Quindi secondo te sanità e istruzione non devono essere contate? Il grosso del PIL pubblico è lì.
Visti che i trasferimenti non contano, rimangono solo le attività caratteristiche degli stati (giustizia, fisco, difesa ecc) e quelle dove il mercato è fortemente inefficiente perché non sono presenti le caratteristiche del mercato perfettamente concorrenziale, quindi la scelta è tra gestione pubblica e mercato pesantemente regolato.
Tutte queste attività per te non hanno valore?
E pensare che prima di questa follia stavo per mettere un like, il resto del post è ottimo.
La citazione della tragedy of commons è completamente a sproposito. Se una risorsa rinnovabile è utilizzabile da tutti senza limiti e senza costi proporzionali all'utilizzo (equal and open access) viene sfruttata al massimo, è piuttosto banale. Ma questo è perfettamente applicabile anche al problema dell'inquinamento ed alla gestione dei rifiuti (carbon tax e sistemi come cap and trade sono esattamente pensati per evitare il problema). E non è invece applicabile alle risorse non rinnovabili, che anche privatizzate vengono comunque sfruttate al massimo fino ad esaurimento.
In ogni caso la risorsa naturale viene messa a rendimento in termini strettamente economici, non c'è motivo per cui la tutela dell'ambiente debba essere migliorata da una privatizzazione.
Da qualunque lato lo rigiri il tema è un perfetto esempio di fallimento del mercato a causa delle esternalità negative, è inutile che tiri in ballo dittature in cui i comuni cittadini non hanno alcun potere decisionale e che non hanno alcuna attinenza con questa discussione.
Ma cosa intendi per privatizzare i parchi naturali, mettere un biglietto d'ingresso e farli gestire da privati con l'obbligo di conservazione o vendere la terra e che ci facciano quello che vogliono?
Non è una follia. La spesa corrente non crea ricchezza, la redistribuisce, poichè è finanziata con la tassazione e non è rivolta a produrre nuovo reddito. Qui non è questione di ideologia, di cosa considero io o qualcun altro, è una semplice identità contabile. Partendo dal fatto che la spesa pubblica si finanzia con denaro prodotto nel settore privato (tasse o deficit pubblico), a questo punto esistono due possibilità:
1) spesa in conto capitale, ovvero investimenti: questa crea effettivamente nuova ricchezza perchè re-investe il denaro guadagnato da privati in infrastrutture, ricerca ecc. che hanno il fine di produrre un'utilità futura;
2) spesa in conto corrente: questo tipo di spesa invece è una mera redistribuzione delle risorse, non crea qualcosa di aggiuntivo ma semplicemente "trasferisce" ricchezza precedentemente prodotta. Quindi sicuramente non si crea ricchezza aggiuntiva alcuna. Il fatto che poi possa essere distrutta ricchezza è legato all'inefficienza della gestione dei servizi da chi non ha alcuna concorrenza nel fornirli. Se ho concorrenza ho sia incentivi che informazioni necessarie per modellare il servizio sulle esigenze degli individui, se non ce l'ho è impossibile.
E' una questione di scelte politiche ovviamente, infatti non ho detto che la redistribuzione sia poco importante, il fatto di avere un'istruzione fornita dallo Stato rende senza dubbio la società maggiormente equa e questo è apprezzabile, ma ha un costo in termini di efficienza che ignorare sarebbe sbagliato.
Quindi ribadisco quanto detto: il fatto che il PIL conti la spesa pubblica interamente, senza fare distinzione tra conto capitale e corrente, fornisce una stima errata della reale ricchezza creata in un Paese.
Intenderei più la prima opzione (sempre tenuto conto che purtroppo per fare qualcosa del genere occorrerebbe eliminare o almeno ridurre moltissimo la corruzione, obiettivo che purtroppo è ancora assai lungi da noi). Non sono così sicuro che l'obbligo sia necessario francamente: se il parco non si conserva bene il numero di visitatori tende a scendere spontaneamente, per cui l'incentivo per conservare il parco esiste già.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
È ideologia pura, anche di quelle grame, non giustificabile in alcun modo dal punto di vista contabile.
Tralasciando le attività puramente redistributrive che nel PIL non vengono comprese, lo stato a fronte di tariffe e tributi offre servizi che sono a tutti gli effetti attività economiche. In molti casi se questi servizi non fossero forniti da un soggetto pubblico dovrebbero essere forniti da un soggetto privato, a fronte di un pagamento (che è anch'esso un trasferimento di ricchezza).
Dal punto di vista economico l'unica differenza sostanziale rispetto alle attività private è che il servizio pubblico spesso non è esplicitamente richiesto, quindi non è pienamente volontario. Questo potrebbe essere l'unico appiglio per escludere dal PIL queste attività sulla base di un principio contabile, se si considera lo stato al pari di una organizzazione criminale che estorce il pizzo, ma se permetti questa è una posizione estremamente ideologica.
Altre attività non possono proprio essere svolte da privati, ma non per questo sono prive di valore economico. La polizia o la giustizia, che sono indispensabili per mantenere la sicurezza personale e il rispetto dei diritti di proprietà, quindi sono precondizione per l' esistenza di una economia capitalistica, hanno un valore economico incalcolabile.
Dove possibile comunque nel calcolo del PIL si utilizzano i servizi effettivamente erogati, si cerca di fare le valutazioni il più possibile in analogia con le imprese private. Dove questo non è possibile si valuta al costo, ma questo potrebbe anche sottostimare il contributo statale al PIL.
La distinzione tra spesa corrente e investimenti da questo punto di vista è totalmente irrilevante, anche nelle imprese private non è solo la spesa per investimenti che genera ricchezza.
Tu poi sollevi il problema dell'efficienza, che comunque può intervenire sul come si contabilizzano queste attività e non sul fatto che costituiscano o meno attività produttive. Anche qui parti dal presupposto squisitamente ideologico che lo stato sia meno efficiente del privato, ma questo in generale non ha alcuna giustificazione né teorica né empirica. La concorrenza è uno strumento potente ma richiede alcune condizioni per essere pienamente efficiente (elevato numero di imprese, omogeneità di prodotto, informazione completa, nessuna barriera all'ingresso, razionalità, libertà di scelta) che nel caso dei servizi pubblici non sono presenti. Quando parliamo di servizi essenziali inoltre l'elasticità della domanda è bassa quindi in caso di concorrenza imperfetta le imprese hanno un elevato potere di mercato.
I monopoli naturali sono un caso in cui la competizione non esiste proprio, ma anche servizi come la scuola e la sanità sono esemplari per l'assenza dei requisiti di cui sopra: il numero di soggetti in una comunità è spesso molto limitato, c'è una forte segmentazione del mercato, fortissime asimmetrie informative, l'ingresso di nuovi soggetti è difficile, i consumatori faticano a valutare il servizio offerto e quindi a fare una scelta razionale, il costo di non utilizzare il servizio è enorme. Quindi un sistema privato in questi ambiti non tende all'efficienza, nella sanità in particolare è drammaticamente inefficiente perché si accumulano una serie di incentivi perversi.
Infatti nei Paesi industrializzati i sistemi pubblici non ottengono risultati peggiori di quelli con un maggiore spazio per i privati ed hanno costi sistematicamente più bassi. Nella sanità il caso esemplare è l'Olanda, che ottiene ottimi risultati ma ad un costo più alto dei sistemi interamente pubblici con risultati simili (stendiamo un velo pietoso sugli USA).
Questo è vero solo se il parco è una forte attrazione turistica tale da autofinanziarsi, ma in generale non è così. Nella maggior parte dei casi sfruttare economicamente quelle zone in termini di estrazione di risorse naturali o sviluppi edilizio rende di più di uno sviluppo turistico vincolato. Se tutelare una specie locale rende meno che fare impianti sciistici, oppure se rende di più spianare i boschi per vendere il legno il privato avrà interesse a fare quello, non a conservare.Intenderei più la prima opzione (sempre tenuto conto che purtroppo per fare qualcosa del genere occorrerebbe eliminare o almeno ridurre moltissimo la corruzione, obiettivo che purtroppo è ancora assai lungi da noi). Non sono così sicuro che l'obbligo sia necessario francamente: se il parco non si conserva bene il numero di visitatori tende a scendere spontaneamente, per cui l'incentivo per conservare il parco esiste già.
Il principio stesso della conservazione è che esiste un valore non economico e non monetizzabile nella conservazione degli ambienti naturali. A questo potrebbe aggiungersi un discorso di esternalità (CO2, foreste che mitigano le alluvioni nelle zone a valle ecc), di cui il privato non tiene conto ma un soggetto pubblico dovrebbe farlo se agisce nell'interesse della società.
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Ultima modifica di snowaholic; 26/03/2019 alle 16:27
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