Non sono in grado di intervenire troppo tecnicamente, ma quello che sto notando da qualche tempo (diciamo alcuni anni in qua) è proprio quello che dici tu, anche se con altra terminologia. Vale a dire che si sta abbattendo (o comunque riducendo) la distanza tra climatologia e meteorologia.
Sino a qualche tempo fa la climatologia era quella cosa dei lunghi periodi, storici (se non geologici) determinata da fattori astronomici, geologici e quant'altro. La meteo, limitata ad un massimo di 5 giorni, era il battito d'ali di una mosca. Oggi noi ci troviamo con modelli che anche a 240 ore spesso ci prendono. D'altro canto tutto il parlare di tlc fa rientrare nella meteo (cioè, per capirci: che cavolo di tempo fa la settimana prossima?) una serie di macro fattori un tempo lasciati all'analisi storica (e quindi climatica).
Insomma, ci stiamo avvicinando (solo avvicinando: siamo lontani dall'esserci) ad una scienza (o teoria) unica dei fenomeni atmosferici. Sarà interessante seguire l'andamento nei prossimi anni, sono convinto che si andrà sempre più in questa direzione.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Vero
Si stanno allargando gli orizzonti e il desisderio di oltrepassare "le colonne d'Ercole" è sempre maggiore.
Non sono però tanto le previsioni ad essersi allungate nel tempo, infatti ciò che si può definire strettamente una previsione meteo presenta grossomodo gli stessi confini temporali di ieri (diciamo i 5 giorni?) se mai sono migliorate le "definizioni" (i modelli hanno più...."pixel"
).
Si è invece sviluppato il desiderio, seguendo il very long range dei GM, di disegnare le linee di tendenza (ad oggi una carta a 240 h è ancora tale) e per questo, nel mare magnum dei clusters che le corse di ciascun modello sviluppano e che risultano talvolta ampiamente divergenti l'uno dall'altro a tal punto che le stesse ENS sono poco significative, l'osservazione degli indici teleconnettivi può tracciare una via.
Il panorama circolatorio diventa sempre più generale al punto da non richiedere il contatto con il modello e proprio quegli aspetti che segnano il confine tra meteo e climatologia diventano strumento di indagine anche a lunga "distanza"
Si pensi a tutta quella serie di indici cd. predittivi e che servono ad un'analisi teleconnettiva "pura" (avulsa da qualsiasi sostegno deterministico) legati alle temperatura degli oceani, all'estensione dei ghiacci polari, allo snowcover...![]()
Matteo
D'altra parte nel momento in cui a partire da determinate situazioni teleconnettive la statistica dice che le evoluzioni nel 99% dei casi vanno in una direzione (leggasi i tanto citati B&D per fare un esempio) significa che la legge fisica che c'è dietro è bella tosta.
Avessimo un mega server fotoquantisticodedicato probabilmente la diatriba apparente sarebbe immediatamente risolta riconducendo tutto al determinismo (le leggi fisiche, che si parli di gas, di rotazione terrestre o di fisica delle onde sono quelle che si conoscono; non ci sono buchi neri clamorosi dal punto di vista delle leggi; il problema è tutto di modellazione e di capacità di calcolo).
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Non è detto. Con ciò non voglio dire che non sia così, ma semplicemente che non ne sono io (IMHO) del tutto convinto. Perché questo è uno dei casi in cui può nascere un contrasto tra riduzionismo e olismo.
Per spiegare un attimo: il riduzionismo sarebbe quel metodo che ti porta ad affrontare un problema scomponendolo nei suoi elementi base. Con l'idea che più scavi un fenomeno, meglio lo conosci.
L'olismo è un approccio differente: se vuoi studiare un sistema, lo devi studiare nel complesso, non limitarti a "spacchettarlo" nelle sue componenti.
In generale, la scienza e gli scienziati tendono ad essere riduzionisti. Tendono cioè a pensare che un sistema sia dato dalla somma (interazione) di una serie di elementi base. E molte volte è un buon metodo. A volte no: un caso spesso citato è quello dell'acqua. Io so che è H2O, ossigeno e idrogeno. E quindi sarei portato a pensare che, studiando meglio e separatamente, l'Ossigeno e l'Idrogeno, alla fine capirò meglio l'acqua. E non è vero per nulla: chi riuscirebbe a capire, studiando H e O separatamente, che il ghiaccio (acqua solida) galleggia? Nessuno. E un caso in cui il metodo olistico ti fa capire più cose (o diverse) rispetto al riduzionista.
Fine della pappardella.
Io non sono convinto che un super calcolatore potrà mai, nemmeno in teoria, risolvere il problema clima. Perché sarà sempre un approccio riduzionista: il complessivo (cioè il tempo) come aggregazione di tanti fenomeni elementari (le singole equazioni del modello). Non sono convinto che più equazioni metto, più interazioni ipotizzo (velocità di calcolo) più ne capisco. Credo (ipotizzo) che si arriverà ad un punto nel quale ci si ferma e bisogna allargare i propri orizzonti altrimenti. Ipotesi Gaia? Una cosa del genere, magari sfrondata di tutti i misticismi del caso...
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
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