cosi sembrerebbe...
http://espresso.repubblica.it/dettag...aly/2011967//1
Benvenuti a Velenitaly
di Paolo Tessadri
Concimi, sostanze cancerogene, acqua, zucchero, acido muriatico e solo un quinto di mosto. Con questo miscuglio sono stati prodotti 70 milioni di litri di vino a basso costo. Venduti in tutta Italia
Di vino ne contengono poco: un terzo al massimo, spesso di meno. Il resto è un miscuglio micidiale: una pozione di acqua, sostanze chimiche, concimi, fertilizzanti e persino una spruzzata di acido muriatico. Veleni a effetto lento: all'inizio non fanno male e ingannano i controlli, poi nell'organismo con il tempo si trasformano in killer cancerogeni.
Secondo i magistrati di due procure e la task force che da sei mesi indagano sulla vicenda, questo cocktail infernale è il protagonista della più grande sofisticazione alimentare mai scoperta in Italia. Perché con la miscela tossica sono state confezionate quantità mostruose di vino. Gli inquirenti ritengono che si tratti di almeno 700 mila ettolitri: sì, 70 milioni di litri messi in vendita nei negozi e nei supermercati come vino a basso costo anche dai marchi più pubblicizzati del settore. Un distillato criminale che ha riempito circa 40 milioni di bottiglie, fiaschi e confezioni di tetrapack d'ogni volume, offerte a un prezzo modestissimo: da 70 centesimi a 2 euro al litro.
L'inchiesta è tutt'ora in corso: solo una parte dei prodotti pirata è stata sequestrata perché è impossibile rintracciare tutte le bottiglie. Ma gli elementi raccolti dagli investigatori mostrano un sistema industriale di contraffazione che nasce dalla criminalità organizzata e alimenta le grandi cantine: le aziende coinvolte nello scandalo sono già 20. Otto si trovano al Nord: in provincia di Brescia, Cuneo, Alessandria, Bologna, Modena, Verona, Perugia. Il resto invece è sparso tra Puglia e Sicilia: le sorgenti del vino contraffatto e dei documenti che gli hanno permesso di invadere le botti. Perché con questo sistema criminale i produttori riuscivano a risparmiare anche il 90 per cento: una cisterna da 300 ettolitri costava 1.300 euro, un decimo del prezzo normalmente chiesto dai grossisti del vino di bassa qualità.
Retrogusto al metanolo L'istruttoria è nata partendo da uno dei soliti sospetti: una cantina di Veronella che 22 anni fa venne coinvolta dal dramma delle bottiglie al metanolo. Ricordate? Diciannove persone uccise mentre altre 15 persero la vista per colpa del mix a base di mosto e di un alcol sintetico, normalmente utilizzato nelle fabbriche di vernici: un liquido inodore e micidiale. Una tragedia che cancellò la credibilità della nostra enologia e stroncò l'export. Ma nello stabilimento di Bruno Castagna anche quella lezione sembra dimenticata. Quando nello scorso settembre scatta l'irruzione, gli agenti del Corpo forestale di Asiago e dell'Ispettorato centrale per il controllo dei prodotti agroalimentari trovano subito una situazione anomala: accanto alle cisterne c'erano taniche piene di acido cloridrico, altre con acido solforico e 60 chili di zucchero. Gli ispettori mettono tutto sotto sequestro e fanno esaminare campioni di vino bianco e rosso per capire cosa contengano. I test condotti nell'Istituto agrario di San Michele all'Adige e nel laboratorio di Conegliano Veneto dell'Ispettorato centrale forniscono lo stesso verdetto choc: in quel liquido di uva ce n'è circa un quinto, il minimo indispensabile per dare un po' di sapore. I test sono concordi: tra il 20 e il 40 per cento, non di più. E il resto? Acqua, concimi, fertilizzanti, zucchero, acidi. Sì, acidi: usati per mimetizzare lo zucchero vietato per legge. L'acido cloridrico e l'acido solforico vengono utilizzati per 'rompere' la molecola dello zucchero proibito (il saccarosio) e trasformarlo in glucosio e fruttosio, legali e normalmente presenti nell'uva. Un metodo che consente così di sfuggire ai controlli. Risultato: da una normale analisi non emergerà la contraffazione. I due acidi, assieme alle altre sostanze cancerogene, non uccidono subito, ma lo fanno progressivamente, in modo subdolo. L'acido cloridrico, comunemente chiamato acido muriatico, può provocare profonde ustioni se finisce sulla pelle, se ingerito è devastante.
A Veronella uno degli investigatori è svenuto per i vapori e sono stati chiamati i pompieri per rimuovere le scorte. Il titolare della cantina è stato arrestato per il reato di sofisticazione alimentare con pericolo della salute pubblica: di quel liquido ad alto rischio ne avevano ancora migliaia di litri. Ma il fascicolo aperto dal pubblico ministero di Verona Francesco Rombaldoni poco alla volta si è gonfiato di reati pesantissimi: l'associazione a delinquere per gli imprenditori vinicoli del Nord. Che diventa addirittura associazione mafiosa per i loro referenti meridionali.
Sacra cantina unita Partendo dai silos veneti gli agenti della Forestale sono arrivati ai fornitori della pozione micidiale. La pista conduce fino a Massafra in provincia di Taranto. Secondo l'accusa, l'intruglio proviene da due stabilimenti: la Enoagri export srl e la Vmc srl, vini, mosti e concentrati. Per gli inquirenti il gigantesco impianto della Vmc è stato costruito non per produrre vino, ma per fabbricare quantità industriali di quel mix velenoso: c'è un vero laboratorio chimico. Da lì l'inchiesta si allarga ancora e si estende in tutta Italia, con squadre di investigatori all'opera anche in Sicilia, mentre il coordinamento per il fronte Sud viene preso dal pm Luca Buccheri della Procura di Taranto. Pochi giorni fa il magistrato ha sequestrato i due stabilimenti, ma gli investigatori sono convinti che i titolari siano solo dei prestanome. Dietro di loro, in realtà, ci sarebbero gli investimenti della Sacra corona unità, il nucleo storico della mafia pugliese. E poiché ogni documento falso richiede altre coperture, altre aziende nelle mani della malavita avrebbero fornito certificati e ricevute per giustificare l'attività delle distillerie di veleno. Tutto finto: vino, forniture, bolle di trasporto, fatture. A Massafra è stata sequestrata la Tirrena Vini, definita dagli inquirenti una 'cartiera'. E sono spuntati documenti taroccati realizzati pure da ditte di Trapani, che hanno fatto ipotizzare un collegamento operativo con Cosa nostra siciliana. E per questo anche la Direzione investigativa antimafia è scesa in campo per intercettare i movimenti di capitali impegnati nell'operazione criminale.
Cocktail al veleno Una volta scoperte le sorgenti, gli specialisti della Forestale e dell'Ispettorato centrale per il controllo dei prodotti agroalimentari si sono messi a studiare tutti gli acquirenti della pozione. E hanno ricostruito la mappa di quella che definiscono la più grande frode mai scoperta in Italia: 70 milioni di litri di vino corretto o fabbricato con liquidi pericolosi per la salute. Viene creata una task force di investigatori e informato il ministero delle Politiche agricole. La miscela è finita nelle cantine di sei regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Umbria, Puglia e Sicilia. I primi test avrebbero riscontrato lo stesso cocktail di Veronella: solo il 20-30 per cento è vino, il resto è composto dal solito intruglio di fertilizzante, concime, zucchero e acido made in Massafra. Ma a preoccupare ministero e inquirenti è soprattutto l'uso che ne avrebbero fatto due impianti, uno nel Bresciano e l'altro nel Veronese, che sono leader in Italia nell'imbottigliamento e nella vendita di vini a basso prezzo. Solo da questi due stabilimenti sono uscite milioni di bottiglie, di fiaschi e di cartoni destinati in massima parte al mercato nazionale.
È chiaro che a questo punto l'inchiesta assume una dimensione di alto impatto per l'economia italiana. Con il rischio di un danno d'immagine ben più grave di quello provocato dall'allarme sulla bufala. Per questo il vertice del ministero ha scelto una linea di massima cautela: sia per non compromettere gli sviluppi investigativi sul versante mafioso, sia per non infliggere un nuovo colpo alla credibilità dei nostri prodotti. Il settore basso del mercato è anche quello dove la concorrenza internazionale è più forte, con nuove nazioni che si lanciano con prodotti a prezzi infimi. Ma nonostante i sequestri, moltissime delle bottiglie sotto inchiesta restano in vendita: 'L'espresso' ne ha visto un intero stock in un centro commerciale del Nord-est.
D'altronde le quantità contraffatte accertate finora dagli investigatori non hanno precedenti: 700 mila ettolitri. Un record, che può inondare un'altra delle risorse nazionali con un fiume di vino dal retrogusto di acido muriatico.
(L'Espresso, 03 aprile 2008)
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Inorridisco pensando solo al fatto che, trattandosi per lo più di vino a basso costo, esso sia finito sulle tavole di persone/famiglie che non hanno grosse disponibilità economiche.
Per carità, sarebbe stata una nefandezza anche se questo tipo di vino fosse finito sulle tavole dei benestanti (e non è detto che non ci sia finito) ma spesso, alla fine, a pagare sono sempre e solo i poveracci...![]()
Lo scandalo è che venga solo ora a galla la magagna:
come faceva a costare talvolta meno di un euro al litro il vino in tetrapack dei super?
qualcosa sotto DOVEVA esserci, per forza e aggiungo purtroppo
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nelle pagine vicine altre cosette allarmanti
Nel Brunello c'è il tranello
http://espresso.repubblica.it/dettag...anello/2012048
di Emiliano Fittipaldi
Il celebre vino fatto con altre uve. Il Chianti allungato con rosso d'Abruzzo. Il Passito sotto processo. L'olio tunisino spacciato per italiano. E l'aceto di Modena che nasce a Napoli. Così viene distrutta la credibilità dei prodotti più prestigiosi
Un bicchiere di Brunello
Brunello che non è Brunello, Chianti Classico allungato con Montepulciano d'Abruzzo, olio d'oliva extravergine italiano fatto con olive tunisine, Passito di Pantelleria taroccato, aceto balsamico di Modena prodotto ad Afragola, paesone a metà strada tra Napoli e Caserta. La grande truffa dei marchi made in Italy non riguarda solo le devastanti sofisticazioni che danneggiano la salute, ma anche la presunta qualità dei brand più prestigiosi del nostro mercato agroalimentare. Che dietro le etichette blasonate nasconde spesso e volentieri calici amari. Negli ultimi mesi alcuni dei migliori prodotti nostrani sono finiti nel mirino di procure, dei carabinieri, degli esperti della Forestale e della Guardia di finanza, che hanno aperto inchieste a catena che fanno traballare l'immagine (e le vendite) del food&wine tricolore, proprio durante un appuntamento fondamentale come il Vinitaly di Verona. Gli ultimi dati del ministero delle Politiche agricole sono sconfortanti: l'8,5 per cento dei campioni analizzati in vari settori sono 'irregolari', frutto cioè di alterazioni e sofisticazioni di ogni genere. Il picco negativo è nell'ortofrutta: un prodotto su tre viola la legge.
Blitz a Montalcino Partiamo dal Brunello di Montalcino, tra i vini Docg più celebri del mondo. Prime indiscrezioni sulle indagini della Procura di Siena sono già trapelate su qualche giornale, ma secondo quanto appreso da 'L'espresso' il lavoro degli investigatori sta disegnando una frode in commercio colossale, per cui il 30-40 per cento del carissimo vino prodotto nel 2003 (ma sotto la lente ci sono anche le annate dal 2004 al 2007) rischia di non poter fregiarsi né del marchio di Denominazione d'origine controllata e garantita né del nome 'Brunello'. I pm hanno guardato dentro al bicchiere, e nel fondo hanno scovato il marcio.
Allo stato le aziende coinvolte sono cinque, gli indagati più di 20. L'accusa dei magistrati è, per i cultori, una vera bestemmia: aver mischiato all'uva di qualità Sangiovese, l'unica ammessa dalle rigide regole del disciplinare, altre qualità di origine francese: dal Merlot al Cabernet Sauvignon, dal Petit Verdot al Syrah. Vitigni usati per produrre dal 10 al 20 per cento del prodotto finale. I motivi del taroccamento sono due: le quantità del Sangiovese disponibile, in primis, sono insufficienti a coprire la domanda crescente di mercato. Inoltre il miscelamento sarebbe legato a una mera questione di palato: il consumatore, soprattutto quello americano, preferisce al gusto forte del Brunello Doc una variante morbida, più dolce e 'transalpina'. Molti negano, qualcuno rettifica, Montalcino è sgomenta, ma le prove sembrano schiaccianti: le Fiamme gialle hanno trovato nelle cantine le ricette con cui gli enologi preparavano lo shake di vini, conservati in vasche differenziate prima del cocktail da imbottigliare. Appunti riservati grazie a cui gli esperti confezionavano, dosando con cura le proporzioni, il falso Brunello.
Le posizioni degli indagati sono diverse, ma quattro imprese che esportano in mezzo mondo, come Antinori, Banfi, Frescobaldi e Argiano, hanno migliaia di bottiglie bloccate ed ettari di vitigni sotto sequestro. A gennaio (l'inchiesta è iniziata a novembre) ci sono state perquisizioni anche nelle botti di Biondi Santi, Val di Cava e Casanova dei Neri. Nelle prime due gli inquirenti e gli esperti dell'Ispettorato per il controllo della qualità non hanno riscontrato irregolarità, mentre Casanova resta sotto osservazione. Altre tenute potrebbero finire sotto la lente dei magistrati, che stanno studiando le foto aeree scattate dalla Gdf per individuare i vitigni clandestini.
Chianti d'Abruzzo Se l'alterazione rischia di demolire l'immagine del Brunello, sul piano penale sono molti i capi d'accusa che potrebbero sporcare la fedina degli indagati. Oltre al declassamento del vino e la frode in commercio aggravata dalla norma che tutela i prodotti doc, i pm ipotizzano reati come la falsificazione dei registri di cantina, falso ideologico, la ratifica di documenti truccati.(03 aprile 2008)
Allucinante. Oggi ne ho sentito parlare parecchio, alla radio...allucinante. 70 milioni di litri di una cosa con tracce di mosto ed il resto era acqua, concimi, fertilizzanti, acidi e zuccheri...e veniva venduto come vino...
Personalmente la cosa non mi riguarda, in quanto bevo acqua o birra, al massimo bevo mezzo bicchiere di vino al pasto, ma scelgo di volta in volta bottiglie tra i 5 ed i 10 euro (un paio al mese in tutto).... pero' mi vengon i brividi al solo pensiero. Chissa' quante persone han subito danni fisici piu' o meno gravi per colpa di questi disgraziati. In galera a vita, a pane ed acqua, anzi pane e vino, il loro.
Come se fosse antani...
always looking at the sky
''E' nei ritagli ormai del tempo che penso a quando tu eri qui''
Vasco.
come se uno facesse il Pesto con l'Edera...
(Claudioricci, lunedi' 8 gennaio 2007)
Fermo restando la gravità della truffa come al solito il giornalista di turno dimostra una certa ignoranza in fatto di sostanze chimiche e grida all'orrore per mezze stupidaggini. Se sapesse che nello stomaco l'acido cloridrico abbonda fino ad arrivare a pH 2....
Ciò che conta è solo il pH della soluzione che uno si beveva e le eventuali tracce di impurezze (bisogna sapere quale processo produttivo crea una sostanza) nonchè il livello di diluizione delle stesse nella massa complessiva. Per i concimi vale la stessa solfa: le impurezze.
L'alcool metilico non è inodore, anzi....semmai è incolore e questa sostanza sì che è pericolosa, anche a piccole dosi se continuative. Il fatto poi che si usi nelle fabbriche di vernici non c'azzecca nulla.
Per fare il sapone di Marsiglia si usa la soda caustica, sostanza molto ma molto più corrosiva per il corpo umano eppure nessun giornalista dice nulla, forse perchè il sapone non si mangia.Ed è il miglior sapone per la pelle (lo sto facendo io a casa).
Ovvio che la soda reagisce e quindi ne rimangono solo tracce ma il principio è lo stesso del vino truffaldino. Nessun giornalista ad esempio si preoccupa di quanto male può fare l'anidride solforosa presente nei vini (sopratutto bianchi) e che è legalmente presente così come accade per molti crostacei che ogni giorno acquistiamo freschi (maggiore presenza) o congelati. O di cosa può fare l'aspartame che assumiamo tramite bevande "ligth", o dell'associazione di sotanze ricche di azoto ammoniacale come il Gorgonzola agli spinaci notoriamente ricchi di nitrati (formazione di nitrosammine).
Quando non si è edotti di una certa materia sarebbe meglio chiedere a qualcuno più esperto e non gironzolare per internet pesando di diventare ad un tratto professori di chimica o medici e scrivendo poi commenti roboanti per creare maggiore scandalo nei lettori (quanto mi rompe sto atteggiamento di moltissimi giornalisti).
Ne approfitto tra l'altro per affermare che per i vini prodotti a latitudini meridionali un grave problema nascerà dalle aflatossine. Sono sostanze naturali fortemente tossiche le quali hanno effetti nocivi anche a dosi bassissime se ingerite per lunghi periodi. Le tecniche di indagine stanno migliorando in tal senso e credo che tra qualche anno verranno fuori dei limiti che credo creeranno dei problemi a molti produttori vinicoli.
In merito al Brunello falso io sapevo, così come lo sapevano gli organi di controllo, già dal 2003 che del vino o dell'uva della mia zona (Rosso Piceno) se ne andava in Toscana per diventare il più blasonato Chianti.Sempre di buon vino parliamo però è frode commerciale. Allo stesso modo non mi stupisco affatto se dell'ottimo Montepulciano del vicino Abruzzo sia probabilmente finito in Toscana per divenire "Brunello". Guarda caso al Vinitaly il Montepulciano d'Abruzzo è stato uno dei vini che ha riscontrato maggior successo a quella manifestazione.
Il bello delle Marche e dell'Abruzzo (le cito perchè ne conosco la realtà) è che puoi acquistare del vino eccellente anche sfuso dalle cantine sociali a prezzi modici. La gradazione alcolica e la corposità sono notevoli per cui semmai sei costretto a dilure e non ad aggiungere.
Ultimamente mi sono bevuto il top di gamma di una cantina sociale vicina. Bottiglia da 25 euro, 14.5 gradi, vendemmia del 2002 e con un corpo che sembrava aceto balsamico di Modena. Due bicchieri, un piattone di costatelle alla brace e mi sono abbioccato a fine pasto.![]()
Cmq con 1,5 euro al litro (sfuso) ti bevi del Falerio e del Rosso Piceno non selezionato ma di 12 e 13 gradi rispettivamente e di gradevolezza più che soddisfacente. Stesso discorso per il Montepulciano d'Abruzzo. Con 5 euro puoi acquistare una bottiglia che non ha nulla da invidiare ad analoghi vini molto più blasonati e che costano almeno 3 volte in più.
In Umbria invece la situazione è triste. O compri bottiglie da 10 euro della Lungarotti o ti bevi la monnezza del Tavernello (che bombardamento di pubblicità e vorrei vedere se anch'essa è coinvolta come azienda). Mezze misure non ci sono o almeno non c'erano fino ad alcuni anni fa.
Ultima modifica di Conte; 07/04/2008 alle 11:00
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