Da Fb Andrea Corigliano

TORNADO NEL VENEZIANO: È ARRIVATO IL MOMENTO DI IMPARARE, DI COMPRENDERE, DI CAMBIARE E DI ADATTARSI.
Dal punto di vista meteorologico, la prima decade di luglio sarà ricordata in Italia per aver visto come l’atmosfera lavora per accumulare e per rilasciare un’abnorme quantità di energia – nello specifico “energia termica” e quindi “calore” – e quali sono i tempi impiegati per fare avvenire questi due processi: non è la prima volta che succede, ma l’ennesima. Nella fase di accumulo, di più lunga durata, l’atmosfera si comporta come se fosse un grande pentolone pieno d’acqua, messo a bollire a fuoco lento: usando questa similitudine, sono sempre queste, infatti, le conseguenze della permanenza sul Mediterraneo e sulle nostre regioni di un promontorio subtropicale di matrice nord-africana che è capace, giorno dopo giorno, di far aumentare la temperatura – fino a raggiungere valori ben al di sopra delle medie stagionali – e di accumulare lentamente nei bassi strati aria umida. Ma nel momento in cui l’evoluzione delle condizioni meteorologiche sposta l’equilibrio verso la fase di rilascio di questa energia, la reazione non avviene su tempi dilatati pari a quelli necessari alla fase di accumulo, ma diventa purtroppo istantanea. Il tutto funziona come se il contenuto di quel pentolone venisse rovesciato per ricambiare velocemente l’acqua, senza aspettare che quella contenuta – ormai bollente – si raffreddi altrettanto lentamente come si è riscaldata. È proprio in questo momento, ovvero quando l’enorme potenziale energetico viene utilizzato nella formazione dei fenomeni meteorologici, che ci si rende realmente conto della magnitudo delle forze in gioco perché gli effetti di questa conversione lasciano il segno e, talvolta, sono anche devastanti. Riconducendo queste considerazioni a quanto accaduto negli ultimi giorni, è semplice comprendere allora che la fase di accumulo di energia è quella in cui l’aumento lento della temperatura porta il termometro a salire verso valori fin oltre i 35 °C, accompagnati da tassi di umidità elevati che rendono il caldo afoso; mentre la fase di rilascio istantaneo è quella in cui si assiste alla formazione di temporali forti, di grandinate anche intense e persino di tornado, talvolta di intensità tale da competere con quelli che si formano sulle pianure americane. Fenomeni, questi, che ieri hanno purtroppo interessato il Veneto perché è qui che la dinamica atmosferica ha permesso che questa energia accumulata potesse essere liberata in tutta fretta.
Detto questo, non si può ora non affrontare un’altra questione che risponde alla domanda: “Quanto è radicata, nella nostra società, la comprensione di questi meccanismi”? Purtroppo la risposta è risaputa: l’argomento non si conosce. Da parte dei media, non c’è infatti la benché minima sensibilizzazione per gli eventi meteorologici che rientrano nella categoria “estremi”: estremi in termini di caldo perché le ondate di calore portano, come detto, ad accumulare un’ingente quantità di energia di cui ci possiamo rendere conto sapendo, magari, che le temperature sono di 8-10 °C oltre le medie climatologiche del periodo; ed estremi in termini di dinamiche temporalesche che sfociano in fenomeni di forte intensità, i quali da tale surplus energetico traggono linfa “dopata” per alimentarsi. E non c’è nemmeno la benché minima consapevolezza che la nostra estate mediterranea non è (era) avere 35 °C e più di temperatura massima per una settimana di fila e che i periodi caratterizzati da temperature al di sopra della media non sono più periodi, ma sono diventati ormai mesi, stagioni ed anni: si chiama “accelerazione del cambiamento climatico”. Se queste considerazioni non vengono digerite ed assimilate, resteremo sempre impreparati ed alla prossima ondata di caldo, con una nuova sfilza di 35-36-37-38-39 °C pronti a dimostrare una nuova fase con temperature marcatamente anomale, continueremo a leggere le idiozie di chi annuncia che FINALMENTE è arrivata l’estate. Certo, ma non la nostra vecchia estate mediterranea: è una nuova estate, questa! Avremmo invece fatto dei passi avanti, e avremmo messo sicuramente un po’ più di giudizio, se all’arrivo di una nuova fase meteorologica del genere potessimo invece pensare da soli che poi pagheremo il prezzo per un comportamento dell’atmosfera che in quel momento ci sta mostrando solo una faccia della medaglia.
Trentotto gradi? Otto gradi sopra la media del periodo? Non va bene e mi preparo a cosa potrebbe farmi vedere l’altra faccia della medaglia! Questo è l’atteggiamento giusto! Ma quando riusciremo a sviluppare questo modo di pensare, se ancora oggi l’informazione meteorologica che viene fatta passare non è capace di fare questo tipo di cultura perché è collegata solo ad un contatore di click ed a strategie di marketing? È invece importante investire su questo tipo di indottrinamento. Perché, chiudendo con alcune considerazioni che ho anche inserito nella prefazione del primo volume dell’opera METEOROLOGIA, “... la cultura porta alla consapevolezza, la consapevolezza porta alla responsabilità e la responsabilità porta alla prevenzione, tanto utile quanto di vitale importanza nel momento in cui l’atmosfera ci presenta condizioni meteorologiche avverse che possono comportare rischi per la nostra incolumità...”.