sulla domanda 1 se leggi bene quello che ho scritto, appunto nelle valli strette l'aria fredda ristagna di più che in una vallata ampia, anche se chiaramente in una valle ampia abbiamo un inversione più estesa quindi avendo un volume più ampio c'è maggior aria fredda anche se l'accumulo rimane maggiore in una vallata stretta, anche sulla 2 domanda appunto la presenza di collinette incide per il fatto che essendo riparata dalle correnti ovviamente il ristagno è maggiore, un esempio lampante è la grande pianura padana dove è chiusa dalle alpi a nord e dall'appennino a sud, e difatti le nevicate più frequenti da noi sono da omotermia e da cuscinetto o addolcimento, quando l'aria calda dovuto al fronte caldo della perturbazione scorre sopra l'aria più pesante preesistente portando alla formazione di nubi di tipo stratificato ed ecco la neve! ovviamente la durata della nevicata dipende dallo spessore del cuscino e anche all'intensità della corrente dove la velocità di erosione appunto dipende da essa, difatti nelle zone a est del cuscino ovviamente essendo più sottile per il fatto che rimane più scoperto la neve si trasforma subito in pioggia con accumuli più modesti, mentre man mano che vai verso ovest la neve dura molto di più. Ad esempio Cuneo è uno dei posti più nevosi in caso appunto di nevicate da scorrimento essendo appunto più coperta dalle montagne e quindi maggior ristagno freddo. Galinsoga ha specificato un aspetto che non ho precisato sull'irraggiamento dove appunto in condizioni di scarsa o nulla ventilazione e di cielo sereno il suolo perde rapidamente calore a causa dei raggi infrarossi che si disperdono verso lo spazio, discorso diverso in condizioni di vento oppure di cielo coperto le inversioni non si verificano e le temperature minime in condizioni soprattutto di nuvolosità il suolo non perde calore per il fatto che le nubi bloccano i raggi infrarossi come un coperchio mantenendo appunto minime più alte, mentre quando c'è vento ovviamente avviene il rimescolamento a tutte le quote rompendo di fatto le inversioni.
Riassumendo in breve, se la valle è amplia, avendo più "volume" a disposizione in condizioni di alta pressione, questa fa registrare potenzialmente una minima più fredda di una valle più piccola che ha meno "capacità", passatemi il termine. Allo stesso tempo però i procedimenti sono più rapidi e duraturi in una valle piccola piuttosto che in una grande. Giusto?
Sempre a parità di condizioni..
Un'ulteriore domanda. Quanto incide anche l'elevazione dei monti circostanti che siano di 200 m o di 1200m? Ok, più protezione, ok che mantiene il cuscino per molto tempo, ok le condizioni di omotermia. Ma in termini di "minima", cambierebbe qualcosa?
Scusa ancora per le domane![]()
Il discorso delle temperature minime dipende da molti fattori tra cui vento, serenità del cielo, umidità dell'aria, cioè in condizioni di aria secca l'escursione termica tra giorno e notte è maggiore, mentre con alta umidità è più ridotta, cosi come avere copertura nuvolosa di notte fa aumentare le minime ma in compenso le massime rimangono contenute per ovvi motivi legati al fatto che le nubi coprono il sole. Un altro aspetto da considerare sono anche i tipi di suoli, ad esempio nelle foreste o luoghi molto alberati o zone con laghi artificiali o marittimi appunto le temperature sono un pò più basse e soprattutto la convezione viene inibita e quindi termiche ridotte e meno probabilità di temporali, mentre avere suoli nudi senza vegetazione incentiva molto più le termiche e temperature più elevate. Anche in città ad esempio si hanno sempre minime più alte per effetto delle case, asfalto etc e appunto viene detta isola di calore urbana dove anche per conduzione le minime sono più alte, un esempio banale è la macchina, se rimane in aperta campagna lontane da fonti di calore come una casa o un albero si ghiaccia e la vediamo bianca, mentre se rimane vicino ai muri o alberi rimane asciutta.
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