Sì
No
Giusta osservazione, un solo dettaglio però: "opposizione di 5 ANNI"????Originariamente Scritto da Jadan
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5 mesi caso mai![]()
Io sarei favorevole per una grande coalizione che riuscisse a governare e ad agire sulle questioni di importanza vitale per il paese nei prossimi 5 mesi, e poi tornare a votare in autunno.
Se dovessi invece dare un giudizio puramente fazioso mi augurerei un governo di csx per i prossimi mesi, in modo da avere la garanzia di vincere poi le elezioni in autunno con una forte maggioranza.
L'ipotesi 1 al momento sembrerebbe pura utopia, più probabile che si avveri l'opzione 2.![]()
Sarebbe la cosa più ragionevole.
La moderazione in un Paese lacerato
Realismo di governo
di
Piero Ostellino
Finora, a proclamare che il centrosinistra aveva vinto le elezioni erano stati solo Prodi e Fassino. Adesso, incomincia, però, a trapelare che le Corti d’Appello cui competeva di valutare le schede contestate non hanno rilevato irregolaritÃ* tali da mettere in discussione l’esito del voto. Nello stesso centrodestra emerge la convinzione che, a questo punto, buon senso vuole che se ne prenda atto. Ciò che era sembrato una forzatura mediatica di Prodi e Fassino si riduce così a un’imprudenza. Il nostro ordinamento prevede, infatti, una serie di passi prima di pervenire alla consacrazione della nuova situazione. Le Corti d’Appello; la Cassazione (cui spetta di proclamare formalmente il vincitore); i presidenti delle due Camere (che convocano il nuovo Parlamento di fronte al quale il governo uscente rassegna le dimissioni); il presidente della Repubblica (che conferisce l’incarico di formare il governo). Lo stesso Ciampi, rifiutandosi, con una decisione di altissimo profilo morale, di conferire affrettatamente l’incarico, ha ribadito l’importanza di lasciare che le procedure previste dalla Costituzione facessero il loro corso.
Non si è mai visto, nell’esperienza delle democrazie di tutto il mondo, che un verdetto delle urne sia stato rovesciato da una decisione amministrativa. In questa circostanza, sarebbe stato, per il nostro Paese, un fatto lacerante.Aqualcuno sarebbe venuta la cattiva idea di gridare al «golpe politico-istituzionale », e l’Italia sarebbe finita sull’orlo della guerra civile. Il fatto che questo pericolo sia stato scongiurato non risolve, però, il problema politico. L’Unione è legittimata a governare anche con un solo voto in più, ma la conferma del suo successo non cambia di molto le cose. Il Paese continua a restare diviso (e per di più da una manciata di voti) fra due schieramenti, ciascuno ostile a riconoscere all’altro legittimitÃ* a governare e persino a esistere.
Che fare, allora? Dopo il referendum monarchia-repubblica, le forze politiche non aspettarono la Cassazione — che avrebbe denunciato i brogli e dato la vittoria alla monarchia, scatenando una probabile guerra civile — per proclamare la Repubblica. Fu un atto di realismo per evitare il peggio. I due schieramenti, se fossero animati da senso di responsabilitÃ*, dovrebbero approdare anch’essi, ora, a un compromesso politico di segno realista. La palla passa nelle mani del centrosinistra, il cui compito, a questo punto, è capire che solo con un governo di altissimo profilo, nel programma e negli uomini, può sperare di superare i limiti della ridotta maggioranza al Senato. Ma ciò comporta, altresì, che l’Unione sappia comporre la frattura con il centrodestra e lo convinca, con la moderazione delle proprie politiche, a non arroccarsi in una sterile opposizione muro contro muro. Non si tratterebbe della «grande coalizione», né tanto meno di un «inciucio» confezionato dagli stessi interessati, bensì di una soluzione nuova e responsabile.
Il Paese è diviso fra una domanda di modernizzazione, che soprattutto il Nord industrializzato ha rivolto al centrodestra, e una domanda di protezione, che l’Italia depressa ha rivolto al centrosinistra. Le due domande sono di difficile, ma non impossibile, conciliazione. Si tratta di prendere realisticamente atto che, se non si modernizza, il Paese resta al palo ed esce per sempre dal consesso di quelli industrializzati.
(dal Corsera online)
La cosa più bella della neve? Il silenzio che l'accompagna nella caduta. Un silenzio non imposto, che dovrebbe essere la norma e invece è l'eccezione, tanto da gridare alla "calamità naturale". Forse non è la neve, ma il silenzio ad essere visto con sospetto. Nel silenzio si ascolta, nel silenzio si ragiona. Il silenzio, come la neve, non è noia, è gioia. Dovrebbe nevicare più spesso.
Sei passibile di quotoOriginariamente Scritto da djordj
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Paolo
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