
Originariamente Scritto da
Jadan
L'azione dell'uomo può influenzare i microclimi locali. Il caso del lago d'Aral è il più eclatante e inquietante, ma anche qui, da noi, abbiamo un lago d'Aral de noantri che è il Fucino. Ci sono amici di Avezzano e dell'Abruzzo in genere, qua dentro, che sicuramente sono in grado di parlarne meglio e con più cognizione di causa.
In generale, per il discorso farfalla e tornadi. Io penso che la distribuzione dell'energia possa dipendere anche dalla farfalla. Di fatto la meteorologia, all'atto pratico, altro non è che la scienza che studia come si redistribuisce l'energia termica su un Pianeta non uniforme: con Poli ed Equatore, notte e giorno. I flussi di redistribuzione dipendono da una marea di fattori: alcuni
li controlliamo (e infatti azzecchiamo spesso le previsioni entro 48 ore) altri sono in mente dei (che tempo farà il 25 maggio 2010?). E non è affatto escluso che, tra i fattori di distribuzione, anche fenomeni come l'Aral possano agire, magari su scala limitata.
Ma parliamo di distribuzione. Altra cosa è la generazione di energia da distribuire. Ed è per questo che ritengo cha l'Aral (o le farfalle) non c'entrino molto. Se la quantità di energia da distribuire passa da 100 a 150, questo dipende da fattori diversi. Può essere, come in passato, un diverso irraggiamento solare o, come oggi, un accresciuto ammontare di gas serra. Questa maggiore energia determinerà diversi (rispetto al passato recente) canali distributivi. Probabilmente (vedi i post di Andrea Corigliano) assisteremo a scambi sempre più estremi, in un senso e nell'altro. Ma non saranno i canali a determinare la quantità di energia. E' la quantità di energia che
li determina.
P.S. Questo è anche un aspetto dell'annoso problema di cosa sia meteorologia e cosa climatologia. Ed è il motivo per cui molti appassionati meteo, sapendo bene che nessuno è in grado di dirci che tempo farà a maggio 2010 tendono a prendere come bubbole tutto ciò che riguarda andamenti climatici fra decenni. Sono, ripeto, cose diverse. La meteo studia la distribuzione di energia. E questa distribuzione, come dicevo, è conosciuta solo su limitatissima scala temporale. La meteorologia, insomma, assume come dati e immutabili i parametri del problema e, tra questi, la quantità di energia, la geografia ecc.
La climatologia studia (tra l'altro) cosa succede quando i parametri vengono mutati. Nessun meterologo è interessato (all'atto pratico) alla deriva dei continenti o all'orogenesi delle Alpi. Un climatologo può esserlo se deve studiare il clima europeo di 30 milioni di anni fa. Così come un climatologo può dire cosa succede se la quantità di energia muta in maniera discreta. Certo: non può fare una previsione giorno per giorno ma è in grado di dire quali impatti presumibili si avranno sull'ambiente nel complesso.
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