Un paio di esempi recenti di anomali gpt nella regione di Barents-kara che sembrano essere influenzati dalle basse latitudini(ed eventualmente amplificati in loco), ho calcolato la deviazione dei gpt dalla media zonale a 300hpa ed il flusso d'attività d'onda secondo la definizione di Takaya-Nakamura (An Error Occurred Setting Your User Cookie il gennaio 2006 che tra l'altro ha il più elevato dipolo artico per questo mese ed è anche un mese molto freddo nell'interno dell'eurasia:
jan2006.png
Ed il gennaio 2012 in cui l'anomalia appare propagarsi dalle basse latitudini dal lato europeo:
jan2012.png
Tutto questo ovviamente non implica che i ghiacci artici non possano avere un impatto ma certamente non è possibile associare singoli episodi od anche una loro maggiore frequenza automaticamente al ritiro dei ghiacci artici, la variabilità interna anche in assenza di variazioni nei ghiacci è perfettamente in grado di rendere più o meno frequenti questi pattern anche in assenza di forcing locali.
Non c'è l'anomalia a 500hpa su meteocile, ma si vede bene che la disposizione delle anomalie dei GPT attuali corrisponde bene a quella "prevista" nel caso 80--100%:
gfsnh-12-54.png
Vedasi anomalia a 700hpa del periodo 1-12 dicembre:
oggi.gif
Scenari previsti dal modello dei russi:
geopot.jpg
Si vede bene invece come gli inverni 2009/10 2010/11 siano praticamente identici allo scenario 80-40%
2010.png
2011.png
Più ibride le situazioni per i due anni successivi.
Ultima modifica di Flying Kangaroo; 15/12/2014 alle 15:39
Interessante thread. A suo tempo, avevo preso anch'io in significativa considerazione quello studio (e parecchi altri nel frattempo pubblicati). Solo che il problema di una sua applicazione puntuale a singoli episodi annuali/stagionali è sempre il solito. Al di là del fatto che andrebbe scorporata l'influenza di altri fattori forzanti sul pattern (sole, QBO, SST...), mi pare palese che la variabilità interna sia ancora troppo prevalente su una finestra temporale così corta come quella di un singolo anno o di pochi anni. Andrebbe a sua volta separata, come per es. è stato fatto in questo lavoro
http://www.cgd.ucar.edu/cas/cdeser/D...tm_impacts.pdf
Tieni conto che il pattern rappresentato nella prima immagine (relativa al caso di questo mese) e quella dei mesi di dicembre 2009 e 2010 sono abbastanza speculari e corrispondono bene a situazioni di NAO+ risp. NAO-. Queste configurazioni, oltre che denotare discreta autocorrelazione su scala così breve (segno questo che la stessa atmosfera è in grado di influenzare in parte questa struttura per più tempo), sono generate in primis da dinamiche interne facenti capo a come si producono le rotture d'onde all'entrata del jet sul Nordatlantico e frequentemente i treni d'onda che sopraggiungono dal Pacifico (come effetto di convezione in specifiche aree tropicali) ne possono determinare il tipo di insorgenza. Poi, una volta innescato, il meccanismo si autoalimenta per inerzia (o per influenze esterne).
Influenzata com'è dai flussi di eddies transienti (cioè le effimere fluttuazioni a componente meridiana del flusso zonale della circolazione atmosferica indotte dagli scostamenti di temperatura e relativa vorticità dalla media zonale che sono in grado di generare onde barocline in seno alle Rossby), l'evoluzione intra-mensile di questa importante configurazione nordatlantica sembrerebbe quindi essere random, ma in realtà può subire un reddening determinato dall'influenza che oceani ma anche terraferma (per es. la copertura nevosa) sono in grado di produrre attraverso l'interazione con l'atmosfera, agendo sia gli oceani che la terraferma da fattori esterni che sono in grado - fino e/o da ad un certo punto - di forzare le dinamiche interne.
Da notare che il tema del lavoro segnalato ad inizio thread non è completamente nuovo. Qui un paio di ispirazioni che risalgono agli anni 70:
An Error Occurred Setting Your User Cookie
Response of a General Circulation Model of the Atmosphere to Removal of the Arctic Ice-cap
~~~ Always looking at the sky~~~
Aspettavo con ansia un tuo intervento steph, domani mi leggo un po' i lavori linkati.
Per quanto riguarda i limiti dello studio sì, ci sono, ma alla fine saranno i prossimi anni a darci il termometro della sua bontà, purtroppo e per fortuna dobbiamo aspettare. Il bello del clima non è anche questo?
In ogni caso penso che il tutto vada guardato a un livello un po' più "sfocato": ossia l'impronta data dalle anomalie dei ghiacci in quella zona gioca un ruolo fondamentale, tuttavia la variabilità interna esiste (e ci mancherebbe in un sistema caotico come quello climatico! riuscire a ricondurre tutto a una variabile sarebbe comodo quanto poco affascinante), ma non è detto prevalga, anzi...![]()
Da notare come il recupero che sottolineavo in apertura si sia rivelato effimero.
Novembre 2014 (sopra la media, come si può vedere)
n_extn.png
Tuttavia era ghiaccio "nuovo" e poco consolidato:
n_conc.png
La situazione attuale, specie nei pressi della Nova Zemlja è poco rosea per i ghiacci marini:
N_daily_extent.png
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