Originariamente Scritto da
Lou_Vall
Molto molto interessante.
Per il periodo 1400-1480 le cronache riportano diversi periodi siccitosi, almeno su scala locale.
Nel 1420 in Lombardia non piovve da febbraio a maggio e il sole seccò le piante. Le temperature dovettero essere relativamente elevate in quanto le ciliegie maturarono e furono raccolte in aprile e le messi dell'anno furono particolarmente abbondanti di uva.
Pochi anni dopo, anche il 1428 ha avuto una siccità di almeno sei mesi nel Nord Italia (da aprile ad ottobre secondo alcune cronache, da giugno a dicembre secondo altre), nel Monferrato e nel Padovano non si riuscì addirittura a mietere il grano.
Il 1445 vide una siccità tardo invernale e primaverile, in quanto per i primi cinque mesi dell'anno furono asciutti; siccità estiva invece nel 1458, almeno in Emilia Romagna: a Bologna dalla festa di San Pietro (29 giugno) fino al 20 settembre non piovve mai. Replica quasi esatta appena due anni dopo, quando non fece una goccia dai primi di maggio ai primi di agosto.
C'è poi stata una tripletta siccitosa non da poco, ossia il triennio 1472-1473-1474. Cronache del Friuli del 1472 riportano di caldo e secco: "fu prodigioso il caldo che fu sentito; perlochè vennero le uve mature a San Giovanni del mese di giugno e la provincia patì in estremo". Il 1473 fu siccitoso soprattutto in Europa Centrale ed Orientale, con secca del fiume Elba e numerosi incendi spontanei, mentre il 1474 fu memorabile soprattutto al Nord Italia: nessuna pioggia da gennaio a marzo e febbraio definito molto caldo. In Lombardia "Nel febbrajo si vide una stravaganza meravigliosa. Gli aberi che fioriscono, o sul fine marzo o nell'aprile, anticiparono con grandissimo stupore la primavera. Alla primavera, che suole essere secondata da pioggie seguitò una lunga siccità ed un caldo eccessivo" poi caldo ed incendi: "i rivoli e le sorgenti restaron al secco e le selve furon arse dal foco", mentre in Emilia Romagna numerosi pozzi si prosciugarono.
Nel periodo 1770-1840 è da annoverare sicuramente l'estate del 1774, che per l'epoca fu davvero caldissima. I dati omogeneizzati per Torino mostrano una temperatura media di +20,9° a giugno, +24,1° a luglio e +24,6° ad agosto, per una temperatura media estiva di +23,2° (niente di particolare oggi, ma straordinaria per l'epoca). Le Cronache cremonesi riportano di tre mesi "infernali" in cui "è stato tale il caldo che non potevasi se non alle 23 sortir di casa".
Ma un altro mostro sacro è sicuramente l'inverno 1778/1779, che al Nord Italia fu secchissimo a livelli allucinanti. In Valtellina "senza piogge nè nevi tra il 13 dicembre 1778 e il 3 maggio 1779", a Milano "dal 30 novembre al 3 maggio non cadde mai nè neve nè acqua", per le Cronache di Carpi "non piovè mai dal novembre al maggio. Si asciugarono i fiumi, restarono i canali senz'acqua e non si potè più macinare. Nella notte del 22 febbraio piovve un poco ma poi il vento ricondusse la serenità" e secondo le Cronache cremonesi "L'inverno passò senza nevi e piogge e la siccità durò sino al 7 maggio, per cui i pozzi erano quasi tutti inariditi, e l'alveo dei fiumi talmente abbassato, che le due ripe non eran più lontane che di pochi metri". Le cronache dell'abb. Tobaldo di Pavia riportano di un autunno 1778 particolarmente umido e piovoso, soprattutto in novembre e fino ai primi giorni di dicembre e poi, verso la metà del mese, il tempo volse al sereno e rimase sereno fino al 10 aprile (dove è segnata pioggia) e poi precipitazioni inconsistenti fino ai primi giorni di maggio, quando poi il tempo ritornò umido e piovoso.
Questa siccità non colpì solo il Nord Italia ma praticamente tutta Europa dall'Atlantico al Mar Nero: sono riportati sei mesi di siccità in Spagna, otto in Dalmazia, dieci nel Lazio, con fiumi asciutti ovunque. Non solo: anche l'Islanda ne fu colpita, e la popolazione locale fu costretta a cibarsi del bestiame per mancanza di foraggio.
Altra estate bella calda fu quella del 1782, a Torino la temperatura media estiva fu +22,9°, caldissimo per l'epoca, mentre nel 1788 potrebbe esserci stata una siccità minore (probabilmente su scala locale) in Francia. Il periodo 1790-1799 vide, per la Svizzera, inverni miti e poco nevosi. Il 1800 vide un aprile caldissimo (battuto poi solo dai vari aprile 2007, 2011 e 2018), nel 1802 invece fu il mese di agosto ad essere molto caldo (dovrebbe essere stato il 6° o il 7° più caldo di sempre per Nord Italia e Svizzera) mentre l'anno seguente, ossia il 1803, pare fu siccitoso in Lombardia, dove vi furono processioni e novene per implorare la pioggia (ma anche questa potrebbe essere stata solo una siccità locale).
E ci furono almeno tre inverni con poca neve e molto caldi per l'epoca, ossia il 1803/1804, il 1806/1807 e il 1807/1808.
Nel primo inverno, il 1803/1804, gennaio fu caldissimo (in Svizzera è stato calcolato intorno a +4° di anomalia sulle medie 1951-1980, e sui +3° in Italia). Le Cronache di Branzi (BG) narrano di tra il 9 e il 10 ottobre di giorni di rigidissimo inverno seguiti da venti freddissimi, ghiacci e nevi, poi di nuovo aria freddissima i primi giorni di dicembre, e poi, da metà mese, aria tiepida. Gennaio piovoso e mite, tanto che si lavorò la campagna come se fosse primavera avanzata, e fece poi di nuovo freddo solo tra febbraio e marzo.
Il 1806/1807 più che mite fu un inverno secco. I ricordi del parroco di Crissolo (Valle Po), datati 15 gennaio 1807, riportano: "Il Colle di Ciavert e tutta la montagna fino a Malàura è senza neve" [considerato che la Malàura è a 2804m. e non avesse un filo di neve in gennaio mi vien da pensare che nemmeno l'autunno sia stato particolarmente piovoso/nevoso], mentre in Lombardia dalla metà dell'estate 1806 fino all'estate del 1807 "il secco e il forte vento furono l'incubo della gente dei campi". Anche l'inverno seguente, per le cronache di Branzi, è definito "bellissimo e quasi senza neve", con una nevicata il 14 febbraio.
Ho notizie di altri due inverni miti in quegli anni: il 1810/1811 (soprattutto febbraio) e il 1814/1815 (a 900 metri inverno corto e primavera avanzata, con ciliegi che fiorirono già in marzo).
Siccità ben pesante l'inverno 1816/1817, che potrebbe essere un altro piccolo mostro sacro, perlomeno al Nord Italia. Sulle Orobie è definito inverno dominato da venti per niente freddi, sempre sereno e con pochissima neve, e aprile è descritto come dominato da venti aridi e freddissimi, senza pioggia e senza erba per la siccità. A Cuneo fu definito "l'inverno più caldo mai visto dal 1747", e le osservazioni meteorologiche riportano di cielo sereno e sole ininterrotto dal 22 gennaio al 21 marzo. La siccità fu tale che il torrente Gesso ebbe una secca memorabile e, complice la pochissima neve caduta in quota, rimase asciutto addirittura fino al 18 maggio, data che fu preceduta da due giorni definiti "caldissimi".
Altro giro, altra corsa: a pochi anni di distanza ecco l'inverno 1820/1821, definito quasi senza neve, senza pioggia e senza freddo. In Valle d'Aosta i mandorli fiorirono in febbraio, ovunque i ciliegi in marzo, e dopo vi fu una notevole precocità di vendemmia (addirittura agosto). A Carpi il giorno di Natale è ricordato come "giornata caldissima per cui si sudava e non era necessario portare il tabarro", a Cuneo fioritura delle viole al 10 febbraio e caldo e siccità dall'Epifania fino a fine marzo.
Fu un inverno secco probabilmente anche il 1824/1825, perlomeno in Emilia Romagna, con strade polverose e pozzi con poca acqua, finchè in aprile si fecero orazioni e processioni per ottenere la pioggia, mentre l'inverno seguente (1825/1826) ho l'appunto di "inverno mite" ma ignoro se fu secco o meno, mentre il 1833/1834 fu caldo in Svizzera e vide, nel corso del 1834, una pesante siccità in Sudtirol e in Trentino tale da compromettere il raccolto dell'orzo e della segale.
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