Il valore della temperatura sul piano isobarico di 850 hPa dice poco o quasi nulla sulla possibilità di nevicate al piano. Il caso del gennaio 2003 è emblematico, poichè è vero che a quella quota c'era un valore di -2.3 a S.P. Capofiume, ma con lo zero termico al livello del suolo (11 mt.) è dura che il fiocco fonda durante la discesa. In quell'occasione si sfruttò un'ingresso freddo precedente (giorno 8, circa -6°C ad 850 hPa alle 00z) cui seguì uno scorrimento tiepido in medioalta troposfera non disprezzabile la notte tra l'8 ed il 9 (aumentano le T sia ad 850, a 700 ed a 500 hPa), classico caso di occlusione calda mentre negli strati più bassi il profilo termico non viene intaccato (il fronte passa sufficientemente "basso"). Inoltre in diverse zone della Romagna orientale i fenomeni iniziarono come pioggia in serata (era entrato un pizzico di borino nel pomeriggio davanti all'occlusione a devastare il profilo termico verticale), poi ci pensò il CAD a rimettere a posto le cose. Non è che però un forcing del genere sia all'ordine del giorno, ma quella volta nulla andò storto (o quasi). Per stabilire la quota neve è molto importante a che quota troviamo lo zero termico e lo sono altrettanto i valori thickness tra 850 e 700 hPa, tra 1000 ed 850 hPa, tra 850 e 500 hPa, tra 700 e 500 hPa, wet bulb zero, dew-point. Insomma la previsione della quota neve è meno facile di quanto sembri, ed è anche per questo che ogni tanto la si sbaglia.
Pierluigi
MR
"“La democrazia, a differenza di altri sistemi reggitori, è quella situazione politica e social-politica, dove il popolo viene preso a calci dal popolo, su mandato del popolo; è la pratica certosina dell'autoinganno” C. Bene
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