Ricordi bene.. A Roma i temporali più violenti arrivano con deboli correnti da E/NE. Naturalmente devono essere quel solito q.b.: né troppo deboli da non riuscire a spostare le celle temporalesche verso la piana costiera né troppo forti da sfasciarle.
Il camino dell'area urbana ha comunque effetti spesso molto notevoli: la tua osservazione mi da la spalla per una nota. I temporali non hanno interessato il Viterbese ma la Ciociaria e la Piana Pontina.
A fronte di una struttura appenninica di scena simile: l'effetto di catino della Valle del Sacco sviluppava quella termoconvezione che invece nell'area romana è prodotta dal costruito.
Nell Valle del Sacco insiste poi un inquinamento aerodisperso molto intenso che fornisce parecchi nuclei di Aitken aggiuntivi (ma non voglio sollevare campanilismi, basta però consultare il sito Arpalazio per verificare gli altissimi livelli di PM10 ed NOx di Colleferro e Frosinone).
Circa la collaborazione irraggiamento/area urbana segnalo un violentissimo temporale che attraversò tutta Roma il 17 aprile 2007, da E/NE a W/SW: notate l'estrema solitudine del tizio![]()
Allego anche qualche appunto sulle interferenze brezza/area urbana/TIBL (thermal internal boundary layer - ovvero fascia di convergenza delle brezze) ma ne riparliamo più approfonditamente.
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