La prima invasione di aria calda nord-africana dell’estate 2007 è alle porte. Non entro nei particolari della dinamica della circolazione che si appresta a conquistare il bacino del Mediterraneo ma voglio soffermarmi, spero una volta per tutte, su quanto è stato scritto e detto a proposito di questa prima invasione di aria calda di questa stagione. Anch’io, proprio ieri, ho voluto sdrammatizzare un po’ la situazione con qualche battuta in merito ma credo che, alla fine, si debba avere il coraggio di ritornare a essere il più razionali possibile, anche se capisco benissimo che passione e razionalità difficilmente riescono ad andare d’accordo. E capisco altrettanto bene anche la voglia di sognare chissà che cosa se una +25 °C a 850 hPa si inerpica lungo lo Stivale. I sogni, purtroppo, è difficile che si avverino, soprattutto in meteorologia: passata, allora, quell’euforia che contagia alla fine poi tutti noi alla vista di mappe di siffatta natura, è giusto che torni a prevalere un’analisi più approfondita di ciò che potrebbe accadere, concentrandoci su una visione complessiva degli scenari dipinti dai modelli, soppesando l’evoluzione generale e tralasciando quella visione “runniana” che, sempre, finisce per essere l’anticamera di cocenti delusioni, specie in inverno. Questo, ovviamente, è un mio suggerimento che può anche cadere nel dimenticatoio perché, come ripeto… alla passione non si comanda. Ed è anche giusto che sia così.

C’è però un aspetto, sempre collegato a quello che ho potuto leggere in questi giorni, su cui non sono assolutamente d’accordo e desidero farlo ben presente (anche se l’ho fatto anche l’anno scorso) perché si tratta di un errore di giudizio troppo grosso. Si tratta del continuo ed estenuante confronto con l’estate del 2003: un confronto che non regge nel modo più categorico possibile. Vi chiedo, per favore, di finirla di proseguire a tamburo battente su questo argomento e prendere, così, la caldissima estate di quattro anni fa come il metro di misura per eccellenza per il confronto con tutte le isoterme a 850 hPa che vorrebbero conquistare l’Italia. Possibile che non si riesca a capire che la caratteristica dell’estate di quell’anno è stata la persistenza e che la persistenza è fatta da una somma, su 90 giorni, di numerose e durature ondate di calore simili a quella che potrebbe colpirci ma che, per il momento è la prima? Possibile che non si vuole capire che un confronto su base stagionale, anche con l’estate del 2003, può reggere solo quando arriveremo al 31 agosto e non per ogni singolo evento di ondata di calore?

Quello che mi fa un po’ rabbia, è che poi siamo tutti bravi a deridere questo o quel giornalista quando spara quello che sappiamo. Ma noi sappiamo dare l’esempio? Non mi sembra, se poi tiriamo fuori dal cilindro le loro solite frasi e lo stesso loro modo di giudicare e analizzare un evento. Va benissimo l’euforia quando si intravedono i lineamenti di una configurazione barica che ci fa salire l’adrenalina alle stelle, ma non va assolutamente bene fare paragoni che, nel modo più assoluto, al 16 giugno non hanno proprio ragione di esistere.