
Originariamente Scritto da
Jadan
La situazione attuale, come ben ti ha ricordato Stefano, è la sommatoria di miliardi di piccoli atti, individuali e collettivi. Io non credo che si potrà uscire da questo stato con UN solo atto eclatante e risolutivo ma, come sono stati necessari miliardi di atti per portarci a questo punto, così saranno necessari miliardi di atti per far sì che la situazione non sfugga ad ogni controllo. Atti individuali, quindi, a partire da quelli che facciamo noi.
Dopodiché, confesso, sono molto pessimista. E per ragioni grettamente economiche (conosco, ahimé, i miei polli). Per chi sa di economia il mio discorso sarà ovvio, per gli altri cerco di tradurlo.
La teoria economica dice che in ogni atto della mia vita c'è in gioco una soddisfazione e una rinuncia. Quando le due si equivalgono allora il prezzo è giusto. Cioè: se io mi voglio comprare un nuovo TV (soddisfazione) devo mettere in cantiere di rinunciare a 1000 euro (diciamo). Se il televisore (lo stesso) costasse 10 euro lo prenderei al volo, e sarebbe solo soddisfazione. Se costasse 10.000 euro (lo stesso) o lo prenderei rinunciando ad un sacco di cose o, più verosimilmente, non lo comprerei avendo quindi la mia INsoddisfazione massima. Quando si è a 1000 euro, diciamo che siamo in un punto di equilibrio. (Per quelli che sanno di economia: punto di indifferenza quando l'utilità marginale della TV eguaglia il prezzo).
Tutto ciò che ho detto è la ragione per cui sono terribilmente pessimista. Perché, per non precipitare sempre più giù, noi dovremo mettere in atto comportamenti per noi costosi. Ciò può venire o con un razionamento o con un aumento dei prezzi. Un esempio: si discute, per scoraggiare i voli in aereo (che consuma jet fuel), di imporre, a livello europeo, una tassa di circa 30/40 euro per viaggio. Questo per frenare l'avanzata dei low cost. Quindi io pagherò un prezzo, in una maniera o nell'altra. Ed ecco il punto: la mia soddisfazione, dov'è? Risposta: non c'è e non ci sarà.
Perché per uscire da questa situazione la tragedia è che NOI dobbiamo pagare un prezzo (operare una rinuncia) in cambio di una soddisfazione che ALTRI avranno. Su una cosa, infatti, tutti sono d'accordo: anche se da domani le emissioni finissero (cioè tornassimo all'età della pietra), COMUNQUE per un altro centinaio d'anni i ghiacciai si scioglieranno, i mari si scalderanno ecc. ecc. Perché, come ricorda bene Andrea Corigliano in diversi post, s'è messo in moto un elefante inerziale. Un TIR senza freni per un pendio: all'inizio la spinta per muoverlo è necessaria. In seguito, preso l'abbrivio, va per conto suo e per fermarlo è necessaria molta più forza di quanto non fosse necessaria a metterlo in moto. E il fatto è questo: i feedback, le radiazioni di fondo, le inierzie, altro non sono che il pendio sul quale sta il TIR, sono cioè forze che "amplificano" la spinta iniziale.
Tornando a noi: se le previsioni, anche quelle più accomodanti (non parliamo di quelle catastrofiste), sono vere, nessun essere umano vivente oggi potrà sperare di vedere sulla Alpi gli stessi ghiacciai che vidi io quand'ero bambino. Ciò che si può (e deve) fare è cercare di arrestare la corsa del TIR, rallentarla. Non perché noi possiamo mai vederlo fermo, ma perché fra 100 anni si possa incominciare a vedere un rallentamento.
Quindi: rinunica oggi e NOSTRA per soddisfazione domani e di ALTRI. In buona sostanza: è necessario imporre a questa generazione una remissione in termini economici in cambio di un ideale.
E' in grado, questa generazione, di mettere da parte i suoi interessi e puntare così in alto? Risposta: no. Non è in grado manco di rinunciare all'ultimo modello di telefonino, di Suv o di chissà cosa pur sapendo che OGGI c'è gente che muore di fame, figurarsi se è in grado di rinunciare a tutto questo per qualcuno che (forse) morirà di fame tra 100 anni.
Ergo la vedo dura. E, tanto per non farmi mancare nulla, la vedo dura in termini democratici. Se la democrazia, seguendo Aristotele, è ormai, di fatto, diventata demagogia, la vedo dura che oggi possa vincere un'idea di rinunce per il futuro. Perché salterà sempre fuori un demagogo da strapazzo che riuscirà a convincere tutti che sono tutte cavolate, che non è vero nulla, che non si capisce perché dobbiamo rinunciare a questo ben di Dio solo per far ingrassare (?) una cricca di scienziati che vogliono stare al centro dell'attenzione. E quindi: freghiamocene, il mondo com'è cambiato cambierà. La natura è grande, del doman non v'è certezza. E così via. Questo vincerà e questo ha vinto già in passato.
Non mi stupirei, quindi, se un prossimo futuro ci riserberà un sistema oligarchico (non democratico) guidato da un manipolo di gente che, in nome della salvezza futura, si prenda la briga di bastonare le generazioni presenti. E chi protesta, sbonk!
No, non la vedo affatto facile.
Quindi, prepariamoci. Non solo tutti noi possiamo far qualcosa, ma tutti noi faremo qualcosa. E' solo questione di tempo. Manco tanto.
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