Le crode più alte sembravano tante fiammelle sullo sfondo di un caminetto nero di fuliggine. Ci vorrebbe un pittore od un poeta per descriverlo.
Giù nella valle di S.Vito e Cortina un mare di nubi stupendo arrivava fin quasi a 3000mt.
L’ombra del “nostro” Antelao disegnava sul soffice tappeto sottostante di nubi grigio chiaro, un cono d’ombra perfetto che si andava accentuando man mano che il sole saliva.
La fine del mondo!!!
Non abbiamo potuto fare a meno, tutti e quattro di inginocchiarci, e li sulla vetta, dire un grazie a Chi ci stava regalando tanto.
………….
Il bivacco Cosi pochi anni fa è finito fraccassandosci 1000 mt più in basso dal crollo dello sperone di roccia su cui era appoggiato, in occasione di un forte temporale.
Giorgio
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Ultima modifica di giorgio1940; 24/04/2025 alle 14:00
Amante della Natura:Monti,meteo,mare,una piccola margherita.....
Non posso che dir grazie a tanto Artefice!
1929 "il grande nevone"!!!
Questo per il Riminese costiero(per le colline Romagnole e Marchgiane il 2012 lo superò, non certo per il freddo, a per l'altezza della neve)
Il "nevone"del 1929 interessò gran parte d'Italia.
L'inverno 28/29 è stato"storico" per il freddo, i frequenti afflussi artici esiberiani, e per la neve caduta in maniera assolutamente eccezionalein tutta Italia.
L'inverno sembrava non dovesse mai finire, le"fasi" fredde si susseguirono fin oltre Pasqua!
La mia passione per la meteo e la neve, nasce proprio dai racconti di miopadre del "nevone" del 29'.
Ai primi di febbraio dopo un lungo e freddo inverno tutti si attendevano la scomparsa del gelo e con l'allungarsi delle giornate, un sentore di primavera.
Ma il 9 di febbraio incominciò l'evento "storico" del secolo xx°.
Nevicò ininterrottamente per tre giorni ed al 12 febbraio , a Rimini, si raggiunse uno spessore di neve attorno ai 130 cm.
Nelle colline appena sopra la periferia della città, si ebberoaccumuli per vento ed avvallamenti del terreno superiori ai tre metri.
La gente era in certi casi costretta ad uscire dalle finestre delprimo piano o scavare gallerie per raggiungere la vicina strada.Strada resa praticabile dopo giorni e giorni di lavoro massacrante dibadile. Non vi erano turbine o mezzi potenti come ora, tutto sifaceva organizzandosi a gruppi di cittadini, di vicinato, spalandocon abnegazione e per necessità.
Ricordo in particolare ilracconto di una situazione drammatica vissuta nella mia famiglia.
Mio fratello maggiore che allora aveva 2 anni era gravementeammalato di polmonite, ed allora senza penicillina ed altri farmaciallora sconosciuti, era in grave pericolo di vita, il riscaldamentoin casa non c'era. I servizi igenici inesistenti(un piccolo capannodi legno all'esterno della casa era il nostro bagno).
L'unica stufa a legna era il riscaldamento e la "cucina economica"per tutta la casa.
Ma quell'inverno era stato freddo e lungo, la poca legna acquistata e raccolta sulla vicina collina era finita.
Mio padre allora disperato, di notte tagliava tronchiall'alberatura della vicina strada, ed occultava il taglio con lafuliggine.
In casa si gelavano varie cose, dall'acqua delbicchiere sul comodino, alla damigiana di " mezzovino" od"acquaticcia" in soffitta, che regolarmente si rompeva.
Ricordo anche la frase sempre di mio padre che spesso si dovevarecare a piedi in farmacia in città:"pensa che il termometroall'interno della farmacia, anch'essa riscaldata con una stufa,segnava zero gradi!"
Fortunatamente anche grazie ai "furti"di mio padre mio fratello si salvò.
La neve resistette fin dopoPasqua, e le storie vere, raccontate dai vecchi dello storico"nevone", tennero banco per anni nelle "veglie"di vicinato che allora si tenevano nelle stalle per riscaldarsi conil calore delle bestie.
Allora sì che l'inverno era inverno!Giorgio
Amante della Natura:Monti,meteo,mare,una piccola margherita.....
Non posso che dir grazie a tanto Artefice!
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