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Change - una questione
[Qui uno spunto di riflessione, per colorare il discorso con un'accezione alla Latouche / Mercalli: Germania: nel weekend l'energia fotovoltaica ha superato per la prima volta il nucleare - International Business Times]
Il discorso ecologista ed ecologistico termina nella censura data dall'assunto tautologico dell'utilitarismo: del riscontro per sé.
Parto da quest'affermazione fatta da uno studente nonché filosofo di Tn.
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-Noi crediamo erroneamente che la natura sia un sistema capace di autoregolamentarsi perfettamente se non si introducono elementi "artificiali" ma sappiamo bene che un tempo sono esistite specie di animali ormai estinte e che anche l'uomo un giorno potrà scomparire dalla faccia della terra e non solo per l'esplosione di una bomba atomica (elemento diabolico artificiale): alla luce di questo, mi sembra giusto che nei discorsi sull'ambiente e sulla natura non si perda mai di vista ciò che è bene per NOI...-
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-rispondo:
...Che, con un po' di retorica, sta diventando sempre più e ogni giorno di più il nostro stesso pianeta. Noi una casa abbiamo, mica altre. Ora non si perda di vista -o si riacquisti la vista di- ciò che è bene per noi: un pianeta, un mondo, un ecosistema. Continuare a soprassedere è un errore. Non si può incollare l'etichetta etica sull'ecosistema e sulle discussioni che questo muove. Si può solo aspettare che maturi il più rapidamente possibile una certa coscienza collettiva convinta del fatto che il posto in cui siamo è unico (e indivisibile, già lo dice Dio nell'A.T. ma nessuno se l'è filato per qualche migliaio d'anni al punto che viviamo d'emblemi e bandiere e confini e di certe esportazioni).
Non so se abbia senso cercare di fare discorsi -con rischio dietrologie- sulle origini (quindi logica: causa - effetto) del perché si sia arrivati fin qui, come razza dominante e come sistema di vita. Fantascientifico è dire che i mammiferi dominano il mondo vendicandosi sui rettili che li han preceduti; o che l'uomo, intersecando una perfetta coordinazione fra tutti e cinque i sensi -con dominanza la vista-, abbia da sempre bisogno di rappresentare il reale (passando dalla selce decorata alla foto profilo sul facebook) e a parte certe definizioni strampalate ('realismo liquido' - 'socialismo/capitalismo liquido') la specie umana, interconnessa con la tecnica, pare stia arrivando a riprodurre e ricreare la stessa 'coscienza collettiva', riproducendo quindi un mondo virtuale sul mondo stesso. Esagerato forse, ma magari indicativo di un fatto: che se ne stia parlando.
Il principio di unicità degli eventi nella storia è un'idea recente che enfatizza un concetto, un pensiero, un sillogismo meccanico: siamo troppi.
E già il nostro cervello fatica a comprendere l'immagine dell'esponenziale, figurarsi capire che con 10 miliardi qui non si va 'avanti' ('avanti' dove? qui non si chiude il cerchio!).
Pensare a noi è questo: la razza umana faccia di più la razza -umana- fra le tante razze -animali- e acquisti di più il senso rettile dell'essere razza umana (annunci e profezie filosofiche e non, che nella cultura occidentale si sono susseguiti). Già usare il linguaggio per comunicare ciò forse è errato, già imporre modelli di imperativi categorici per comunicare - riferire ciò è sbagliato, e forse è per altri sistemi simbolici che passerà questo messaggio che, stando alla storia umana, sgorga sempre nei momenti in cui i sistemi umani sono in crisi o quantomeno messi in dubbio.
E in discorsi semi-utopici che nascono da ciò non penso ci sia spazio per idee come rinuncia, ritorno a, ecc..
Magari ''cambio di..'' potrebbe essere un buon sintagma introduttivo. Peccato che già la Renault nelle sue pubblicità lo usi.
Infine? Ammazziamoci. E sonoramente. Forse ricomincio a pensare, con più cinico realismo, che ne saremmo capaci.
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Vento moderato
Re: Change - una questione
[QUOTE=il buon Neofita;1059151089][Qui uno spunto di riflessione, per colorare il discorso con un'accezione alla Latouche / Mercalli: Germania: nel weekend l'energia fotovoltaica ha superato per la prima volta il nucleare - International Business Times]
Il discorso ecologista ed ecologistico termina nella censura data dall'assunto tautologico dell'utilitarismo: del riscontro per sé.
Parto da quest'affermazione fatta da uno studente nonché filosofo di Tn.
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-Noi crediamo erroneamente che la natura sia un sistema capace di autoregolamentarsi perfettamente se non si introducono elementi "artificiali" ma sappiamo bene che un tempo sono esistite specie di animali ormai estinte e che anche l'uomo un giorno potrà scomparire dalla faccia della terra e non solo per l'esplosione di una bomba atomica (elemento diabolico artificiale): alla luce di questo, mi sembra giusto che nei discorsi sull'ambiente e sulla natura non si perda mai di vista ciò che è bene per NOI...-
Giuro che non riesco a seguire tutto il discorso, però mi ritrovo perfettamente con il filosofo di Trento, troppi "cugini" alla lontana come i Neanderthaliani, l'uomo di Cro-magnon ecc, si sono estinti senza che fosse provata un'influenza diretta dell'Homo Sapiens. Del folto cespuglio evolutivo da cui veniamo siamo rimasti solo noi. Con una omogenità genetica molto elevata considerate le speci terrestri.
La peste nera del XIV secolo falcidiò l'Europa uccidendo 1/4 della popolazione di questo continente.
Leptis magna insegna che 1800 anni fa, il Nord Africa era il granaio dell'impero romano, ora è un deserto, questo è forse stato dovuto all'uomo? Penso di no.
Mettere l'uomo prima della natura pur rispettandola, non è affatto sbagliato, perchè la natura è indifferente alle nostre necessità (e la legge del più forte, che sancisce chi vive e chi muore, non ci si addice. Chi lo pensa è un po' folle) e per millenni l'uomo ha dovuto lavorare duramente per ottenere il cibo quotidiano che spesso è mancato anche per causa sua.
Preservare l'incredibile varietà delle speci di questo pianeta è imprescindibile dalla coscienza stessa dell'uomo. La prima rappresenta infatti le incredibili acrobazie e il terribile tributo che tutte le specie pagano a quella legge, pur parte della natura stessa, per continuare ad esistere.
L'Uomo ha invece capito che salvare anche l'ultimo dei più deboli ne è invece la sua forza, parte della sua essenza.
L'inquinamento danneggia prima di tutto noi e vanno trovate soluzioni alternative. Oggi, si parla di crisi alimentare mondiale, effetto serra, crisi idriche.
Siamo di fronte a un lunghissimo cammino e a difficoltà enormi.
Ultima modifica di Edonati; 28/05/2012 alle 13:32
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