L'inciso "a suo modo" significava che non bisogna paragonare quello stile a quella che e' generalmente definita musica psichedelica
Questi sono i significati del termine psichedelico, che di certo non nasce in ambito musicale:
1 si dice di ciò che provoca dilatazione della coscienza, disinibizioni comportamentali, allucinazioni ecc.: farmaci psichedelici2 si dice di fasci luminosi colorati, lampeggianti e in movimento, collegati con un impianto di amplificazione del suono in modo da accompagnare visivamente il ritmo
E' indubbio che lo stile di Kesha rispecchia completamente questa definizione: alcol, feste, musica e luci, c'e' tutto. Che poi non c'entri nulla con quel tipo di musica e' ovvio, ma il termine ci sta in pieno
Anche per il termine onirico vale lo stesso ragionamento: nel video di Take It Off si trasforma in polvere luccicante...
Per carità, non volevo farti giustificare le tue scelte...
mi limitavo al significato "musicale-storico" del termine, dal quale almeno per quel che mi riguarda
questa signorina è FUORI con tutte le scarpe
...la psichedelia non era solo "alcol feste musiche e luci", in realtà era tutta una (sotto)cultura...
Chissà Kesha se sa nulla di Grace Slick, di Ginsberg, di Keruac, di Carlos Castaneda, dei Cream,
di Woodstock (beh, quello ne avrà quantomeno sentito parlare... la madre poi è
una cantante, mi pare... ) ...
ma forse sono anche io troppo "passatista", che mi piaccia o no la storia ha voltato pagina,
diverrò presto un Relitto rifugiato nei miei Hendrix e nei miei Cream... ....
se proprio voglio fare il "moderno", do degli "psichedelici" agli infected Mushroom....
ma la psichedelia VERA era ALTRA cosa.... ALTRA........................
Mi ha colpito l'originalità e la dura freddezza del testo... io che con mio padre ho un rapporto OPPOSTO a questo,
e ci sentiamo tutti i giorni... pur abitando a 9 km di distanza, proprio come la situazione
descritta nel testo....
C.
Dimmi dimmi...hai sentito gli Offlaga alla radio?!
Mio padre è morto dopo 54 anni complicati
e un nome difficile da portare come un sorriso mai segnato da dubbi
non andavamo d'accordo
invecchiando trovo in me particolari di lui, alla mia età di adesso:
qualche segno delle mani, un'espressione allo specchio, un tono di voce
questa cosa non mi piace per niente
da quando se ne è andato ho un'eredità natalizia:
aveva un amico, un milanese conosciuto al servizio militare in Friuli
nei loro vent'anni
era l'inizio degli anni '60 e devono essere stati momenti di grande condivisione
e scoperta del mondo.
Questo tizio io l'ho visto solo due volte, da bambino
gente che aveva più borghesia e più boria di noi
L'ho reincontrato, quell'amico lontano, solo davanti al letto di mio padre morente.
Da allora quell'uomo ha deciso
che io sono mio padre
Ogni anno, la vigilia di Natale, chiama,
parla con me, venti minuti, di cose che non so
e di un periodo in cui non ero ancora nato.
Ha il tono cameratesco che usava con lui
e si sbaglia perfino a chiamarmi per nome.
Mi dice "ti ricordi quello li? quella là?"
esattamente come fossi lui.
Non ho mai condiviso le scelte di mio padre
l'ho odiato cordialmente.
Da sempre.
Ora che non c'è più, sono sereno.
Ho risolto le cose che avevo in sospeso.
Ma ogni anno sento una voce che parla di lui come una persona meravigliosa
e ne parla come non ne ho mai sentito parlare.
Non lo riconosco in quelle storie di amicizia
durata oltre la naturale scadenza.
Resto in silenzio davanti alla devozione di un signore che mi è estraneo.
Che chiama ogni tanto, da molto lontano.
E per pochissimo tempo.
E' una devozione che non è nemmeno paragonabile alla mia.
Che è quasi assente.
Venti minuti.
Non uno di più.
Anche stamattina.
Parla. Racconta. Quasi piange.
Si congeda e mi chiama col suo nome.
Poi si corregge. Mette giù.
Non era con me che voleva parlare.
Non era di me che aveva bisogno.
Mio padre, per tanto tempo,
mi ha telefonato solo una volta all'anno.
La vigilia di Natale.
Era l'unico gesto che si sentiva di fare nei miei riguardi,
vista l'evidente ostilità che gli riservavo.
Quella telefonata, fatta da nove chilometri,
freddi e distanti quanto lo stretto di Bering,
gli costava molto.
Ma non se la negava mai.
Un punto d'onore.
"Ciao figlio, tuo padre sta bene.
Fatti sentire ogni tanto.
Come sta tua madre?
Valla a trovare.
Almeno lei.
Ciao figlio, buon Natale"
Per uno come Metuccio, doveva essere uno sforzo grandissimo.
Ultraterreno.
Talmente grande che ancora non si è esaurito del tutto.
Grande C.R., ne avevo scritto sul forum un mesetto fa.. l'ho sentita la prima volta dal vivo e mi ha messo i brividi.
Lo so che questo che sto per scrivere forse non ha senso... : ma tu prima suoni
Brahms all'organo e poi senti queste terrificanti tamarrate da sottocultura dello sballo ?
E' come uno che prima fa colazione all'Harris Bar qui al Centro e poi mezz'ora dopo
va a leccare i marciapiedi vicino alla Stazione Termini....
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