Per sdrammatizzare questa mia giornata atroce, vi propongo una breve guida turistica ragionata.
Cosa dire a un viaggiatore nordico che non voglia soltanto passarci, da Messina, ma soggiornare qualche giorno nella città dello Stretto?
Per prima cosa, quando scendete dalla nave, preparatevi una scorta di cibo e bevande per affrontare il traffico messinese. Guidare a Messina è un'impresa, e se ci riuscite vorrà dire che anche a Roma vi troverete a vostro agio.
Appena usciti dagli imbarcaderi, vi dirigete verso il Viale della Libertà, che conduce verso il centro costeggiando il litorale.
Troverete una selva di auto in doppia, tripla, quadrupla fila, anche sui marciapiedi.
Aprite il finestrino: vi sarà d'aiuto per affrontare la giungla peloritana.
Se è estate, a sollievo dalla calura sicula vi arriverà una piacevole brezza. Tanto piacevole che i vostri capelli e quelli dei vostri figli saranno scompigliati a modo. Pensate al lato positivo: è un nuovo look. Se non avete capelli, peggio per voi. Se invece è inverno la pioggia, presenza costante degli inverni messinesi, cadrà orizzontale, spinta dalle fresche folate di maestrale. Quando sarete in piazza Duomo, se non avete superato la prova-vento, vi ritroverete a maledire il giorno in cui avrete messo piede a Messina.
Cercate di distrarvi dalle interminabili code: guardate quel signore dall'aria garbata, che a un certo punto mette il CD di Gigi D'Alessio sparato al massimo.
Oppure volgete il vostro sguardo alla signorina dall'aria garbata sul motorino alla vostra destra: a un certo punto urla: "Vadda a du gran ciessu che non mi fa passari!". Anche questo è possibile, a Messina. Allo scattare del verde non abbiate la sfortuna di essere in prima fila: se non vi muovete suoneranno come ossessi. La cosa bella è che, a fronte di tanta indisciplina, noi messinesi portiamo quasi tutti casco e cintura.
Dopo ore, scendete dall'auto. Siete nei dintorni di piazza Duomo. Sono quasi le dodici e non potete perdervi lo spettacolo del Campanile col suo orologio meccanico.
Mettetevi vicino ai turisti tedeschi: sono più ordinati e nessuno vi spingerà.
Ammirate il Leone che ruggisce, il Gallo che canta e l'Ave Maria di Schubert che risuona nella piazza. Non dimenticandoci ovviamente di Dina e Clarenza, i nomi delle due statue che suonano le campane.
Anche questa è Messina, e incominciate ad esaltarvi.
Ma state calmi, perchè il meglio deve ancora venire.
i pomeriggio, dopo una lunga passeggiata tra queste vie larghe e spaziose(fatte apposta perhè il vento si incunei meglio)ordinate un caffè freddo. Il cameriere vi dice: "Ma mezzo o uno?". Non lo guardate male: a Messina, infatti, tutto si smezza.
Un mezzo caffè freddo, una mezza con panna(una mezza granita con la panna),
una mezza birra.
Potrete sentire due tizi dal volto poco raccomandabile entrare in un bar e dire:
"Mi scusa, na bira in due"o "Mi scusa, na mezza con panna e na brioscia"(la brioche non è quella che intendete voi al Nord, cioè quello che noi chiamiamo cornetto, è una palla di burro con una protuberanza al centro).
La panna: un'ossessione dei messinesi. La mettiamo dovunque, dal gelato alla granita al caffè, il famoso "caffè macchiato di panna". Non commettete l'errore di ordinarlo macchiato e basta: vi potreste ritrovare quintali di panna con un sottofondo di caffè.
Potreste sentirvi a Madrid, quando sentite la gente parlare in dialetto: "Stu travagghiu u faria a sta manera", urla un operaio ad un altro. Non sono allucinazioni: siete a Messina.
Guardate quei vecchi seduti sull panchina che parlano di calcio: oggi il Messina ha vinto? Saranno entusiasti. Il Messina ha perso? Un'intera città non si occupa più di pallone.
La rivalità calcistica Messina la coltiva con Reggio e Catania: i messinesi, comunque vada il campionato, ai reggini si sentono superiori. Con Catania la rivalità è più accesa, tanto che vi capiterà di trovare dei cassonetti della spazzatura con su scritto "CT" e i muri tappezzati di frasi poco carine(provate a chiedere informazioni con accento catanese: non vi risponderanno). Malgrado tutto, i Messinesi non amano e non odiano particolarmente: preferiscono l'indifferenza. Sono ricambiati da una generale antipatia di tutta la provincia: Taormina vorrebbe passare a Catania, gli abitanti della costa Tirrenica, da Capo D'Orlando in poi, si limitano a tifare Palermo.
Ci chiamano "buddaci": il che significa "sborone"; "vanaglorioso". Niente di tutto ciò: i messinesi sono solo pigri, strafottenti e lamentosi. Forse una volta, quando Messina non era stata distrutta dai diversi terremoti, era così. Ai reggini però questo epiteto piace, e continuano a rinfacciarcelo: noi, come sempre, ce ne freghiamo.
Non siamo patriottici: Messina ci piace così e così, più che altro perchè sappiamo che prima dell'ultimo terremoto eravamo molto meglio. Ma tra i messinesi all'"estero"scatta la solidarietà. Improvvisamente diventiamo amiconi, cordiali e spumeggianti.
La Messina-bene è fatta di gente che parla con le vocali aperte e discute solo di soldi, vestiti, affari e sport: li riconoscete perchè non si mischiano con l'"altra Messina". E' una Messina autoreferenziale, fatta di persone che non girano mai se non per affari o vacanze extra-lusso in luoghi remoti. Le due Messine non si incontrano mai, un pò come le rette parallele.
Piazza Cairoli è divisa in due: da un lato la Messina delle vocali aperte, dall'altro quella del "vaja", tipico intercalare locale, come "malanova"o "vadda vadda".
Da questo potrete dedurre che venire a Messina non sia interessante: vi sbagliate.
Potreste scoprire che dietro quel signore della Messina bene travestito da uomo d'affari si nasconda una persona dall'animo, nobile; che dietro quella ragazza malmostosa firmata dalla testa ai piedi che parla solo di scarpe e borse si cela una persona sensibile e riflessiva, e dietro quel tizio dall'aria truce che il sabato sera gareggia con gli altri automobilisti a chi abbia il volume più alto si nasconda un povero cristo che lavora tutta la settimana e quello è il suo modo di sfogarsi.
Un modo tutto particolare s'intende.
Ma questa è Messina: prendere o lasciare.