2005.
Il cielo è nuvoloso sopra Mirto,
ma non sembra che debba succedere, di qui a poco, il finimondo.
Il tramonto, oggi, non si vede, perso com'è tra le nuvole che
si ammassano sul Tirreno.
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Ore 22.00.
I tuoni
accompagnano questa notte di fine agosto.
Il rumore assordante di essi rimbomba nella
Valle del Fitalia, e illumina a giorno i paesini
arroccati sui costoni.
Dalle Eolie parte il grido di battaglia della natura, che selvaggia
fa sentire la sua voce indomita.
Il vento muove le persiane e le tende,
che sembrano dei foulards agitati da donne che non ho mai conosciuto.
Chiudo la finestra,
e decido di uscire a godermi lo spettacolo.
Salgo in terrazzo, quel terrazzo in cui
tante volte assaggio attimi di felicità.
Il vento rinforza,
fa fresco, e l'odore delle piante che
circondano il mio paese riempe anche gli angoli più segreti.
Mi siedo sul terrazzo, ancora caldo dopo un giorno di sole.
I paesini sembrano tante persone che aspettano, ferme, immobili,
timorose degli eventi.
Un altro lampo, un altro tuono.
Ripenso a quando ero piccolo, e guardavo mia zia dipingere,
a quando un pò più grandetto suonavo, solitario, proprio qui,
melodie strane, ancora acerbe, con la mia prima chitarra.
A quando leggevo i versi di mio nonno, poeta per diletto,
e nel frattempo da una casa vicina dove abitano dei parenti
il suono di un pianoforte, e mio cugino si divertiva a tamburellare
sulla sua prima batteria giocattolo, mentre l'orologio del mio prozio, il simbolo del paese,
si divertiva a ricordarci che si era fatto tardi.
E anche questa è musica, il tuono roboante che squarcia la notte,
e anche questa è poesia, la nube che veloce si dirige verso
il paesino, e anche questo è un dipinto, il cielo nero, gonfio di pioggia
illuminato dalle saette.
Cadono goccioloni grossi,
mi rifugio in casa adesso.
La nube gigantesa avanza verso l'interno: colpisce prima Mirto, poi Castell'Umberto, San Salvatore di Fitalia, Frazzanò, e infine Longi, paese suggestivo che amo molto, nascosto dietro la montagna, quasi pudico, che d'inverno vede neve in quantità discreta ogni anno. Mai avrei pensato che fra due anni questo paesino arrampicato sulla roccia di neve ne vedrà poca,
solo un velo, a ricordare che malgrado tutto è inverno.


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Piove per una notte intera, nel silenzio irreale della collina.
E poi il vento.
Quello che qui chiamo il "vento del mare".
Sto per addormentarmi, tra tuoni, fulmini, rumore di pioggia
incessante, fragorosa, martellante.
E mentre chiudo gli occhi mi sembra di sentirlo, il respiro del mare.