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  1. #1
    Bava di vento L'avatar di ilbonardi
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    Predefinito Clima e ghiacciai nel Medioevo alpino.

    Buondì.

    Apro questa discussione a puntate nel tentativo di fare un po' di luce su uno dei temi più dibattuti, qui e altrove, della storia del clima.
    Non sarà breve ...
    A chi lo vorrà, buona lettura.



    Una premessa
    Dieci anni fa, nel febbraio del 1999, in occasione di un convegno sulla storia del clima organizzato a Milano, Christian Pfister poneva al centro della sua relazione la seguente, fondamentale domanda: “quanto fu caldo il Periodo Caldo Medievale?”. L’anno dopo (2000), un ottimo articolo di Thomas Crowley e Thomas Lowery appare sulla rivista A Journal of the Human Environment con lo stesso identico titolo (How Warm Was the Medieval Warm Period?). Coincidenze a parte, la domanda è oggi più che mai di grande interesse e ne contiene implicitamente una seconda, altrettanto fondamentale: quanto fu lungo tale periodo? Come sappiamo, si tratta questioni chiave anche per un’esatta storicizzazione, con tutto ciò che questo comporta, dell’attuale GW-AGW.
    Basta una rapida navigazione in rete per comprendere quanto i limiti di questa fase climatica siano ancora oggi incerti. E’ sufficiente inserire nei motori di ricerca termini quali Medieval Warm Period (MWP), Medieval Climate Optimum, Medieval Climate Anomaly, Periodo Caldo Medievale, Optimum Medievale o altri analoghi per avere la riprova di tali incertezze, e non solo nelle pagine di carattere più divulgativo. Incerti gli inizi, dilatati dal VI (!) al XI secolo a seconda di casi, altrettanto insicura la fine, diversamente collocata dalla metà del XII al XV sec. e anche oltre! Ne’, in verità, a livello scientifico, esiste oggi una definizione temporale precisa e universalmente accettata di questa fase. Per inciso, dobbiamo a H.H. Lamb (1977 e 1982) la prima definizione di MWP, con la sua iniziale collocazione tra X e XIV secolo. La scansione 900-1300 d.C. è a tutt’oggi, la più diffusa nelle definizioni di MWP, ancorché molti studi ne abbiano progressivamente ridotti i termini (il suo allargamento è invece spesso il frutto di basi scientifiche almeno incerte).
    Tenterò qui una qualche risposta a tali quesiti, limitatamente all’area alpina, attraverso un’analisi inizialmente centrata su un indicatore climatico d’eccellenza, i ghiacciai, e progressivamente allargata all'utilizzo di altre fonti. A partire, o meglio incrociando, le risultanze che provengono dalle diverse discipline, quelle scientifiche e quelle storiche, con l’aggiunta di elementi inediti e di altri non nuovi ma qui reinterpretati in chiave paleoclimatica.
    Implicitamente, si fornirà così risposta pure alla talora supposta (anche su questo forum…) scomparsa dei ghiacciai alpini durante il Medioevo.

    Va premesso che, come noto, le masse glaciali rispondono a diversi parametri climatici, ma che, tra essi, le temperature estive (dell’estate idrologica o glaciologica) svolgono senza dubbio il ruolo di motore principale. Nel contempo va ricordato anche che la risposta frontale dei ghiacciai (parametro utilizzato insieme ad altri in questa ricostruzione) ai mutamenti del clima avviene con anni o decenni di ritardo (tempo di risposta) e che, per alcuni apparati di maggiori dimensioni, la reazione delle fronti ai cambiamenti di breve durata può anche non palesarsi, risultando “assorbita” da dinamiche climatiche preponderanti di più lungo periodo (vedi ad es. la mancata risposta del Grosser Aletschgletscher e del Gornergletscher alla fase positiva degli anni Sessanta-Settanta del XX secolo).

    1) Il Giubileo alla fine del MWP?
    L’anno 1300 viene dunque spesso elevato a data, non solo simbolica, di confine del MWP e, conseguentemente, di apertura di una nuova fase climatica.
    La sua assunzione, dal punto di vista dei ghiacciai alpini, pone però non pochi problemi.
    Nel suo notissimo “Tempo di festa, tempo di carestia”, Emmanuel Le Roy Ladurie riporta al proposito un primo elemento di indubbio interesse. Giusto per quell’anno un documento citato dallo storico francese testimonia infatti di un’importante avanzata del Ghiacciaio di Allalin, nella Saastal (Vallese, CH). La testimonianza è ripresa anche da altri autori tra cui Lamb (1982) e Grove (1990) e approfondita dallo stesso Le Roy Ladurie et al. in un articolo del 1975 apparso sulle Annales (La forêt de Grindelwald : nouvelles datations, Annales. Économies, Sociétés, Civilisations, 1975, n° 1, pp. 137-147).
    Nonostante le sue dimensioni (attorno ai 9 km2), la significatività meteo-climatica dei movimenti annuali dell’Allalingletscher è molto alta, come dimostrano le puntuali e rapide risposte della sua fronte alle variazioni climatiche degli ultimi 130 anni, tra cui gli oltre 750 m di avanzata dalla metà degli anni ’60 ai primi anni ’80 (1965-1983, +42,5 m/n) e i successivi 870 m di ritiro dal 1983 al 2008. Senza dubbio un ottimo indicatore!



    Fig. 1 - Variazioni lineari e cumulate del Ghiacciaio dell’Allalin (1881-2008). (VAW / SCNAT Glacier Monitoring Network, 2008)

    Pur essendo impossibile quantificare con esattezza la portata del progresso medievale dell’Allalin, appare evidente che quella in esame fu una crescita importante, capace infatti di condurre il ghiacciaio sino al fondovalle della Visp (evenienza che peraltro ha costituito la norma nei secoli della PEG).


    Fig. 2 - La fronte del Ghiacciaio dell’Allalin alla fine degli anni Cinquanta. (Emmanuel Le Roy Ladurie et al., 1975)

    Non conosciamo né la situazione da cui prese avvio l’avanzata, né il suo anno d’inizio, né, tantomeno, la sua “velocità di propagazione”. Se tuttavia ipotizziamo una situazione dimensionale di partenza simile a quella odierna, e applichiamo un trend di crescita medio analogo a quello degli anni ’60-’70 (42,5 m/n), otteniamo alcuni risultati teorici abbastanza interessanti. Per percorrere il chilometro e mezzo che separa l’attuale fronte dell’Allalin (2601 m, 2005) dall’area del suo antico sbocco nel fondovalle (a ca. 2040 m), poco a N della diga del Mattmarksee, sarebbero stati necessari circa 35 anni di ininterrotto progresso (eventualità altamente improbabile vista la rapidissima capacità di reazione di questo apparato alle variazioni climatiche interannuali). Nella migliore delle ipotesi, quindi, l’avanzata del ghiacciaio, e dunque il mutamento climatico che ne è all’origine, avrebbe avuto inizio almeno 3-4 decenni prima, con relativo spostamento all’indietro della fine del AMWP (Alpine Medieval Warm Period).
    In alternativa, possiamo immaginare un’avanzata del ghiacciaio secondo ritmi ancor più rapidi (> 42,5 m/n) il che comporterebbe l’assunzione di una variazione climatica più brusca, potente e ininterrotta, degna della miglior PEG (ma neppure in questa si sono mai verificati interi decenni così violentemente favorevoli al glacialismo alpino). Questa ipotesi non sembra in ogni caso suffragata dagli elementi meteo-climatici a disposizione (indicanti, come vedremo, una fase di fine secolo “solo” moderatamente favorevole al glacialismo).
    O, ancora, possiamo supporre una crescita del ghiacciaio secondo i ritmi ipotizzati (42,5 m/n), ma con “meno strada davanti”, ossia a partire da una situazione frontale più avanzata dell’attuale. In questo caso, dobbiamo necessariamente considerare un “clima di avvio” più freddo rispetto a quello che caratterizza nella regione l’attuale fase di AGW e, di nuovo, un AMWP un po’ meno dilatato o un po’ meno intenso.
    Tutte le ipotesi si radicalizzano nel senso indicato se (come pure qualcuno vorrebbe…) si presuppone una situazione glaciale e climatica di partenza addirittura peggiore (più calda) di quella odierna, ossia con distanze iniziali più ampie tra il nostro ghiacciaio e il corso della Visp.

    In tutti i casi, assumendo l’Allalingletscher a indicatore del clima regionale, all’anno del primo Giubileo dell’era cristiana le condizioni climatiche delle Alpi erano da tempo virate al peggio, cioè al meglio per i ghiacciai alpini. Nel 1300, l'arco alpino era, da alcuni decenni almeno, coinvolto in una fase fredda favorevole al glacialismo che nulla ha a che vedere con il supposto, e semmai precedente, Periodo Caldo Medievale.

    Dopo questo primo, breve riposizionamento dei limiti dell’AMWP, restano tuttavia aperte non poche questioni cruciali: è possibile ricondurre a date più certe tale “peggioramento”? All’ultimo terzo del Duecento, cioè, o a prima ancora? E in ogni caso, quali erano le condizioni climatiche di partenza? Infine, il Ghiacciaio dell’Allalin intraprese da solo tale corsa in avanti o si trattò invece, come sembra ovvio supporre, di una dinamica più generalizzata, seppure ridefinita dai tempi di risposta peculiari a ciascun ghiacciaio?





    --- continua ---
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    Ultima modifica di ilbonardi; 16/09/2009 alle 15:04
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  2. #2
    Vento fresco L'avatar di Jadan
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    Predefinito Re: Clima e ghiacciai nel Medioevo alpino.

    Grande! Aspettavo da tempo un tuo intervento del genere.

    Un paio di cose:
    1) Occhio alle immaginie ché non le vedo.
    2) Per la redazione. Non sarebbe il caso di mettere questo thread tra quelli in evidenza in modo che la discussione su di esso non lo appesantisca? Così avremmo un thread in evidenza con i post di ilbonardi e (eventualmente) uno "sotto" con la discussione e i commenti.
    Maurizio
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  3. #3
    Vento teso L'avatar di Sandro58
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    Predefinito Re: Clima e ghiacciai nel Medioevo alpino.

    Un contributo da MeteoParma, Meteo Parma

    Non sono pero' citate le fonti:

    IL PERIODO CALDO MEDIEVALE
    Interessante articolo sulla fase calda che interessò l'Europa circa 1000 anni fa - a cura di G.B. Mazzoni
    Non è facile riassumere quelle che sono state le variazioni climatiche durante il periodo medievale, che racchiude un ampio arco di Secoli.

    All’incirca il caldo iniziò nell’VII – IX Secolo, per protarsi fino ai primi anni del 1200, tuttavia il periodo con le temperature più elevate è quello attorno all’anno 1000 e successivi, quando le notizie di inverni rigidi praticamente scompaiono dal panorama italiano ed europeo.

    Fu un cambiamento climatico di grossa portata, con importanti conseguenze economiche, ma fu anche un periodo di grande benessere per molte popolazioni.

    E’ comunque difficile racchiudere in poche righe un evento, quello del Caldo Medievale, che si è verificato in più fasi, con alterne vicende differenti da zona a zona, ma caratterizzato comunque da un aumento medio delle temperature che sono giunte a livelli decisamente più elevati di quelli odierni.

    Allora, dopo un periodo di freddo culminante nei Secoli V e VI, il clima si mitiga notevolmente sul nostro Continente.

    L’aumento delle temperature, se da una parte provoca numerosissimi episodi di grande caldo e di siccità, che misero in difficoltà le popolazioni delle pianure mediterranee, dall’altra portò ad una momento di grande sviluppo e prosperità delle zone marginali per la nostra agricoltura, in particolare delle zone Alpine, che registrarono un aumento della popolazione e la nascita di nuovi villaggi anche a quote elevate.

    Inoltre, la presenza di un livello delle nevi permanenti molto più elevato di adesso, con la scomparsa di ghiacciai e di nevai, permise, durante questo periodo di “Optimum” medievale, (durato all’incirca tra l’800 ed il 1200 dopo Cristo), la creazione di nuove strade e di nuovi passi in alta montagna, e quindi maggiori possibilità di comunicazione tra le popolazioni delle vallate alpine, italiane ed estere, nonché la possibilità di coltivare cereali fino a quote relativamente elevate.

    Un’altra popolazione situata ai margini climatici, ma che trasse dall’optimum medievale nuova linfa per il suo sviluppo, fu quella della Scandinavia, che conobbe il culmine della propria civiltà e prosperità proprio in quel periodo.

    I Vichinghi, eccellenti navigatori, sulla spinta della ricerca di nuovi banchi di merluzzo, e grazie anche alla ridottissima presenza di Icebergs, praticamente scomparsi dall’Oceano Artico, ed al ridotto numero delle tempeste invernali, colonizzarono dapprima l’Islanda, nell’874 DC, poi successivamente la Groenlandia.

    Qui si inserisce la storia di Eric il Rosso, avventuriero, rissoso, spaccone ed anche assassino, ma anche coraggioso esploratore.

    Condannato per l’assassinio del padre, dovette riparare in Islanda, ma qui, nuovamente condannato all’esilio, fuggì da essa alla ricerca di una terra leggendaria che era stata avvistata cento anni prima da un navigatore, chiamato Gunnbjorn, trascinato da una tempesta.

    Riuscì a trovare questa terra, che immediatamente battezzò “Green – Land”, Terra Verde, in quanto ricca di pascoli e di foreste.

    Tornato in Islanda, 4 anni dopo vi partì con una flotta di venticinque navi cariche di viveri, bestiame, cavalli, capre, montoni, e circa 700 persone.

    Non tutte giunsero a destinazione a causa di una tempesta, ma il numero fu sufficiente per formare la prima colonia vichinga in Groenlandia.

    Favoriti da un clima molto clemente (si stima che le temperature fossero di almeno 4°C superiori al livello attuale), la colonia groenlandese prosperò a tal punto da raggiungere i tremila abitanti e circa 190 fattorie.

    Qui si coltivavano cereali, che giungevano a maturazione in Estate, e le costruzioni, ed il materiale da riscaldamento, era costituito dal legname delle foreste, a testimonianza di un clima molto più caldo dell’attuale.

    Vi si stabilirono addirittura due sedi vescovili, che pagavano il loro tributo a San Pietro con avorio di tricheco.

    Spinti dalla pesca dei banchi di merluzzo, ma anche dalle favorevolissime condizioni del mare, privo di ghiacci e con poche tempeste, i Vichinghi giunsero fino alle coste di Terranova, nel Nord America.

    Il periodo più favorevole del clima medievale fu sicuramente l’XI Secolo, 100 anni durante i quali, nel clima europeo, vengono segnalati solamente due inverni rigidi, quello del 1044, e soprattutto quello del 1010-11, che fu veramente severo, in quanto si formò ghiaccio intorno all’Islanda, gelò il Bosforo, e gelò perfino il Nilo al Cairo!

    Una delle testimonianze più significative di questi 400 anni di grande caldo fu anche la scoperta della tomba dell’Apostolo San Giacomo a Compostela, nell’814.

    Tale scoperta fu preceduta da una serie di “segni del cielo”, ovverosia una inusitata serie di aurore boreali visibili fin sull’Europa Mediterranea.

    Era l’inizio di un’attività solare molto più elevata di adesso, che segnò anche l’inizio del periodo di grande caldo.

    Durante questo periodo si susseguirono anche numerose le siccità, dovute all’aumentata presenza dell’Anticiclone Africano.

    Il fiume Sarthe, in Francia, che attraversa Alencon, in Normandia, zona umidissima ed esposta alle correnti atlantiche, sembra che si sia disseccato tre volte nel corso della storia, una volta durante il regno di Carlo Magno, la seconda nell’835, la terza nel Giugno del 1168 per appena mezz’ora.

    La presenza di numerose siccità accompagnate da invasioni di cavallette africane (nell’873 risalirono dalla Spagna fino alla Germania, nel 1195 raggiunsero Austria ed Ungheria, ma a volte si spinsero addirittura fino ai Paesi Scandinavi), determinarono diverse carestie medievali nei paesi mediterranei.

    In Italia ulteriori problemi furono causati dall’innalzamento del livello del mare, con l’impaludamento di numerosi tratti costieri, ed il proliferare conseguente della malaria nelle zone di pianura.

    Come conseguenza, ed anche come mezzo di difesa dagli eserciti invasori, si preferì costruire i centri abitati nelle zone di collina e di montagna (grazie, comunque, anche al clima favorevole delle zone montane, dove le calure estive non erano mai eccessive).

    In Francia prosperarono le coltivazioni di cereali, grazie al clima più caldo e secco (sulla fascia settentrionale francese sono infatti le Estati umide a provocare problemi nella coltura cerealicola ), mentre si estesero le foreste di querce, adatte ad un clima secco e caldo, che sono foreste rade, in grado di permettere l’allevamento del bestiame allo stato brado , ed il nutrimento con ghiande.


    In Inghilterra prosperò addirittura la coltura della vite, con produzione abbondante di vino sulla parte meridionale e fino al 53° parallelo.

    Per la coltura della vite, occorre che la temperatura media dei tre mesi estivi sia di almeno +18,5°C, mentre attualmente a Londra è di almeno due gradi inferiore.

    Un’Estate come quella del 2003 era quindi la norma, durante il periodo medievale, forse addirittura ancora più calda.

    Si pensa che la temperatura media annua sia stata pari a +10,5°C per quasi due secoli nell’Inghilterra Centrale, per poi crollare di almeno 1,5°C nel periodo successivo.

    Nei 170 anni compresi tra il 1020 ed il 1190 l’Islanda conosce solo una volta la presenza di ghiacci attorno all’Isola, e questo è veramente un fatto eccezionale.

    L’Inverno in questione fu quello del 1119, quando gelò anche la Laguna Veneta ed alberi e viti nel Veneto.

    Tuttavia, nel pur caldo XII Secolo, cominciarono a farsi vedere saltuariamente alcuni inverni molto rigidi, sul nostro Paese, che iniziarono ad intensificarsi durante la seconda metà.

    Come il celebre inverno del 1162, quando a Milano vi furono 40 mila morti per il freddo e la fame, e quasi tutte le coltivazioni vennero distrutte dal gelo.

    Nel 1200 arrivò il calo termico quasi all’improvviso sul Nord Europa.

    L’Islanda, che per 170 anni aveva visto i ghiacci polari solo una volta, rimase circondata dagli stessi ogni anno dal 1197 al 1203, anno durante il quale tali ghiacci rimasero sull’Isola anche nei mesi di Luglio ed Agosto.

    Possiamo pensare che 4 Secoli di caldo avessero sciolto i ghiacci a tal punto da indebolire fortemente la Corrente del Golfo?

    In effetti, scoperte recenti attribuiscono una perdita di efficienza di almeno il 30% di tale Corrente, grazie a ricerche effettuate sui gusci dei foraminiferi.

    Comunque sia, nel 1205 gelò il Tamigi a Londra, nel 1216 il Po, nell’inverno famosissimo del 1234 gelarono il Po, la Laguna Veneta, il Tamigi dal 25 dicembre al 02 Febbraio, con gelo addirittura degli alberi di meli in Inghilterra.

    Il clima era cambiato, i ghiacciai avanzarono all’improvviso.

    La Torbiera del ghiacciaio del Fernau, in Tirolo, rimase coperta dai ghiacci tra il 1220 ed il 1350, datando in tal modo il periodo del freddo post medievale, ed il cambiamento del clima, con passi alpini e pascoli d’alta quota ricoperti di neve e di ghiacci, rimase impresso nella memoria popolare sotto forma di numerose leggende.

    Come quella del ghiacciaio della Marmolada, che, a quanto pare, era scomparso in epoca medievale, per ricomparire improvviso nel XIII Secolo seppellendo pascoli alpini a causa della maledizione di una strega.

    I primi anni del Trecento furono molto duri.

    Nel 1303 gelarono le acque dell’Arno, in Gennaio.

    Nel 1305 nevicò fino a Maggio, in Italia Centrale, e si ghiacciarono i principali fiumi dell’Italia Centro Settentrionale.

    Il decennio 1310-20 fu poi durissimo: dopo gli ennesimi episodi di gelo del fiume Po e del Tamigi a Londra, negli anni 1310 e 1311, iniziò un periodo di piogge continue nei tre anni tra il 1315 ed il 1317, che colpirono l’intero continente europeo, con un anno, il 1316, che fu completamente privo dell’Estate e tormentato da continue piogge, che impedirono le semine sui campi fangosi.

    Ne derivò una delle peggiori carestie di tutto il Medioevo, con decine di migliaia di morti su tutto il Continente.

    La coltivazione della vite in Inghilterra subì un duro colpo, tanto da scomparire gradualmente.

    Numerosi villaggi sulla costa occidentale inglese, che avevano prosperato per 4 secoli, vennero spazzati via dalle tempeste, e mai più ricostruiti.

    I ghiacci polari fecero la loro comparsa in Islanda con regolarità, ogni anno, per circa 5 settimane l’anno.

    I ghiacciai alpini, come detto, ricomparvero nei luoghi dove sono adesso siti (un esempio: comparve il ghiacciaio del Rocciamelone laddove nel Medioevo, sembra, era posto un eremo con un laghetto).

    Tuttavia non raggiunsero la grande estensione che ebbero attorno al ‘600, tanto che le comunicazioni tra i paesi delle opposte vallate poterono mantenersi.

    Fu invece una lunga agonia quella che colpì le colonie groenlandesi, abbandonate a se stesse dal rigido clima, dai ghiacci che impedivano la navigazione, nonché dal gelo che impediva la coltivazione dei suoli ed il pascolo delle bestie.

    A partire dal 1350 circa il clima si mitigò di nuovo, ma non raggiunse più i livelli medievali.

    Scomparvero gli inverni rigidi fino al 1408, con la sola eccezione del 1396, quando il Tevere poteva essere attraversato a piedi per ben 15 giorni di seguito nel cuore di Roma.

    A partire dal XV Secolo, l’attività solare ebbe un nuovo minimo storico detto “minimo di Sporer”, durato circa 80 anni, durante i quali si scatenò una serie di inverni rigidi che forse raggiunsero il loro massimo vigore di tutto il Millennio appena trascorso.

    Nel 1407-08, detto “l’anno del Grande Inverno”, la neve a Firenze durò per un mese e mezzo, mentre il Tamigi gelò a Londra per 14 settimane, i ghiacci polari scesero di latitudine fino a toccare il Mare del Nord.

    Altri inverni furono leggendari, nel Quattrocento, come nel 1423, con il Mar Baltico gelato attraversato a piedi, ed il 1432, quando i fiumi tedeschi gelarono completamente dal 20 novembre fino a 04 Marzo, e la Laguna Veneta congelata poteva essere attraversata dai carri.

    Nonostante questi grandi inverni, le Estati si mantennero piuttosto calde, tanto da impedire un sostanziale avanzamento dei ghiacciai alpini, mentre il clima Europeo divenne nettamente più continentale.

    L’ultimo inverno rigido fu quello del 1493-94, quando a Genova gelò completamente il porto attorno Natale.

    Con in ritorno dell’attività solare, seguì un periodo di inverni piuttosto miti, attorno al 1498-1503, con pochissima neve sulle Alpi, e gli inverni del gruppo 1528-32, mitissimi ed asciutti che colpirono anche gli storici d’epoca.

    Il decennio 1530-40 fu molto mite, culminato con il terribile anno 1540, caldissimo e siccitoso in tutte le stagioni, con un’Estate forse più calda di quella del 2003, migliaia di morti in tutta Europa ed il disseccamento di molti fiumi.

    Ma poi il clima cambiò nuovamente, ci si avviò verso il minimo solare detto di “Maunder”, ed il freddo si fece durissimo a partire dalla seconda metà del Cinquecento….ma questa è un’altra storia!


    Un sentito ringraziamento a Giovan Battista Mazzoni

  4. #4
    Vento fresco L'avatar di Jadan
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    Predefinito Re: Clima e ghiacciai nel Medioevo alpino.

    Citazione Originariamente Scritto da Sandro58 Visualizza Messaggio
    Un’Estate come quella del 2003 era quindi la norma, durante il periodo medievale, forse addirittura ancora più calda.

    BUMMMM!

    Tralasciando i soliti luoghi comuni su groenlandia e vite in Inghilterra, questa è veramente carina.

    Sarebbe divertentissimo chiedere ad un viticultore italiano o francese (ti invito a farlo) cosa rimarrebbe della sua vigna e del suo vino se la temperatura del 2003 diventasse quella media delle estati. Anzi, forse addirittura più calda.
    Maurizio
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    41:53:22N, 12:29:53E

  5. #5
    Uragano L'avatar di simo89
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    Predefinito Re: Clima e ghiacciai nel Medioevo alpino.

    Complimenti, articolo molto interessante.
    A me interessa sapere anche una cosa: ma i ghiacciai alpini, sono dei "resti" dell'ultima glaciazione, oppure si sono fusi e riformati in un secondo momento, dopo il massimo olocenico?

  6. #6
    Vento fresco
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    Predefinito Re: Clima e ghiacciai nel Medioevo alpino.

    Molto interessante, anche io non vedo le figure.
    L'articolo di Meteoparma mi sembra pieno di forzature; oltre alle estati tutte calde come o più il 2003 verrebbe da chiedersi come mai l'inghilterra produca oggi vino(a dire il vero già da metà dello scorso secolo) se è necessaria una temperatura di 2° superiore a quella di Londra.
    Una veloce lettura sulla storia del vino inglese:
    http://www.english-wine.com/history.html
    Ultima modifica di elz; 16/09/2009 alle 15:18

  7. #7
    Bava di vento L'avatar di ilbonardi
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    Predefinito Re: Clima e ghiacciai nel Medioevo alpino.

    Citazione Originariamente Scritto da Jadan Visualizza Messaggio
    Grande! Aspettavo da tempo un tuo intervento del genere.

    Un paio di cose:
    1) Occhio alle immaginie ché non le vedo.
    2) Per la redazione. Non sarebbe il caso di mettere questo thread tra quelli in evidenza in modo che la discussione su di esso non lo appesantisca? Così avremmo un thread in evidenza con i post di ilbonardi e (eventualmente) uno "sotto" con la discussione e i commenti.
    Grazie.

    Non so, io le immagini le vedo normalmente. Comunque le ho rimesse in fondo all'intervento. La 1 è quella di sin., la 2 quella a dx.

    "Talvolta i perdenti hanno insegnato più dei vincenti. Penso di aver dato qualcosa di più e di diverso alla gente"
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  8. #8
    Uragano L'avatar di zione
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    Predefinito Re: Clima e ghiacciai nel Medioevo alpino.

    Citazione Originariamente Scritto da Jadan Visualizza Messaggio
    Grande! Aspettavo da tempo un tuo intervento del genere.

    Un paio di cose:
    1) Occhio alle immaginie ché non le vedo.
    2) Per la redazione. Non sarebbe il caso di mettere questo thread tra quelli in evidenza in modo che la discussione su di esso non lo appesantisca? Così avremmo un thread in evidenza con i post di ilbonardi e (eventualmente) uno "sotto" con la discussione e i commenti.


    Quoto tutto !

    (effettivamente le prime due immagini non le vedo manco io ! )




    Fabio Pozzoni (Socio Fondatore MeteoNetwork)

    I miei dati Meteo in real time su MyMnwPro, CML e WU

    E' meglio essere ottimisti ed aver torto piuttosto che pessimisti ed aver ragione Albert Einstein
    ______________________________
    Ciao Alessandro......

  9. #9
    Uragano L'avatar di zione
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    Predefinito Re: Clima e ghiacciai nel Medioevo alpino.

    Citazione Originariamente Scritto da ilbonardi Visualizza Messaggio
    Grazie.

    Non so, io le immagini le vedo normalmente. Comunque le ho rimesse in fondo all'intervento. La 1 è quella di sin., la 2 quella a dx.

    Ah ecco, allora e' tutto ok !

    Probabilmente non funziona solo il link diretto !



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    Ciao Alessandro......

  10. #10
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    Predefinito Re: Clima e ghiacciai nel Medioevo alpino.

    Citazione Originariamente Scritto da Jadan Visualizza Messaggio
    BUMMMM!

    Tralasciando i soliti luoghi comuni su groenlandia e vite in Inghilterra, questa è veramente carina.

    Sarebbe divertentissimo chiedere ad un viticultore italiano o francese (ti invito a farlo) cosa rimarrebbe della sua vigna e del suo vino se la temperatura del 2003 diventasse quella media delle estati. Anzi, forse addirittura più calda.

    Per..par condicio e' piuttosto sconvolgente pure questa:

    Il periodo più favorevole del clima medievale fu sicuramente l’XI Secolo, 100 anni durante i quali, nel clima europeo, vengono segnalati solamente due inverni rigidi, quello del 1044, e soprattutto quello del 1010-11, che fu veramente severo, in quanto si formò ghiaccio intorno all’Islanda, gelò il Bosforo, e gelò perfino il Nilo al Cairo!


    Incredibile !


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