Sinceramente non sapevo dove collocare questo post, se qui, in Agorà o addirittura in politica. Dopo averci pensato un po' lo metto qui salvo i Moderatori decidano altrimenti.

Divertente studio della NASA

http://www.giss.nasa.gov/research/news/20080910/

che mette insieme due filoni di analisi dei limiti dello sviluppo della società attuale: il primo è quello noto dell'AGW, l'altro è quello non men noto del Peak oil, ovvero del momento in cui le risorse petrolifere cominceranno (per ragioni geologiche, cioè: "nun ce ne sta più") a declinare.

Per il discorso GW, si sa che i 450 ppm di CO2 in atmosfera sono considerati un po' un valore soglia: qual valore superato il quale possono innestarsi dei meccanismi non lineari di azione o reazione (feedback) che rendono l'intero sistema del tutto instabile se non esplosivo. Ricordo che la CO2 è oggi a 384 ppm, era a 280 nel 1700 (prima della rivoluzione industriale, ha toccato i 300 negli anni della I guerra mondiale e cresce, all'incirca di due ppm all'anno. Come dire, continuando coi ritmi recenti a 450 ci si arriverebbe tra circa (450-384/2=) 33 anni. Intorno al 2040 anno più, anno meno. Ma ecco che interviene il peak oil, ovvero il fatto che il petrolio finirà. Risultati:




Il grafico a) suppone che si continuerà ad usare petrolio fin che ce n'è, e che poi questo venga sostituito dal carbone. Da b) ad e) si suppone che si incominci a limitare le emissioni di carbone (o perché se ne consuma di meno o perchè viene sequestrato in qualche maniera). Il risultato è che sia se si consideri il peak oil imminente d) o che lo si consideri molto più ottimisticamente ( e) ), le emissioni alla fine si stabilizzano.

Sembra una banalità questo discorso (e forse lo è) ma potrebbe avere sviluppi inaspettati. Cioè, se oggi l'attenzione è tutta incentrata sulla sostituzione del petrolio, questi grafici ci dicono che il problema è tutto sommato, relativo: il petrolio in sé più di tanto non contribuirà alle emissioni della fine del secolo.
Fondamentale, invece, diventa controllare le emissioni di energie alternative. O queste sono a emissioni zero (alternative+nucleare) e allora il discorso si chiude da sé, o sono fossili. In questo caso (che sarà quello che succederà, visto che i combustibili fossili sono spesso quelli più economici) il vero problema sarà il controllo del carbone.

Conclusione di questo articolo della NASA mi sembra sia: non preoccupiamoci troppo della benzina, cominciamo a preoccuparci seriamente (cioè: a sviluppare tecnologie serie di cattura) del carbone.