Per le note vicende di questi giorni e mesi, mi sono recentemente interessato alla storia di Gaza, città fondata poco dopo il 1200 a.C., e mi sono imbattuto in un evento climatico di grande rilievo, motivo per cui scrivo qui. La nascita di Gaza è infatti collegata al collasso dell’Età del Bronzo, nel XIII secolo a.C. In quel periodo esistevano l’Impero ittita, la civiltà egiziana e una fitta rete di città-stato, tra cui la celebre Troia. Salvo gli Egiziani, che con difficoltà superarono la crisi, tutte queste civiltà, collegate da scambi culturali, artigianali ed economici, collassarono nell’arco di pochi decenni. L’Impero ittita scomparve, molte città furono distrutte, e seguì un lungo periodo di “secoli oscuri”, paragonabile a quello successivo al crollo dell’Impero romano. Mentre un tempo si attribuiva la crisi a cause prevalentemente sociali e politiche, le ricerche più recenti mettono in evidenza il ruolo determinante di un evento climatico: una grande siccità (o megadrought) che colpì il Mediterraneo orientale. Ne avevo già sentito parlare ma non l'ho mai approfondito. Questa crisi portò a carestie e a migrazioni di interi popoli, i cosiddetti “Popoli del Mare”, che portarono guerra e distruzione in molte regioni. Secondo diverse ricostruzioni, alcune di queste popolazioni, respinte a fatica dagli Egiziani, si stanziarono nell’area oggi corrispondente alla Striscia di Gaza, dove fondarono nuovi insediamenti, tra cui la stessa Gaza. Questa popolazione, di origine egea pre greca in particolare verrà chiamata dei Filistei nella bibbia (Pəlištīm in ebraico, da qui l'origine del nome palestina)Al di là della parte storica, di per sé affascinante, ciò che colpisce è la portata della siccità, durata diversi secoli e con un picco estremo attorno al 1200 a.C., in coincidenza con il collasso ittita. Le indagini paleoclimatiche, basate in particolare su speleotemi, ma anche su carote lacustri e sedimenti marini, indicano un periodo di circa tre anni di assenza quasi totale di precipitazioni nel Mediterraneo orientale. Ancora più interessante è che segnali di forte aridità emergono anche nel Mediterraneo centrale, Italia compresa. La siccità fu particolarmente severa in Sicilia e Sardegna (isole da cui, secondo alcune ipotesi, provenivano gruppi identificati con i Popoli del Mare) e nella Pianura Padana, dove contribuì al declino della cultura delle Terramare. Le evidenze includono forti abbassamenti del livello dei laghi, tracce di inaridimento del suolo e segnali coerenti negli speleotemi italiani. Tuttavia, emergono alcune anomalie. La crisi colpì soprattutto la Pianura Padana centrale e occidentale e l’Emilia-Romagna, mentre il Friuli sembra essere stato relativamente risparmiato. Inoltre, in Svizzera e Austria i dati indicano non solo l’assenza di siccità, ma addirittura precipitazioni più abbondanti della media attuale. Un altro elemento interessante riguarda la temperatura del Mediterraneo, che all’epoca risulta più fredda di quella attuale, almeno nella parte occidentale, dove le ricostruzioni mostrano un polo freddo nel Golfo del Leone (mancano dati diretti per il bacino orientale).Mi chiedevo quindi: quale configurazione atmosferica può aver generato una situazione così anomala, con siccità estrema nel Mediterraneo centro-orientale, umidità più alta a nord e mari relativamente freddi a ovest? È possibile che ci siano state anomalie termiche atlantiche particolarmente forti a influenzare la circolazione? Non sembra una classica struttura a omega come quelle che oggi provocano le nostre siccità. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi.
Ultima modifica di paolo zamparutti; 13/10/2025 alle 15:07
whatever it takes
Si tratta del Collasso dell'Età del Bronzo
Collasso dell'Età del Bronzo - Wikipedia
Se ne è parlato in altro thread per un evento che potrebbe essere analogo ma precedente.
il td della paleoclimatologia - Pagina 38
stante quello che riporti è una situazione molto complessa
l'assenza di precipitazioni verso il bacino orientale unitamente al sopramedia oltralpe e alle temperature sottomedia nei mari occidentali farebbe pensare a una persistente difficolta del ramo subtropicale a supportare il js oltre una certa longitudine e quindi a un blocco balcanico persistente con abbondanti surplus nelle zone occidentali esposte alle saccature
tuttavia il dato del deficit sulla padana centro occidentale è totalmente antitetico rispetto a questa prospettiva e francamente così su due piedi non trovo spiegazioni sensate in merito
C'ho la falla nel cervello
Tutti questi dati mi fanno pensare a correnti settentrionali dominanti: in Svizzera e Austria ciò favorirebbe l'effetto stau e la pioggia, in Pianura Padana il fohn e la siccità; spiegherebbe la risalita d'acqua fredda dai fondali per upwelling cui è molto sensibile il golfo del Leone nello specifico; le correnti da nord/NE, più secche per natura, potrebbero spiegare fasi meno piovose sul Mediterraneo orientale in quanto, pur con ciclogenesi egee, comunque verrebbe meno l'apporto dell'Atlantico.
Tenderei però a ragionare sul fatto che legare le dinamiche dei movimenti migratori umani a soli fattori climatici sia abbastanza riduttivo, d'altro canto siamo nell'Olocene quindi dubito in cambiamenti così vistosi dal punto di vista climatico, penserei più a fasi di siccità di durata anche solo decennale o ventennale che capitano, magari alternandosi tra settore orientale ed occidentale del Mediterraneo nell'arco della stessa manciata di secoli, non per forza contemporaneamente.
Sulla fine della cultura terramaricola in Pianura Padana, ho letto pocanzi un articolo che evidenziava anche come lo stesso sfruttamento del suolo padano compiuto da quella civiltà, che ha disboscato la pianura, potrebbe aver modificato la capacità del terreno di trattenere acqua e questo aver contribuito ad esaltare la penuria idrica più del semplice fattore climatologico. Non dimentichiamo che oggi la Pianura Padana è fatta su misura d'uomo, con grandi opere di canalizzazione che cercano di ottimizzare il consumo dell'acqua: immagino le difficoltà di popolazioni ben più primitive dunque, che si trovavano per la prima volta a gestire un territorio vergine in questo senso e che viene da essi stessi profondamente modificato senza però essere stato sufficientemente ottimizzato sul lato idrologico da parte dell'uomo stesso.
Tendiamo a dimenticare quanto l'uomo sia dipendente dalle acque all'epoca d'oggi, e quanto dunque anche brevi fasi di siccità potessero essere tremende su civiltà che magari si erano innestate su periodi favorevoli da quel punto di vista. Basta vedere come i Romani costruissero le loro città solo se nelle immediate vicinanze (100 km) ci fossero sorgenti d'acqua abbondanti e fresche, e come si prodigassero compiendo miracoli dell'ingegneria per portarle e canalizzarle anche a decine di kilometri con i loro acquedotti. Ma qui parliamo già di 2000 anni fa, non di 3000 anni fa e di popolazioni come quelle padane che tecnologicamente erano ben più indietro rispetto a quelle del Mediterraneo orientale.
Considerando che la bassa pianura padana (ma nemmeno troppo bassa, persino la zona di Treviglio) era letteralmente inabitabile perché paludosa, il fatto che i popoli terramare possano aver sfruttato troppo i suoli dell'alta pianura (principalmente emiliana) è plausibile, essendo già meno fertili di base. In ogni caso nonostante un calo di precipitazioni in Anatolia e sull'Egeo, le coste del Mar Nero non dovrebbero mostrare forti precipitazioni? Probabilmente con correnti settentrionali dominanti erano troppo fredde, anzi inizialmente da quel poco che ricordo non ci furono civiltà avanzate nel bacino, essendo anche chiuso.
dalla storia si impara che non si impara dalla storia
Non ne so niente circa la storia della costa settentrionale dell'Anatolia in epoca pre-ellenica, che io sappia le principali popolazioni umane erano stanziate tra l'altopiano interno e la zona meridionale della odierna Turchia, dove sorgevano i centri più antichi (Catal Huyuk da alcuni ribattezzata come la più antica città al mondo, già esistente 8000-9000 anni fa).
Credo poi che sarebbe stato un fenomeno molto limitato, alla costa settentrionale o alle montagne retrostanti appunto, andrebbe indagato con qualche proxy climatologico raccolto nell'area ma non so se sia mai stato fatto.
correnti prevalenti da NE, per semplificare, dovrebbero favorire le precipitazioni da stau sul lato adriatico ma anche sui versanti di Corsica e Sardegna rivolti a oriente. questa configurazione porta precipitazioni abbondanti a nord delle Alpi anche se poco si riallaccia col fatto che sul Friuli le precipitazioni non fossero in particolare declino (a parte che in Friuli piove appena si muove una bava di vento proveniente da qualsiasi direzione...)
nella presentazione si parla di diversi secoli di siccità e di 3 anni praticamente senza piogge: se posso prendo questi dati abbastanza con le pinze, dato che sono ricostruzioni e che spesso si fa fatica a credere a qualcosa scritto da un uomo di 100 anni fa...
potrebbe esserci stato un periodo freddo a giustificare il tutto? nel senso che con il freddo i raccolti diminuiscono la resa e anche le precipitazioni calano, portando siccità e ulteriore calo dei raccolti. un ciclo duraturo di questo tipo potrebbe aver portato le popolazioni a migrare per non morire di fame? i mercanti in qualche modo si muovevano e le voci di terre calde e ospitali alle estremità del mediterraneo già c'erano e le notizie di civiltà sviluppate erano già note. ma per occupare quegli spazi era necessario andare armati o si sarebbe diventati schiavi. congetture mie.
Credi alla neve solo sotto le 48 ore!!
Pattern simile a inverno-primavera 2006 reiterato?
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