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  1. #1
    andrea.corigliano
    Ospite

    Predefinito La speranza di cambiare...

    Le cronache sul maltempo di questi giorni stanno involontariamente riportando alla luce due problemi del nostro Paese: il rischio idrogeologico e l’assoluta mancanza di prevenzione e, soprattutto, di giusta informazione, in caso di calamità naturali che vengano dal cielo. Ogni volta che piogge più intense si abbattono su una regione c’è sempre qualcuno che si limita a fare la conta dei danni e a compilare un bollettino di guerra che riassumi quanto di peggio ha potuto lasciare l’ondata di maltempo. Vittime comprese. Perché è sempre la solita storia? Perché annualmente siamo sempre punto e a capo?

    Il cambiamento climatico che ha attraversato il Mediterraneo negli ultimi quindici anni parla fin troppo chiaro anche se molti, un po’ per ignoranza, un po’ per inerzia mentale, sono rimasti indifferenti ad una sorta di “grido di dolore” dell’atmosfera. Sono sensibilmente aumentate le fasi di intenso maltempo a carattere nostrano, dovute principalmente alla genesi esplosiva di perturbazioni che proprio dal nostro mare traggono quella linfa vitale per generarsi di continuo. Quella linfa che, guarda caso, riesce sempre a tirare in causa una maggiore quantità di calore disponibile per creare autentiche “bombe d’acqua” in viaggio per i nostri mari a disseminare – purtroppo è proprio il caso di dirlo – morte e distruzione. È successo quest’anno, l’anno scorso e nel 2003. Potremmo ancora elencare altri autunni devastanti a partire dal 1990, ma cambierebbe solo il palcoscenico: per il resto sarebbe sempre, come ho detto, la solita storia, con fiumi straripati, case allagate, automobili trasportate via e, cosa peggiore, perdite di vite umane.

    Purtroppo, tra l’altro, non è colpa nostra se l’Italia contribuisce con la sua orografia a peggiorare questo quadro: fosse tutta pianura magari l’impatto delle perturbazioni sull’ambiente sarebbe notevolmente ridotto. Dobbiamo però rassegnarci? Se è vero che l’uomo è l’essere più intelligente, perché di fronte a queste calamità naturali non riesce ad arrivare primo all’appuntamento con il disastro cercando di prevenirlo? È mai possibile che ogni anno, dopo la conta dei danni, dobbiamo tirare sempre fuori la solita politica del “bisogna fare…” che alimenti speranze fino al disastro successivo?

    Quanto alla giusta informazione, siamo di fronte a temi già triti e ritriti. Cosa mai può pensare quel povero telespettatore che si sente dire che in tre ore sono caduti in Puglia i millimetri di pioggia di un anno? Non avendo alle spalle quel minimo bagaglio culturale meteo che lo aiuti a usar la ragione di fronte a notizie a dir poco sensazionalistiche, dovrà per forza lasciarsi assecondare e convincere da quanto la televisione afferma. Francamente, mi chiedo cosa dovrà arrivare a produrre la macchina atmosferica per lasciare senza parole anche coloro che riportano queste notizie…

    I problemi rimangono quelli di sempre. Nel frattempo, tutti possono di nuovo addormentarsi e sognare, almeno fino alla prossima alluvione. Ma mentre alcuni sogneranno quello che bisognerebbe fare per ovviare a questi due problemi, altri (cioè noi), sapendo cosa bisogna fare per risolvere almeno il secondo problema, sogneranno certamente quella diffusa e capillare informazione meteorologica in grado di aiutare a prevenire. Sembra poco, ma è essenziale!
    Magari anche quegli altri arrivassero a sognare le stesse cose…

    Buona serata
    Ultima modifica di andrea.corigliano; 23/10/2005 alle 17:55

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