Qualcosa sta cambiando. I sessantottini sono stati genitori orrendi, in quelli di oggi vedo una più serena accettazione delle responsabilitàAnche a guardarla dal giardino delle Elementari, la famiglia non se la passa bene. «I bambini sanno essere crudeli, ma non conoscono ancora il razzismo. Le loro famiglie invece sì. Gli stranieri vogliono fortemente integrarsi, per condividere gli stessi giochi degli italiani, scambiarsi le figurine dei Gormiti. Ma quando un alunno ecuadoriano o marocchino sparisce da scuola, e purtroppo capita spesso, i genitori degli altri tirano un sospiro di sollievo, qualcuno dice che così il rischio dei pidocchi diminuisce e non si rende conto che sta pronunciando un'enormità. È un razzismo inconsapevole e strisciante. I figli accettano il diverso in modo incondizionato, mentre i genitori lo fanno solo per motivi di facciata, di rispettabilità». Non è passato molto tempo da quando Celeste si trovò appeso alla porta della classe l'invito alla festa di un alunno italiano, scritto dalla sua mamma. «Piccolo dettaglio, era nominale. Una lista di nomi, non tutti. Tu sì, tu no. E gli esclusi, ovviamente, erano stranieri». Non è una peculiarità italiana. Ecuadoriani e peruviani si odiano per ragioni storiche, ma in classe giocano insieme. Le loro madri invece non si parlano, e questo silenzio inevitabilmente sgocciola sui figli. «Dopo qualche mese, è facile che un bimbo ti dica che "quando sono grande a quello non gli faccio più amico"».
E ancora
http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...razzismo.shtmlLa speranza è nelle nuove generazioni, non di figli, ma di madri e padri. «Da qualche anno qualcosa sta cambiando. I sessantottini sono stati mediamente dei genitori orrendi. Disastri familiari, un caos affettivo inenarrabile, i bimbi gestiti come pacchi postali, impicci viventi da incastrare nell'agenda giornaliera, e sempre la pretesa che la colpa del disagio dei figli fosse di altri, del coniuge separato, della società ingiusta, mai loro. Nei nuovi genitori, invece, vedo una maggiore e più serena accettazione delle proprie responsabilità, dell'essere famiglia»
Stefano Giorgetti
always looking at the sky
Segnalibri