Mercoledì scorso avevo una giornata libera prima di partire per la Russia. Era la prima giornata sufficientemente stabile per non rischiare di trovare brutto tempo e veniva alla fine di una fase perturbata molto lunga che aveva portato centinaia di millimetri di precipitazione sulle Alpi ma soprattutto Prealpi Centrali. L'idea era quella di vedere tale precipitazione accumulata al suolo come neve.
Parto alla volta della Valgerola per il lago di Trona da Pescegallo, ciaspolata senza pretese. Non avevo fatto i conti con le temperature che si erano alzate parecchio. Risultato: ravanata epica pur con le ciaspole ai piedi vicino a pendii che distaccavano in continuazione. |OO|
No grazie.
Dopo aver tribolato più di un'ora e aver scattato una foto al complesso del Pizzo di Trona (Foto 1), me ne torno affondando e scivolando alla macchina. Mai avrei pensato che una così cocente delusione sarebbe stata cancellata a breve da un'esperienza magica e unica che mai avevo provato prima.
Tento il Piano B: Madesimo con eventuale ciaspolata verso il rifugio Bertacchi. Le schiarite sono previste per il tardo pomeriggio, ma c'è da crederci con un microclima come quello di Madesimo? No, anzi, forse sì.
Arrivo, il tempo è poco nuvoloso tranne verso la Svizzera dove sono presenti evidenti virghe di neve non collegate a nuvole da precipitazione e quindi probabilmente in dissoluzione. Nella mia mente è già balenata l'idea Montespluga. "Un'occhiata alla zona del lago e poi passeggiata" - penso.
Sulla strada l'accumulo cresce a vista d'occhio e se a Madesimo la neve è solo nei prati, pochi metri più sopra compaiono delle belle pareti sui cigli. Non avevo mai visto una parete di neve sulla strada in vita mia, lo giuro! Passata la diga, la neve si misura in metri e ben presto pareti più alte della mia auto coprono la visuale. Il tempo è molto nuvoloso, nebbioso e nevischia. Con mia grande sorpresa raggiungo Montespluga con strada completamente pulita (tranne i cumuli ai lati), parcheggio. E' un delirio di neve, sembra di essere in Norvegia. (Foto 2) La cabina del telefono è sommersa, per fortuna che ci sono i cellulari! (Foto 3)
I cumuli della neve rimossa rivaleggiano in altezza con le abitazioni a più piani (Foto 4). A un tratto il cielo si apre proprio mentre mi sto incamminando verso il Passo dello Spluga. Le ultime virghe nevose sono evidenti nel cielo (Foto 5). Una Jeep mi passa a fianco. Dove sta andando? I muri di neve sono immensi e opprimenti. Quanti metri? 4? A 1900 metri di altezza? Al 23 di Aprile? Ma è pazzesco, altro che Stelvio! (Foto 6 e 7)
Torno in paese (Foto 8), la luce migliora ancora e il cielo si rasserena: "Eh no..." - penso - "..non posso perdermi questa luce!". Prendo la macchina e mi avvio di nuovo su per la strada verso il Passo. (Foto 9,10, 11). Salgo un altro po': ho sbagliato strada, questa è l'Antartide! (foto 12,13).
E' ora di andare. La strada chiude alle 18, ma non voglio fare tardi a cena: il giorno dopo c'è un aereo da prendere. L'auto-compiacimento è intensissimo e ringrazio la macchina che mi ha portato a vivere questo sogno (Foto 14). Sulla via del ritorno gli sprazzi di blu tornano a chiudersi. C'è una luce magica (Foto 15, 16) che mi trattiene ancora alcuni minuti come in un sentito commiato.
Segnalibri