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Vento moderato
Пётр vediamo se con questo Torino ti sta più simpatica
Da LaStampa:
Lontani dalla Dio e dalle istituzioni molto più dei coetanei del resto della penisola, più impegnati e più libertari. Sono i tratti «forti» dell’identikit degli studenti torinesi delineato con ricchezza di dettagli da Loredana Sciolla, docente di Sociologia dell’Università di Torino, e dalla ricercatrice Marina D’Agati, in «La cittadinanza a scuola. Fiducia, impegno pubblico e valori civili», Rosemberg & Sellier, ricerca che ha toccato 1300 iscritti a licei, istituti tecnici e professionali cittadini (e 30 docenti). I risultati sono stati comparati con i dati di un’indagine nazionale sui giovani tra 16 e 29 anni.
Religione
Se il Nord Italia è tradizionalmente più secolarizzato del Sud e il Piemonte è con la Lombardia (dopo la Toscana, al 33%) al secondo posto per percentuale di studenti che scelgono di non avvalersi dell’ora di religione (27%), nelle scuole superiori torinesi il dato di chi non la frequenta balza al 38,6%. Studenti praticanti? Non lo è il 40,2% contro il 28,7% dei giovani italiani (la comparazione con dati di 20 anni fa evidenzia poi che i “praticanti assidui” tra gli studenti torinesi sono passati dal 17% all’attuale 11%). Crede in Dio il 53% contro il 62% dei giovani italiani, mentre i non credenti in senso stretto sono il 19% contro il 13% degli italiani. Anche all’affermazione «So che Dio esiste e non ho alcun dubbio», Torino con il 21,6% è molto lontana dal dato italiano (34,3%). E alla domanda «Che posto occupa la religione nella tua vita?», la risposta «è importante o abbastanza importante» è indicata dal 35,8% degli studenti torinesi contro il 56,7% dei giovani italiani, mentre «è del tutto irrilevante» totalizza il 24,8% contro il 9,2% nazionale. Sciolla e D’Agati evidenziano che la massima lontananza si trova tra i ragazzi (53% contro 43% di ragazze), liceali, di famiglie benestanti ed elevato livello culturale, collocati politicamente a sinistra. «Anche chi è più vicino alla religione conta su condizioni privilegiate. Dal punto di vista politico, invece, non sa o non vuole collocarsi, se lo fa è al centro».
Istituzioni
«Il livello di fiducia interpersonale tra gli studenti torinesi risulta decisamente più basso rispetto agli altri», avvertono le autrici. Solo il 23% ha fiducia in generale nelle persone (contro il 48%). Passando alle istituzioni, la situazione non migliora. Nella scuola ha fiducia il 27,2% degli studenti torinesi contro il 44,8% dei giovani italiani (37,4% dei giovani torinesi), nelle forze dell’ordine il 29,2% contro il 43,7, nell’impresa privata il 10,6% contro il il 41,1% (28,2% dei giovani torinesi). Profondo il distacco dalla Chiesa: ha fiducia il 21,3% contro il 40,5% nazionale. Un po’ meglio per la magistratura, con 19,7% contro 26,2%, e l’amministrazione comunale (14,7% contro il 21,2). Nel governo crede il 9,8% (17,4). «Chi ha più fiducia negli altri ha anche più fiducia nelle istituzioni», osservano Sciolla e D’Agati. «Gli studenti di classe sociale superiore e liceali hanno meno fiducia nella Chiesa, nelle forze dell’ordine, nell’esercito, nella tv. Il contrario succede per gli studenti con genitori non occupati o di classe operaia». La spiegazione? «Le maggiori aspettative che si sviluppano verso le istituzioni in quell’ambiente e la conseguente delusione». Al tempo stesso, però, riassume la professoressa Sciolla «un dato controbilancia: il grado di impegno degli studenti torinesi è più elevato, partecipano di più a manifestazioni, petizioni. Non sono senza interessi».
Senso civico, libertarismo
Se l’assenteismo sul lavoro è poco o niente giustificabile per il 69% degli studenti torinesi contro l’89% dei giovani italiani e l’uso di droghe leggere dal 54% contro il 78%, sulla cultura dei diritti il rapporto si inverte: per gli studenti torinesi sono giustificabili l’eutanasia (75% contro il 58%), l’aborto (57% contro 40%), fecondazione assistita (79% contro 67%).
Ultima modifica di neeno; 21/01/2007 alle 20:22
Motivo: Per modificare Netp con Пётр
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