secondo me nn è qualunquismo sono piccole grandi veritÃ*.
Cmq nemmeno lui si smentisce...
il saluto di sinistra è un antico gesto...
quello di destra è da *******...Se fosse stato sotto regime altro che
gesto nobile da compagni.
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...when the night has come
and the land is dark
and the moon is the only light we'll see...
Credo che Jadan abbia giudicato la canzone di Gaber attraverso categorie estranee alla stessa canzone portando alcune conclusioni al di lÃ* della loro portata effettiva: la poesia è trasfigurazione che, come i testi delle canzoni e la sceneggiatura di un film, va collocata in un ambito particolare e per così dire "intimo", non suscettibile a un criterio oggettivo di veritÃ*.
Questo accade perchè la poesia, esprimendo il fluire esistenziale dei nostri rapporti con il mondo è sempre VERA, in quanto è irriflessa e immediata e va vista con gli occhi del bambino, del fanciullino che emerge, prima o poi, in ognuno di noi.
Il bravo poeta è unico, non si lascia strumentalizzare perchè è conscio della sua autoritÃ* rispetto al suo operato con il quale ha un rapporto privilegiato che non lascia spazio a strumentalizzazioni terrene.( Volevo usare il termine "politiche" ma sarebbe stato azzardato in quanto tutto ciò che ci circonda è "politico", come anche la trasfigurazione poetica: essa però esprime una politica idealizzata, che appunto non va giudicata secondo i paramentri della politica effettuale.)
L'ultimo film di Benigni, La tigre e la neve, esprime una forte contrapposizione fra i 2 aspetti della poesia e della guerra, che non possono evidentemente essere risolti in una mediazione, bensì in una riduzione all'interno di uno dei 2 termini: Benigni ha scelto la Poesia.
quindi deve ritornare l'azzoore normale,il majatlantico, e non il cammajale, o il cammello assurdo.
Quindi l'Atlantico non è solo il RE dei meteofili lombardi, ma SALVATORE DELL'UMANITA'
Può essere, ma Gaber non è stato, per me un cantautore come altri.Originariamente Scritto da Thomyorke
Mio fratello, nel 1974 andò a vedere il suo spettacolo (anche per oggi non si vola) e poco dopo ci comprammo i suoi dischi. Sono crescituto, nella mia prima adolescenza, a Gaber e Genesis. Appena un po' più grandicello andai a vederlo dal vivo (polli d'allevamento, libertÃ* obbligatoria più altri spettacoli esemporanei). GiÃ* in quegli anni cominciavano a volare le prime contestazioni (ricordo che, quando andai io, c'era un gruppetto di femministe incazzuse - era il 1978 - che gli davano del fascista) ma io mi sono sono smpre sentito da lla sua parte.
Dalla sua parte? Come se fosse un partito politico? In un certo senso sì: perché gli spettacoli di Gaber (a differenza di un Guccini, di un De André o di altri) non erano "concerti" e basta. Erano innanzitutto spettacoli che mescolavano cabaret a musica e poi i testi (sia dei parlati che dei cantati) erano sempre legatissimi all'attualitÃ*. Per sua volontÃ*: Gaber è sempre stato un "politico". Tra virgolette: non nel senso di partito,ma nel senso che lui scriveva e cantava in "quel" momento e diceva quelle cose "in quel"momento. Era lui che così voleva.
Ecco che quando dico che Gaber ad un certo punto virò, che ad un certo punto la sua vena anarcoide, che in un primo tempo era la rivolta dell'uomo contro il Potere, successivamente è diventata non rivolta, ma semplice sfottò, esprimo un giudizio su un Artista (comunque con la A maiuscola) che non voleva assolutamente essere considerato un semplice cantante nella sua torre (tutta) d'avorio, ma un uomo impegnato, presente nella vita.
Lui sarebbe stato il primo a non accettare il discorso poesia/realtÃ*. Lui era realtÃ*, voleva essere realtÃ*. Parlassimo di De Andrè (pur politico) il discorso sarebbe diverso: ma per Gaber no. Di lui posso dire che quella canzone appartiene al suo periodo peggiore, il periodo oscuro, quello in cui, vedendo sfumare tutto quel che aveva pensato in giovinezza, piuttosto che mettersi alla ricerca del nuovo s'era chiuso in uno sdegnato e cinico quartierino.
E' morto disilluso, purtroppo. La morte che faremo in tanti.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Ciao,
secondo me, che non conosco a pieno la produzione di Gaber, il testo de "La libertÃ*" è un gradino sopra tutto.
Ciao
Marco Pietroni
Montemarciano An
Non dimenticatevi che i testi delle canzoni di Gaber in realtÃ* li scriveva Luporini, il poeta anarchico versiliese. Anche se c'era molto Gaber.
Il grande Giorgio l'ho conosciuto nel lontano 1977 al "ridotto" del Metastasio, dopo un suo spettacolo (LibertÃ* obbligatoria, mi sembra).
Mi colpirono soprattutto tre cose:
- la timidezza
- l'estrema gentilezza
- la statura bassa
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