Che la meteorologia sia ricca di fascino (per chi la ama) anche perchè in essa non vi è nulla o assai poco di determinato a priori, era già cosa nota ma davvero questa bellissima scienza non perde occasione per volerci dimostrare che anche le più ghiotte aspettative possano andare alla deriva o realizzarsi in maniera diversa.
Mi riferisco agli esiti del recente sconquasso stratosferico che è stato definito come uno dei maggiori casi di riscaldamento (forse il maggiore) da quando si parla, con dati alla mano, di stratosfera specialmente se consideriamo il contesto nel quale si è verificato.
Coloro che seguono da alcuni anni, in maniera piuttosto assidua le "vicissitudini circolatorie" del nostro emisfero avevano vissuto già in precedenza esperienze di eventi stratosferici più o meno rilevanti e dai quali si era ricavata una "lezione" per il momento dimostratasi attendibile ovvero che poco o nulla può la stratosfera se la troposfera non collabora o cmq si dimostra in tutto o in parte refrattaria agli stimoli che provengono dall'alto.
Tuttavia la veemenza di questo episodio aveva, quantomeno nel sottoscritto, un pò stimolato grandi fantasie e portato alla memoria i grandi eventi del passato, facendo ripercorrere le date di inverni storicamente incisi nei ricordi per la loro crudezza in termini di gelo e precipitazioni.
Come abbiamo visto il tutto si è dimostrato poco veritiero.
Non sono qui naturalmente a proporre delle verità di cui personalmente non mi ritengo adatto divulgatore in quanto scevro di adeguate conoscenze scientifiche, tuttavia mi sono ormai fatto alcune idee sulle cause del mancato coupling strato/tropo responsabile di aver erogato gli effetti del MMW in maniera del tutto residuale e col contagocce.
Si è parlato di effetti mancati a causa della Quasi Biennal Oscillation occidentale e in regime di minimo solare che avrebbe per l'appunto la trasmissione di tali eventi.
Tuttavia mi domando perchè, se questa deve avere avuto un qualche peso su questa vicenda, lo split stratosferico abbia compiutamente operato il suo realizzarsi fino a 70 hpa e non solo in prossimità del polo ma a tutte le latitudini del nostro emisfero, bloccando in toto le velocità zonali, dal momento che la Qbo che è un indice equatoriale stratosferico che rileva i venti zonali stratosferici alle quote di 30 e 50 hpa.
L'osservazione empirica naturalmente mi porta ad un certo parallelismo con l'inverno 2007/2008, stagione pesantemente condizionata da un regime Nina like, e connotata da una situazione assai statica su parte dell'Europa e del Mediterraneo.
Gli effetti di un "regime" ENSO neg. si esplicitano anche in un'inibizione dell'ondulazione tropicale normalmente rilevata anche attraverso i parametri e le fasi della Mjo nonchè attraverso l'estensione di diffuse anomalìe negative sul Pacifico settentrionale.
La fase di ENSO neutro ha consentito la creazione di un dipolo in seno alle SST del pacifico sett. praticamente analogo a quello presente nel nostro oceano, rendendo possibile un regime ondulatorio piuttosto marcato sia in seno al vortice polare (da subito piuttosto disturbato dall'andamento troposferico) sia in seno alla circolazione delle medie latitudini, spesso divergente (o convergente) dall'andamento del vortice polare e in grado di creare situazioni interessanti talvolta a prescindere dal comportamento del vortice stesso.
Il dipolo pacifico si è concretizzato in un regime prevalente di PNA index + assicurando pertanto una buona ondulazione anche in entrata sugli states e in uscita in Atlantico.
Poi il tutto si è ottimamente completato con il dipolo Atlantico caratterizzato da anomalìe positive a W dell'Islanda e negative a oriente e con una contestuale intensa anomalìa positiva posizionata poco a est rispetto alle coste centrali degli States in rpsossimità del 40° parallelo.
Gli elementi troposferici in gioco erano davvero buoni e infatti ci hanno regalato una prima parte dell'inverno assai interessante.
Tuttavia gli effetti della NIna, conclamata da gennaio (o forse prima?) si sono resi visibili, specie dalla 2a metà di gennaio, e tradotti in una graduale e sempre più visibile "ingessatura" della circolazione alle medie latitudini, in un'inibizione pressochè totale dei pattern rappresentati dalle anomalìe di gpt rappresentati nelle varie fasi della Madden nonchè da ultimo nel repentino raffreddamento delle acque oceaniche del comparto occidentale del nord Pacifico ( quelle orientali erano già negative per effetto della PDO neg.).
A questo punto i forcing meridiani nel pacifico venivano in parte o del tutto inibiti o cmq fortemente ridimensionati quanto a lunghezza ed incisività nel trasporto d'onda nell'emisfero e si creavano semiondulazioni a carattere stazionario a causa della deviazione del flusso in uscita dal vortice polare (vedi zona Namias).
Naturalmente i riflessi dell'ondulazione ad onda lunga venivano decisamente ridimesionati da tale situazione tuttavia nel comparto atlantico perduravano le anomalìe bipolari dell'inizio inverno e pertanto una certa ondulazione rimaneva non del tutto inibita.
In questa situazione si potrebbe inquadrare l'evento stratosferico.
Ed è proprio quel che è accaduto in ragione dell'evoluzione descritta che concorre a rafforzare la mia personale convinzione, ovvero che senza i presupposti troposferici, la stratosfera , per quanto fortemente condizionata da eventi warm, nulla o poco può sulla circolazione troposferica.
Discorso parzialmente diverso forse occorrerebbe fare per gli eventi del tipo cold legati per l'appunto a raffreddamenti stratosferici i quali, in effetti, sembrano maggiormente deputati nell'incidere sull'andamento troposferico (forse proprio per la caratteristica maggior facilità di propagazione verso il basso di masse di aria fredda) anche se la troposfera per l'appunto è caratterizzata da un andamento disturbato del vortice, ma non è certo questa la sede di approfondimento del tema che peraltro è assolutamente troppo complesso per le limitate conoscenze in capo al sottoscritto .
Quindi mentre fino all’incirca ai 70 hpa l’evento si è compiutamente tradotto in uno split polare più in basso la troposfera ha posto i suoi limiti alla propagazione degli effetti del forte riscaldamento.
In primis si è denotata una scarsa propagazione del rallentamento delle velocità zonali alle medie latitudini già a 100 hpa, ovvero mentre si assisteva ad un aumento dei gpt in tutto il comparto nord atlantico e nelle corrispondenti zone polari e subpolari, i venti zonali continuavano ad imperversare al di sotto del 50° parallelo, creando di fatto una parziale divergenza del j-s polare rispetto ai forti e miti venti oceanici .
In secondo luogo, mentre si assisteva cmq alla creazione di una robusta anticiclogenesi nel comparto atlantico, l’Oceano pacifico si dimostrava coriaceo a tale comportamento.
Nessun forcing bipolare=nessuno split troposferi co, ma di fatto un desplacement del cuore del vpt laddove forcing non ce n’erano ovvero una graduale traslazione dello stesso verso la Siberia orientale e poi fino agli estremi più settentrionali del Pacifico occidentale.
Sono tuttavia convinto del fatto che, qualora non vi fosse stato alcun riscaldamento stratosferico, la troposfera da sola avrebbe di fatto chiuso la sessione invernale a fine gennaio mentre i pochi effetti dello straordinario strat warming hanno di fatto enfatizzato le caratteristiche troposferiche facenti capo al dipolo atlantico, rendendo possibili i recenti esordi invernali nelle nostre regioni centro meridionali.
Ora potremmo essere verosimilmente quasi alla fine di tutto ciò, sia da una parte per la graduale minore incisività troposferica degli eventi strato, sia per il venir meno del dipolo atlantico a favore di una situazione più propriamente caratteristica di un regime AMO+.
Accorpando queste caratteristiche con quelle indotte dal regime della Nina, potremmo considerare la circolazione in fieri avviata progressivamente alla primavera, con discese atlantiche via via più dolci e meno incisive sia sotto il profilo termico che perturbativo.
Non è secondo me remoto mettere in preventivo nel long range un periodo caratterizzato da una fase alto zonale piuttosto dolce quanto a ondulazioni.
Al più sarà da verificare a che altezza potranno posizionarsi i massimi alto pressori in verosimile propagazione verso i meridiani europei, unicamente per verificare se potrà trattarsi di una fase piuttosto stabile e mite oppure caratterizzata da una debole circolazione orientale e pertanto più fresca e instabile specie per il centro sud.
Mah…. Chissà quante ne avrò sparate!