
La foresta che batte la siccità

28 agosto 2007 - Far nascere una foresta nel deserto è possibile. C'è riuscita un'équipe di scienziati dell'Università della Tuscia e dell'Università di Tel Aviv, grazie a un progetto finanziato dal ministero dell'Ambiente. I ricercatori sono riusciti a creare in poco più di 18 mesi una foresta con alberi di altezza media di 5 metri nel pieno del deserto del Negev, in Israele, irrigata con acqua di scarto. L'obiettivo della ricerca è trovare nuovi strumenti di lotta alla desertificazione e sviluppare tecnologie in grado di sostenere i Paesi del Mediterraneo, a partire dalla cooperazione scientifica e tecnologica con Israele. Un problema, quello della desertificazione, che riguarda anche l'Italia, dove sono sette le regioni più a rischio: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, che hanno già stanziato più di 6,6 miliardi di euro per piani anti-siccità. In realtà, potenzialmente colpita risulta il 52% della superficie nazionale. Uno dei temi al centro della Conferenza nazionale sui mutamenti climatici che si terrà a settembre a Roma sarà appunto come affrontare questo rischio. Intanto la ricerca italo-israeliana ha dato i suoi frutti: ''L'esperimento ha dimostrato che è possibile anche nei deserti produrre in poco tempo quantità enormi di biomassa - spiega Riccardo Valentini, ecologo e direttore del dipartimento di Scienze dell'ambiente forestale e delle sue risorse dell'Università della Tuscia. Come ? "Sfruttando l'energia solare per la fotosintesi, largamente abbondante in questi luoghi, a patto di poter disporre di acqua, in questo caso salina o riciclata dalle città". Le biomasse possono poi essere utilizzate come fonte energetica. Il progetto è partito con la scoperta di alcuni ecotipi di Tamerici, provenienti dalla regione del Mar Morto. Queste piante sono in grado di assorbire il sale in eccesso nel suolo e di trasportarlo fino alle foglie dove viene accumulato sotto forma di cristalli di sale, bonificando quindi il terreni'. L'area della sperimentazione dove sono state piantate le tamerici è di 5 ettari, irrigate con acqua proveniente da pozzi di acqua salmastra, inutilizzabile sia come acqua potabile che per l'agricoltura. ''Le piante sono alte più di 5 metri e formano una fitto bosco - spiega Valentini - e la biomassa è di circa 50 tonnellate per ettaro. Qui sono tornati a nidificare uccelli e piccoli mammiferi, creando una oasi di verde circondata da uno dei deserti tra i piu' aridi del mondo''. Un altro esperimento è stato quello di usare l'acqua di riciclo proveniente dalla città di Eilat, trasportata con una conduttura di oltre 40 km nel deserto. ''L'acqua riciclata - afferma il docente dell'Università della Tuscia - viene trattata biologicamente per il filtraggio ad Eilat e poi distribuita per usi agricoli. Anche in questo caso i risultati sono stati straordinari''. Il progetto ha avuto tanto successo da essere lanciato anche in Algeria. ''Anche in Italia - conclude Valentini - il riciclo delle acque urbane (attualmente filtrate e immesse nei corsi d'acqua, spesso con problemi di inquinamento) potrebbe essere una fonte alternativa di acqua che ridurrebbe la pressione dell'agricoltura (circa il 70% dei prelievi) sulla disponibilita' idrica del Paese''. (Fonte: Ansa Ambiente)
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