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  1. #1
    Vento forte L'avatar di Stefano83
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    Predefinito Re: Problemi gestionali dell'acqua potabile Italiana

    Leggo che la piovosità è aumentata al sud negli ultimi 15-20 anni.

    Questo rafforza ancor di più, per queste zone, la tesi della mal-gestione delle risorse idriche.

    Infanti, nonostante questi dati (sarebbe opportuno conoscere la percentuale) il problema è sempre d'attualità.

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    "Colui che segue la folla non andrà mai più lontano della folla. Colui che va da solo sarà più probabile che si troverà in luoghi dove nessuno è mai arrivato" ​(Albert Einstein)

  2. #2
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    Predefinito Re: Problemi gestionali dell'acqua potabile Italiana

    In realtà al Sud (come nel resto del Paese) è anche lo stress del semestre primavera-estate ad essere aumentato.

    In sostanza il tasso di evaporazione dai bacini è dell'8-11% - dati APAT - maggiore rispetto al CliNo 61-90.

    Sono aumentate le incursioni dell'anticlone subtropicale e la durata delle stesse.
    Così come al Sud è più sentito la penetrazione delle acque marine nelle falde costiere (cuneo salino) sino ad una decina di km dalla costa.
    Dove vive il 70% della popolazione.

    Dal punto di vista della cattiva gestione delle risorse idriche è probabilmente il Centro Italia (relativamente a Toscana, Umbria e Marche) ad essere il più virtuoso dato che al Nord gli avidi gestori dei bacini alpini e la fortissima pressione agricola sul bacino del Po - e non dimentichiamo l'annoso problema della depurazione delle
    acque milanesi - hanno ucciso il grande fiume.
    Al Sud che dire, se per l'Acquedotto Pugliese sarebbe stato più conveniente prelevare l'acqua dall'Albania e trasportarla con condotte sottomarine sino al tacco d'Italia piuttosto che incrementare le condotte verso i bacini molisani è tutto dire..

    (L'acronimo CLINO , dall'espressione inglese CLimate NOrmals, è un’elaborazione statistica su base trentennale (es. trentennio 1961 – 1990) per le variabili meteorologiche monitorate dalle stazioni al suolo. Il range temporale standard di riferimento è stato scelto dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale)

  3. #3
    Vento forte L'avatar di Stefano83
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    Predefinito Re: Problemi gestionali dell'acqua potabile Italiana

    Citazione Originariamente Scritto da handyman Visualizza Messaggio
    In realtà al Sud (come nel resto del Paese) è anche lo stress del semestre primavera-estate ad essere aumentato.

    In sostanza il tasso di evaporazione dai bacini è dell'8-11% - dati APAT - maggiore rispetto al CliNo 61-90.

    Sono aumentate le incursioni dell'anticlone subtropicale e la durata delle stesse.
    Così come al Sud è più sentito la penetrazione delle acque marine nelle falde costiere (cuneo salino) sino ad una decina di km dalla costa.
    Dove vive il 70% della popolazione.

    Dal punto di vista della cattiva gestione delle risorse idriche è probabilmente il Centro Italia (relativamente a Toscana, Umbria e Marche) ad essere il più virtuoso dato che al Nord gli avidi gestori dei bacini alpini e la fortissima pressione agricola sul bacino del Po - e non dimentichiamo l'annoso problema della depurazione delle
    acque milanesi - hanno ucciso il grande fiume.
    Al Sud che dire, se per l'Acquedotto Pugliese sarebbe stato più conveniente prelevare l'acqua dall'Albania e trasportarla con condotte sottomarine sino al tacco d'Italia piuttosto che incrementare le condotte verso i bacini molisani è tutto dire..

    (L'acronimo CLINO , dall'espressione inglese CLimate NOrmals, è un’elaborazione statistica su base trentennale (es. trentennio 1961 – 1990) per le variabili meteorologiche monitorate dalle stazioni al suolo. Il range temporale standard di riferimento è stato scelto dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale)
    Condivido questo discorso, sicuramente fattori come l'aumentata evaporazione e la penetrazione delle acque marine incidono.

    Ma, sempre riferendomi alle mie zone, aldilà di quanto giustamente hai detto, il problema è sentir spesso parlare di perdite del 40, 50 e addirittura qualche volta 70%, non roba da poco.

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  4. #4
    Burrasca L'avatar di Gian_Milano
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    Predefinito Re: Problemi gestionali dell'acqua potabile Italiana

    Citazione Originariamente Scritto da handyman Visualizza Messaggio
    ...
    e non dimentichiamo l'annoso problema della depurazione delle
    acque milanesi
    ...
    Il depuratore delle acque nere milanesi è in funzione da 2-3 anni
    Gianfranco Bottarelli
    Milano Famagosta - Rete MeteoNetwork
    Alt. 144 metri s.l.m. (Suolo 112 metri, 32 metri dal suolo) Lat.: 45° 26' 55" N; Long.: 9° 8' 9" E
    Il sistema più efficace per rendere inoffensivi i poveri è insegnare loro a imitare i ricchi (Carlos Ruiz Zafòn, L'ombra del vento)

  5. #5
    Burrasca L'avatar di Gian_Milano
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    Predefinito Re: Problemi gestionali dell'acqua potabile Italiana

    Citazione Originariamente Scritto da Gian_Milano Visualizza Messaggio
    Il depuratore delle acque nere milanesi è in funzione da 2-3 anni
    In ritardo cronico, ma insomma dalla primavera del 2005 Milano depura il 100% delle proprie acque nere:

    http://www.ilfiumepo.net/it/depuratori1.html

    Gianfranco Bottarelli
    Milano Famagosta - Rete MeteoNetwork
    Alt. 144 metri s.l.m. (Suolo 112 metri, 32 metri dal suolo) Lat.: 45° 26' 55" N; Long.: 9° 8' 9" E
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  6. #6
    Brezza tesa L'avatar di shivio
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    Predefinito Re: Problemi gestionali dell'acqua potabile Italiana

    Ok vedo che il topic ha ripreso vita e mi scuso per l'assenza,ma impegni mi hanno tenuto lontano da internet.
    Caro amico Giuliacci, hai ragione sul fatto che c'e' un calo di precipitazioni del 30% al nord, ma io ho parlato di falde acquifere al nord, che al momento non segnalano abbassamenti,da far pensare a siccita',a crisi critiche imminenti o avanti nel tempo.
    Le perdite naturali consentite per legge agli acquedotti e' del 15%,si dice naturale questa perdita per vari motivi,spurghi sulla rete,specialmente sui terminali per consentire l'uscita di accumuli ferrosi e batteri.Gli idranti, posizionati sui terminali di condotte son molto importanti se spurgati periodicamente,chi abita in una via o vicolo chiuso,in tutti i casi in cui si e' presso un terminale di condotta,avranno spesso problemi di sabbia o acqua non del tutto limpida.
    Le fontane o fontanelle (che man mano stanno sparendo) ad esempio per legge dovrebbero essere regolate su un flusso continuo e non a rubinetto,appunto per non consentire accumuli di batteri nel tubo all'interno della fontanella,specialmente d'estate con temperature elevate e fontanelle esposte al sole.
    I lavori di manutenzione sulla rete tipo: svuotaggio vasche di accumulo per pulizia,pulizia dei filtri etc etc. son la causa del possibile e consentito 15% delle perdite.
    Comunque la tua frase "gli acquedotti BEBBONO aver il 15% minimo di perdite"
    e' sbagliato,il 15% e' invece considerato il tetto max da non superare,quindi il contrario di quello che hai inteso.
    La frase giusta e' "gli acquedotti NON DEBBONO avere + del 15% massimo di perdite".
    Scusami,amico Giuliacci non son critiche sul tuo detto ma correzioni,io son un semplice tecnico dell'acquedotto che, vuol solo mettere in evidenza le problematiche gestionali delle aziende acq. Italiane,alcune aziende funzionano e fan pagare l'acqua a bassa tariffa altre non funzionano e fan pagare bollette 300% + alte.

    ecco un bel articolo da La Sardegna

    La lunga mano dei privati ogni goccia dovente un business…
    Di Serena Martucci “Il Sardegna del 22/3/08”

    Ad Aprilia la società Acqualatina Spa nel 2005 ha aumentato Le bollette dell'acqua fino al 330%. E 6mila famiglie hanno indirizzato i soldi solo al Comune, non riconoscendo il contratto. A Nola, in Campania con una delibera comunale, votata da 21 consiglieri su 21, amministratori e cittadini hanno respinto la concessione alla Gori, società che gestisce l'acqua dell'Ato 3, la stessa che a Casamarciano, pochi chilometri più in là, ha chiesto ad una vecchina, con la pensione minima, 600 euro per non lasciarle a secco i rubinetti.
    Ancora. Alcuni movimenti in Toscana, si stanno battendo contro la legge regionale
    che vuole consegnare nelle mani dei privati, riducendo la quota pubblica al 40%, le
    sorgenti e i contatori di Firenze e dei comuni del Valdarno.
    Perché l'acqua, una volta fonte di vita, oggi è puro business che, solo in Italia, muove un giro d'affari di 2.530 milioni di euro l'anno. Così, con l'oro blu, aziende e multinazionali fanno affari d'oro. A scapito dei cittadini che, per gli stessi servizi, pagano molti euro in più.
    Ma cosa è successo ai vecchi acquedotti pubblici?
    A cambiare le regole dell'acqua ci ha pensato nel 1994 la legge Galli, che ha di fatto trasformato il bene primario in fonte di lucro. Prima,c'erano interi paesi dove mai nessun abitante aveva visto una bolletta con i consumi dell'acqua, poi ci sarebbero stati gli Ato, ovvero degli organismi, espressione delle amministrazioni locali, che si occupano delle risorse idriche per il territorio di competenza.
    A loro tocca fissare le tariffe, decidere gli investimenti necessari, affidare la gestione tramite gare pubbliche o ricorrere ai privati. Ad oggi dei 92 Ato italiani, 67 hanno già effettuato l'affidamento. Il 60% degli ambiti insediati ha optato per la concessione diretta a società a capitale pubblico, soprattutto nel nord dove 68 gestori 44 sono pubblici. I privati, invece, tramite le società miste-pubbliche, controllano l'acqua di Lazio, Toscana e Emilia, dove si arriva a sfiorare il 70%. E il costo in bolletta?
    «Sulle tariffe è una giungla. Si va dai 50 centesimi al metro cubo fino ad oltre i 2 euro - spiega
    Riccardo Petrella, membro del Comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche - Ci sono prezzi diversi anche in una stessa Ato. E, negli affidamenti, si è arrivati a sdoppiare le Ato quando non si raggiungeva un accordo». E sul fronte gestione del servizio?
    È un'indagine di Mediobanca a fornire la risposta. Dopo aver esaminato, nel triennio 2003-05, 37 società tra cui anche i grandi colossi, alla fine la più performante risulta essere la Cap gestione, società lombarda a capitale pubblico,
    con il maggior numero di investimenti (quasi 35 euro su ogni 100 fatturato), le tariffe più basse(0,66) e il miglior rapporto tra addetti e produttività.
    Senza contare che in bolletta, oltre ai consumi, gli italiani pagano anche una quota fissa destinata ai depuratori. Giusto. Peccato che in 1 caso su 3, non ve ne sia traccia o che non funzionino.E i consumi, nel 2020, costeranno tre volte di più.

    << qua' sotto altro articolo interessante >>

    Elisabetta Soglio
    Inviato: martedì 25 marzo 2008 16.20
    Oggetto: l'acqua del sindaco...

    «La qualità è alta e i controlli sono costanti»
    L'acqua del rubinetto? Ottima (per i ladri)
    Il servizio idrico di Milano e provincia è tra i meno cari d'Italia. Le «perdite di rete» arrivano al 15%. «Pesano sul bilancio dei gestori»

    Ladri d'acqua. Individuano i bocchettoni degli acquedotti, usano una tenaglia speciale per aprirli, attaccano le pompe e innaffiano orti o campi, ma anche vasche di impianti industriali. Una voce che pesa molto sui bilanci degli acquedotti: si chiama «perdita di rete» e considera, oltre all'acqua rubata, anche quella che si disperde scivolando lungo tubature e condotti spesso ammalorati. Un problema contro cui tutti gli acquedotti fanno i conti e che a Milano e in Provincia si sta fronteggiando con risultati di rilievo: il Cap, che serve circa 1 milione e 800 mila cittadini delle province di Milano, Lodi e Pavia, è arrivato a ridurre le perdite al 15 per cento rispetto a tutta l'acqua immessa in rete. La Mm, che gestisce l'acquedotto di Milano servendo 1 milione e 300 mila abitanti, scende addirittura al 10,3 per cento (anche se Milano lavora entro confini più ristretti e quindi ha meno tubature).

    Quello delle perdite è uno dei dati presenti nella ricerca commissionata dalla Fondazione Civicum all'Ufficio Studi di Mediobanca, relativa agli aspetti gestionali che riguardano costi, qualità ed efficienza delle principali società pubbliche e private che operano nel settore idrico. I numeri dimostrano che "l'acqua del sindaco" quella che esce dai rubinetti di Milano e di gran parte dei Comuni della Provincia, è controllata, buona e, soprattutto, costa molto meno di quanto costi ai cittadini delle altre principali città d'Italia. Il raffronto è presto fatto: le tariffe idriche del 2006 dimostrano che l'acqua a Milano viene venduta dalla Mm a 0,55 euro per mille litri; il Cap sale di poco arrivando a 0,66. Acea, l'acquedotto di Roma, è a 0,8; l'acquedotto pugliese propone una tariffa media di 1,44 euro; Asm di Brescia, società da poco confluita in A2A con la milanese Aem, si occupa anche di acqua e fa pagare 0,94 per mille litri; Hera, che opera a Bologna, arriva a 1,25 euro.

    L'indagine spiega anche che «il servizio idrico di Milano ha specificità morfologiche che lo avvantaggiano. In particolare, una falda poco profonda e una elevata densità abitativa che consentono di operare con una rete relativamente corta». Acqua buona, ma anche acqua pulita: nel 2007 la bontà dell'acqua portata in giro dal Cap è stata certificata da 15.967 analisi, con il controllo complessivo di 349.646 parametri. Milano ha svolto addirittura 28.500 analisi, aumentando i controlli del 35,7 per cento nel giro del triennio 2003-2006. Altra tabella interessante è quella riguardante le perdite di rete. Si è detto dei dati vantati da Mm e Cap: rispetto a questi, Acea perde il 35,4 per cento, l'acquedotto pugliese addirittura il 50,3 per cento, Hera il 23,4 e Asm il 32 per cento. Secondo i ricercatori, «esistono margini di recupero delle dispersioni non solo attraverso la riparazione delle falle, ma anche attraverso il recupero dell'evasione tariffaria, dei prelievi abusivi ed il generale miglioramento dei contatori presso le utenze».

    Elisabetta Soglio

    In questa presentazione son state presentate ottime relazioni consultabili,
    leggetevi la relazione sui servizi idrici.

    LE SOCIETA’ CONTROLLATE DAI MAGGIORI COMUNI ITALIANI: COSTI, QUALITA’, ED EFFICIENZA edizione 2008
    a cura dell’Ufficio Studi MEDIOBANCA per Civicum.
    Presentazione pubblica della ricerca in occasione del Convegno
    “Il controllo della qualità dei servizi pubblici locali”

    Milano, 24 Gennaio 2008, ore 9,30 Camera di Commercio - Sala Conferenze - Via Meravigli 9/b

    - capitolo 3 - I servizi idrici

    «Privato è bello» ripetono da tre decenni i fautori della privatizzazione dei servizi idrici. Perché porta più efficienza e qualità e prezzi minori per i cittadini. Assunta come dogma, questa affermazione non trova riscontro nella realtà.
    Non sono i soliti no global a dirlo. E' una ricerca fatta dall'Ufficio Studi di Mediobanca nel 2007 dal titolo «Le società controllate dai maggiori Comuni italiani : costi, qualità ed efficienza» (l'intera ricerca è disponibile sul sito www.civicum.it ). Abbiamo voluto - per brevità - estrapolare i dati relativi a tre grandi società di gestione : Acea SpA, Hera SpA e Cap Gestione SpA.
    Sono tutte Società di capitali, forma contestata dal popolo dell'acqua, perché, da enti di diritto privato il cui scopo è massimizzare gli utili, comportano la mercificazione del bene comune acqua. Tuttavia, le prime due - Acea ed Hera - sono a capitale misto pubblico-privato e collocate in Borsa, mentre Cap è a totale capitale pubblico.
    Secondo la vulgata liberista le prime due - grazie all'ingresso di privati e all'inserimento nei mercati finanziari- dovrebbero dimostrare più efficienza e qualità e meno costi all'utenza.
    Acea SpA, multiutility del Comune di Roma, opera in diversi Ato di Lazio, Campania e Toscana, per un totale di 2,8 milioni di abitanti serviti; Hera, multiutility del Comune di Bologna, opera in tutte le città dell'Emilia Romagna (a esclusione di Piacenza, Parma e Reggio Emilia) e recentemente ha fatto il suo ingresso nelle Marche, per un totale di 900.000 abitanti serviti; Cap Gestione opera in circa 200 Comuni della Provincia di Milano, Lodi e Pavia, per un totale di 1,7 milioni di abitanti serviti.
    La ricerca di Mediobanca, utilizza vari parametri : dagli indici di investimento a quelli della produttività, dalle perdite degli acquedotti alle tariffe negli anni 2003-2005. E nel confronto i risultati delle tre società di Roma, Bologna e Milano sono a favore di quest'ultima. L'unica senza privati nella gestione, l'unica senza azioni in borsa.
    Tra i principali motivi a sostegno dell'ingresso dei privati vi è la necessità di fondi per gli investimenti, fondi che il pubblico non potrebbe garantire.
    Non pare così, stando alla ricerca, che prende in considerazione la percentuale destinata agli investimenti tecnici per metri cubi di acqua fatturata : mentre il Cap destina una percentuale che, a seconda dell'anno, varia tra un minimo del 33% e un massimo del 64%, Hera destina costantemente il 22% e Acea addirittura non più del 15%.
    Ma l'ingresso dei privati diminuisce le inefficienze e aumenta la produttività, dicono le solite sirene liberiste. E ancora una volta arriva la smentita. La ricerca analizza la quantità di metri cubi di acqua fatturata per addetto e scopre che, nel 2005, mentre Acea fattura 226.613 mc per addetto, Hera ne fattura 121.167 e il Cap ben 476.838.
    Il quadro non muta guardando alle perdite degli acquedotti gestiti, ovvero la percentuale di acqua immessa in rete e non fatturata. E' ancora il Cap a registrare il dato migliore con perdite che non superano il 22%; mentre Hera arriva al 24% e Acea supera il 32%.
    Concludiamo con le tariffe, ovvero con quanto costa tutto questo al cittadino utente finale. Per registrare ancora una volta come la tariffa del Cap (0,73 euro per metro cubo) sia la migliore rispetto ad Acea (0,83) ed Hera (1,25).
    Insomma, da qualsiasi parte la si giri, pare proprio che l'intervento dei privati e la collocazione in borsa non abbiano garantito alcun vantaggio al servizio reso ai cittadini bolognesi e romani.
    Azionisti esclusi, ovvio.

    ciao!
    e' una lunga storia di cui c'e' ancora tanto da parlare....

    ........................
    Ultima modifica di shivio; 29/03/2008 alle 00:35 Motivo: aggiunto testo mancante
    la tempesta cessò, s'acquetò 'l mare,
    si dileguâr le nubi, apparve il sole.
    -Eneide-

  7. #7
    Vento moderato L'avatar di ecometeo
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    Predefinito Re: Problemi gestionali dell'acqua potabile Italiana

    Ottimo e ineressante topic, complimenti!!!!
    Purtroppo sono costretto a scrivere con difficoltà perchè costretto a letto da un infortunio causato d una brutta caduta da bici dovuta proprio a tombini dell'acquedotto; ne avrò per altri 2 mesi a causa di una frattura all'anca!!!
    Ma veniamo al tema di cui si sta discutendo ovvero le condizioni pessime degli acquedotti e la condizione non allarmante delle falde e delle sorgenti italiane.
    Chi scrive è un ingegnere specializzato in acquedotti, fogne e depurazione acque; ebbene partiamo dal presupposto che l'acqua potabile costa poco in Italia e per avere un servizio decente bisogna elevare la tariffa avvicinandoci ai livelli tedeschi; per avere un servizio ottimale bisognerebbe otimizzae i bacini d'utenza e le aziende servizi non dovrebbero essere troppo grandi (carrozzoni) o troppo piccole come a livello comunale.
    Bisognerebbe fare controlli continui delle perdite delle rete adduttrici e di quelle distributrici con monitoraggi elettronici adeguati delle portate, delle pressioni e delle analisi in continuo con sonde apposite nei pozzi e nelle sorgenti e posso assiurarvi he ciò avviene solo in minima parte.
    L'acqua in Italia non manca grazie alle Alpi e agli Appennini e nelle pianure le falde sono sufficienti, ma danno acqua non sempre coi parametri batteriologici e chimici nella norma! Per quanto riguarda i parametri batteriologici non esistono problemi e si possono rimettere a norma con debatterizzatri a raggi UV o altri sistemi più ecologici rispetto al solito ipoclorito di sodio sicuramente cancerogeno. per quanto riguarda l'aspetto chimico, la depurazione è assai più laboriosa e costosa e dove sia possibile sarebbe meglio trasferire acque di sorgente dai monti alla pianura.
    E' ovvio che andrebbe disciplinato meglio l'uso dell'acqua potabile non utilizzare acque di sorgente per utilizzi irigui, industriali, lavaggi auto o sciacquoni ecc. ecc., ma dovrebbero essere costruite doppie reti con utilizzo per scopi non potabili anche di acque non ottimali dal punto di vista chimico.
    Insomma per non farla lunga, meno sprechi, più cara la bolletta, ammodernamento e maggiore efficienza delle reti e via la politica e i sottoboschi dagli acquedotti e dai tanti enti parassiti, che li gestiscono!!!
    Purtroppo i rimedi li possiamo comprendere tutti, ma se non la smettiamo di scodinzolare dietro i politici e al loro malaffare,come possiamo pensare di risanare l'Italia??'
    Rispetto ed umiltà, altrimenti taci!!!

  8. #8
    Burrasca L'avatar di Cristian-Ostuni/Bologna
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    Predefinito Re: Problemi gestionali dell'acqua potabile Italiana

    Citazione Originariamente Scritto da Gian_Milano Visualizza Messaggio
    In ritardo cronico, ma insomma dalla primavera del 2005 Milano depura il 100% delle proprie acque nere:

    http://www.ilfiumepo.net/it/depuratori1.html

    vedo che però i dati su QUANTO effettivamente siano depurate non ci sono ( aldilà dei dati sui totali giornalieri eliminati dalle acque)
    Cit. dal film Wanted:"... Voi che cazz0 avete fatto ultimamente?"
    Cit. da Colorado: "La neve scende a fiocchi perchè se scendesse a nodi non si scioglierebbe."

    viva la φγα

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