Ma guarda un pò chi ci governa!
E Prodi disse: «Via i negri»
di Mario Giordano - martedì 24 aprile 2007, 07:00
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Via i negri dall'Italia. Firmato: Romano Prodi. Ma sì, proprio lui, il santo patrono del nuovo Partito democratico: chissà che ne diranno ora i militanti che si sono affrettati a riempire il pantheon piangente con le icone di Nelson Mandela e Martin Luther King. Chissà cosa diranno i cuori puri dell'integrazione a tutti i costi, del multiculturalismo senza se e senza ma, dei cortei arcobaleno perché in fondo, «siamo tutti un po' cinesi, arabi e pakistani». Prodi scriveva proprio così: non aprite le porte ai negri. Diceva proprio: «negri». E domandava: con tutti i problemi che abbiamo dobbiamo aggiungere quelli di una «difficile convivenza razziale»? E poi, ancora, insisteva: «Vogliamo proprio aprire le porte ai lavoratori stranieri» con tutti i disoccupati italiani che ci sono?
Roba che Borghezio, al confronto, è veltroniano. Roba che se la sente, un lumbard della Valbrembana s'iscrive al Partito democratico su due piedi. «Via i negher, chi è che lo dice? Prodi? Ma va? Si chiama Romano, ma l'è dei noster, un brau fiò, quasi quasi lo voto». Roba che oggi sì e no trova spazio, con questi termini, nelle pagine più dure e pure della Padania</B>, in qualche circolo del profondo Nord, nei gazebo dei giovani figli di Alberto da Giussano. Invece no: è proprio Prodi. Ufficiale. Firmato.
L'articolo risale al 19 agosto 1977. Un anno in cui, per la verità, di scemenze se ne sono dette parecchie, e questa è un attenuante per il presidente del Consiglio. Forse c'era un virus quell'anno, un'influenza particolarmente aggressiva nei confronti dei neuroni del cervello che è arrivata fino alle prime pagine del prestigioso Corriere della Sera</B>, dove è stato pubblicato lo scritto prodiano. L'editoriale commentava una notizia ritenuta dal futuro premier del centrosinistra davvero molto preoccupante: a Reggio Emilia erano stati appena censiti 115 lavoratori arabi. Centoquindici, capite? Un dramma nella pacifica terra dell'aceto balsamico. A ripescarlo è stato il settimanale Il Diario</B>, nel suo ultimo numero dedicato al 1977. Titolo della pagina: «Quando il Professore non voleva i negri». Impietoso, per essere un settimanale assai vicino al centrosinistra.
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Simpatico, dai... Però vorrei proprio leggere l'articolo per intero, così non si capisce niente. Anche perchè che fino agli anni ottanta negro non era una parola dispregiativa, la usavano tutti, pure i giornalisti di sinistra (lo so perchè la mia ragazza lavora in Rai e conduce un programma radiofonico sui fatti accaduti 35 anni fa in Trentino... Leggendo i giornali dell'epoca ho scoperto che la parola negro veniva usata con una disinvoltura imbarazzante).
Filippo
Vivo a Trento città, ma la mia stazione meteo è nella campagna di fronte casa dei miei genitori, a Rovereto.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
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Questo in effetti è vero. Non ho bisogno di difenderli per sentirmi a posto con la coscienza, infondo chi li conosce? Mica sono amici miei. Preferisco ribadire che sono in tre e non contano nulla e che se fosse per me li caccerei domani stesso. Comunque se io fossi un comico e sapessi queste cose, sarei il primo a fare ironia a proposito. E' che i comici di destra sono pietosi e non hanno la metà della nostra cattiveria nel fare umorismo. Avessero un briciolo di palle in più, forse a sinistra ci sarebbe un po' più autocritica: mettere in ridicolo le contraddizioni altrui è il modo migliore per colpire nel segno e far riflettere, questo thread ne è un esempio: 23 pagine perchè ai preti brucia sentirsi dire le cose come stanno.
Filippo
Vivo a Trento città, ma la mia stazione meteo è nella campagna di fronte casa dei miei genitori, a Rovereto.
Tu puoi credere quello che ti pare e non mi riguarda, ma il mio riferimento era a 2 famiglie composte da cari amici che:
1. hanno mollato le attività della parrocchia perchè non ne potevano più
2. stanno mollando e aspettano solo la comunione della bimba per cambiarla perchè non ne possono più.
E, sentendo qua e là, non sono gli unici.
Ma ti dirò di più: conosco persone che, non per modo di dire, in Chiesa ci vive che ha persino smesso di donare l'8 per mille dell'IRPEF; ma non certo perchè non pensi che non ce ne sia bisogno; semplicemente perchè "quella quota di soldi la voglio dare alle parrocchie che se lo meritano e non a chi pare alle alte gerarchie".
Ma sì ... saranno dei terroristi comunisti che si infiltravano nella vita parrocchiale in realtà per fare proselitismo stalinista; per 20-30-40 anni ovviamente ....
Io parlo di realtà che conosco; non generalizzo in senso assoluto.
E vedo che ci sono parrocchie che funzionano e parrocchie che non funzionano; e guarda caso la correlazione tra il modo di porsi delle medesime e il "grado di riempimento" è vicino a 1.
Poi è anche vero che la diocesi di Bologna è una delle più disastrate (dal punto di vista dei fedeli, non certo da quello economico .......) da anni di pensiero biffiano (e similare).
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