Citazione Originariamente Scritto da steph Visualizza Messaggio
Interessante thread. A suo tempo, avevo preso anch'io in significativa considerazione quello studio (e parecchi altri nel frattempo pubblicati). Solo che il problema di una sua applicazione puntuale a singoli episodi annuali/stagionali è sempre il solito. Al di là del fatto che andrebbe scorporata l'influenza di altri fattori forzanti sul pattern (sole, QBO, SST...), mi pare palese che la variabilità interna sia ancora troppo prevalente su una finestra temporale così corta come quella di un singolo anno o di pochi anni. Andrebbe a sua volta separata, come per es. è stato fatto in questo lavoro

http://www.cgd.ucar.edu/cas/cdeser/D...tm_impacts.pdf

Tieni conto che il pattern rappresentato nella prima immagine (relativa al caso di questo mese) e quella dei mesi di dicembre 2009 e 2010 sono abbastanza speculari e corrispondono bene a situazioni di NAO+ risp. NAO-. Queste configurazioni, oltre che denotare discreta autocorrelazione su scala così breve (segno questo che la stessa atmosfera è in grado di influenzare in parte questa struttura per più tempo), sono generate in primis da dinamiche interne facenti capo a come si producono le rotture d'onde all'entrata del jet sul Nordatlantico e frequentemente i treni d'onda che sopraggiungono dal Pacifico (come effetto di convezione in specifiche aree tropicali) ne possono determinare il tipo di insorgenza. Poi, una volta innescato, il meccanismo si autoalimenta per inerzia (o per influenze esterne).
Influenzata com'è dai flussi di eddies transienti (cioè le effimere fluttuazioni a componente meridiana del flusso zonale della circolazione atmosferica indotte dagli scostamenti di temperatura e relativa vorticità dalla media zonale che sono in grado di generare onde barocline in seno alle Rossby), l'evoluzione intra-mensile di questa importante configurazione nordatlantica sembrerebbe quindi essere random, ma in realtà può subire un reddening determinato dall'influenza che oceani ma anche terraferma (per es. la copertura nevosa) sono in grado di produrre attraverso l'interazione con l'atmosfera, agendo sia gli oceani che la terraferma da fattori esterni che sono in grado - fino e/o da ad un certo punto - di forzare le dinamiche interne.

Da notare che il tema del lavoro segnalato ad inizio thread non è completamente nuovo. Qui un paio di ispirazioni che risalgono agli anni 70:

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Response of a General Circulation Model of the Atmosphere to Removal of the Arctic Ice-cap
Aspettavo con ansia un tuo intervento steph, domani mi leggo un po' i lavori linkati.
Per quanto riguarda i limiti dello studio sì, ci sono, ma alla fine saranno i prossimi anni a darci il termometro della sua bontà, purtroppo e per fortuna dobbiamo aspettare. Il bello del clima non è anche questo?
In ogni caso penso che il tutto vada guardato a un livello un po' più "sfocato": ossia l'impronta data dalle anomalie dei ghiacci in quella zona gioca un ruolo fondamentale, tuttavia la variabilità interna esiste (e ci mancherebbe in un sistema caotico come quello climatico! riuscire a ricondurre tutto a una variabile sarebbe comodo quanto poco affascinante), ma non è detto prevalga, anzi...