Febbraio chiuderà abbondantemente sopra media. Come gennaio, dicembre, novembre, ottobre e settembre. La preoccupazione è e resta quella di un’anomalia che si dilunga nel tempo e che, in questo lungo periodo, presenta quasi una uniformità nei valori che vengono raggiunti, tutti superiori a 1.5 °C mensili, con punte anche di oltre 2.5 °C. L’atmosfera sta dando una grande prova della sua tollerabilità nell’accumulare una abnorme quantità di energia che scaturisce da una perseverante azione di riscaldamento, almeno sul bacino del Mediterraneo, visto che su buona parte del resto dell’Europa, in questo ultimo mese, tentativi di riequilibrio sembra che stiano avendo il merito di limare una situazione che sarebbe diventata ancora più insostenibile della nostra. Infatti, se per i paesi che si affacciano sul nostro Mediterraneo l’assenza di una stagione invernale, pur nella sua gravità, può in parte essere giustificata dalla latitudine a cui tali paesi si trovano, ben altro discorso invece andrebbe fatto se fosse stato il comparto europeo settentrionale ad essere devastato per ben tre mesi consecutivi da scorribande calde senza precedenti. Ad ogni modo, però, anche se le irruzioni fredde di questi giorni su quell’area europea stanno tentando di ridimensionare il danno di un inverno per noi assente, ciò non cancella affatto il nocciolo del problema: “Dove stiamo andando?”

Per quanto ci riguarda, credo che a mio modesto giudizio l’intricata e caotica matassa entro cui si muovono le dinamiche climatiche italiane attraverserà, nel corso dei prossimi due o tre mesi, una fase molto critica che merita di essere seguita molto attentamente, prima che l’estate del 2007 entri pienamente nel vivo con i possibili scenari che ben conosciamo. Visto l’andamento degli ultimi sei mesi, siamo ormai da diverso tempo alla ricerca, con il lanternino, di una fase climatica normale che si ostina con fermezza assoluta a manifestarsi con decisione e padronanza di sé. Avevo già detto della dilatazione temporale a cui le fenomenologie anomale ci stanno abituando, ma in un contesto generale che ci vede arrivati al sesto mese consecutivo in pesante surplus termico, il problema adesso su cui dobbiamo focalizzare l’attenzione andrebbe osservato secondo me sotto un altro obiettivo, attraverso il quale dobbiamo sforzarci di capire quello che sta succedendo. Infatti, nel caso in cui marzo, aprile e maggio proseguano sulla falsa riga di questi ultimi sei mesi, ci troviamo nelle medesime condizioni di rinnovare l’attesa per arrivare alla fine di questa lunga anomalia, visto che è impossibile che l’atmosfera resti perennemente sulle medesime posizioni. Ad ogni modo, questo estenuante suo atteggiamento contribuirà a rinforzare proprio la tesi dell’allungamento temporale delle fasi anomale aventi lo stesso segno. Nel caso in cui, invece, i valori di anomalia dei mesi avvenire verranno contraddistinti dal segno meno, allora potremmo essere all’inizio di una fase controcorrente che tenterà di limare e provare a contenere l’abnorme bilancio fin qui accumulato. Anche in questo caso, però, se le anomalie negative saranno uguali in modulo a quelle positive, resta confermata la tendenza ormai all’ultra consolidata estremizzazione del clima che potrebbe svilupparsi sempre con un meccanismo di alti e bassi ma perseverando adesso, di tanto in tanto, su entrambe le fasi: uno scenario da non escludere nel modo più assoluto! Fin qui, allora, nulla di nuovo.

Ma dove sta la novità? esiste anche una terza ipotesi che, a mio parere, potrebbe essere la più significativa tra tutte, che si rivelerebbe di enorme importanza e che potrebbe farci realmente capire che cosa ci è successo anche in virtù della realtà che stiamo vivendo. Se l’ipotesi che ora descriverò si dovesse verificare, la vedrei come una mossa subdola da parte del motore climatico: una mossa ingannevole per i meno attenti a tali problematiche ma che potrebbe però aprirci definitivamente gli occhi. Cerco ora di spiegarla nel modo più semplice possibile…
… Poniamo il caso che i prossimi tre mesi chiudano con anomalie comprese tra +0.5 e +1.0 °C (non considero quelle tra +0.1 e +0.4 perché è utopia pretendere che un mese chiuda il bilancio in perfetta parità, specie con i tempi che corrono). Se l’intervallo di surplus termico sarà di tale portata significherà allora che, sempre secondo il mio modesto parere, abbiamo di fronte il cambiamento climatico in persona. Il motivo per cui mi azzardo a pronunciare una dichiarazione del genere prende certamente in considerazione il passato che abbiamo vissuto e la realtà in cui stiamo vivendo. Se, infatti, considerando la quantità di energia accumulata in queste ultime due stagioni, dovessimo chiudere i prossimi mesi con anomalie che cadranno in quell’intervallo, probabilmente ciò potrebbe essere visto con due chiavi di letture differenti: sia come anomalia con significato tale e quale alle anomalie avute fino a questo momento e sia come un residuo della quantità di calore accumulata fino ad ora. Io sarei propenso alla seconda ipotesi. In particolare credo che, se nei prossimi mesi le isoterme a 850 hPa si mostreranno all’incirca in media, i valori di temperatura al suolo non riusciranno a esserlo proprio per la forte inerzia termica che ci sta spingendo dove ben sappiamo e che sta pesantemente condizionando il bilancio: tale inerzia potrà benissimo esplicarsi con anomalie di questa portata, ovvero come una vera e propria “radiazione termica di fondo” che è proprio la responsabile dell’uscita di giri del motore climatico.

Se questa ultima ipotesi dovesse trovare riscontro in un prossimo futuro, allora ci troveremmo di fronte ad un sistema climatico che potrebbe essere arrivato a destinazione nel suo ulteriore passo in avanti verso il suo cambiamento! Cioè di aver spostato verso l’alto il proprio punto di equilibrio. In altre parole, ci troveremmo nella situazione in cui quella molla elastica di cui ho sempre parlato si è cominciata a deformare per arrivare, in un futuro che ancora non conosciamo, a rompere definitivamente il suo grado di elasticità e proiettarci verso una nuova dimensione climatica. In base a queste considerazioni, quindi, resta nel complesso un clima improntato ad una dinamica degli opposti con anomalie che potrebbero essere pesanti e perdurare per più tempo, ma in questo contesto potrebbe farsi strada anche lo spostamento verso un nuovo equilibrio termico che si potrebbe discostare da quello precedente di un “delta T” compreso proprio tra +0.5 e +1.0 °C.

Solo ipotesi che spero di verificare o meno già da marzo.