Quando ero ragazzo facevo un incubo ricorrente: un assassino mi inseguiva, una volta col coltello, un'altra brandendo catene e per scappare facevo cose rocambolesche, tipo volare da un albero all'altro. Poi però mi beccava e mi bloccava. Poco prima che mi uccidesse finalmente potevo guardarlo in volto: ero io stesso.