Come non darti ragione. Ser consideri, poi, che tutte le ossa di questi presunti ominidi fino a questo momento rinvenute possono stare raggruppate su una scrivania e se consideri, altresì, che la maggior parte delle ossa costituenti un unico scheletro proviene, spesso e volentieri, da svariati campioni distanti - l'un l'altro - anche chilometri e se consideri, rincarando la dose, che tra le quattro ossa di Lucy (a tutti gli effetti una scimmia) ci sono pure frammenti di babbuino ... c'è poco da aggiungere.
All'infuori di quelle quattro ossa (che non hanno nessuna peculiarità in grado di differenziarle da quelle delle odierne scimmie), tutto il resto è pura e fantasiosa ricostruzione. Di quelle quattro ossa, poi, almeno il 50% va scartato perché appartenente ad altri animali (tra cui maiali e babbuini, come dimostrato in più circostanze).
Obsequium amicos, veritas odium parit.
Il presupposto è corretto, però vuoi per forza arrivare, palesemente o di rimando, a una conclusione che hai già pronta come concetto a priori prima di porti ogni domanda, a parere mio ovviamente.
Certo, ci sarebbero stati ancora loro.
Certo, sono rimasti uguali e avrebbero potuto rimaner tali per altre vagonate di milioni di anni.
Il punto qual è? È che in natura non esiste il concetto di evoluzione nel senso di miglioramento, ma solo nel senso di adattabilità. Ne consegue che essere intelligenti non è un traguardo in nessun caso, né è necessariamente un vantaggio in tutti i casi. È tremendo per noi, lo so, ma la natura non preferisce minimamente una specie di dinosauri o il geniale homo sapiens, nè mira a creare il secondo come effetto evolutivo.
Questa indifferenza palese è l'elemento che più di ogni altro, da un secolo e mezzo, ha affossato il ruolo di noi sapiens, costringendo fior di pensatori e movimenti culturali o religiosi a salti mortali impossibili. Da decenni ormai stentiamo a farlo nostro questo concetto. Non ci entra in testa, non ci vogliamo credere.
I modelli fanno e disfanno. I santoni del web cianciano.
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Always looking at the sky
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Ragionamento che mi sento di condividere, ma a questo punto la domanda successiva puo' essere questa: quindi l'intelligenza e' un...caso ?
O meglio, e grazie al..."caso" che in qualche modo e' scoccato in alcune scimmie un qualche cosa che ha permesso loro un'evoluzione intellettiva che sia andata oltre il semplice adattamento ?
Oppure si sono create condizioni (forse queste quasi...casuali ?) in qui l'adattabilita' di una o piu' determinate scimmie sia stata resa possibilie solo grazie ad uno sviluppo intellettivo che sia andato oltre, diciamo, la soglia della "normalita' animale" (mi si passi il termine) ?
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...è concetto tutto personale , ma che non condivido , anzi sono quasi agli antipodi come opinione , credo che invece la natura cerci sempre di migliorarsi non solo per adattabilità , che è uno dei parametri base , ma per caratteristiche acquisite e sviluppate dal quel primo passo quando scaturiscono le condizioni , se l'intelligenza è un parametro di adattabilità , allora ne consegue che è oltre lo stesso solo concetto , visto che con l'intelligenza quel fattore viene meno e sempre più con il livello di facoltà intellettive che si sviluppa ancora, quindi raggiunto questo step evolutivo , l'adattabilità è secondaria all'intelligenza , visto che l'evoluzione dalla natura stessa ha creato una specie che può uscire dal parametro di base in questione ; credo che è la creazione dell'intelligenza una forma evolutiva naturale per far si che l'evoluzione progredisca a livelli più alti , e per non essere sempre succube agli step iniziali ;tenta e ritenta , la natura , come si creano le condizioni cerca di svilupparsi oltre certi limiti già raggiunti, è una parabola ascendente , e che sia così basta guardare dall'inizio ad oggi gli step evolutivi già avuti, sia su periodi ad onde corte che medi o lunghi , la parabola si ripresenta quasi simile , se qualcosa interrompeva questa evoluzione , in seguito si ripresenta con la stessa dinamica di ascensione , di cui finora abbiamo solo un concetto di crescita del passato , ma poco o nulla del futuro di questa parabola evolutiva , perchè forse , almeno su questo pianeta , oggi stiamo vivendo una fase sulla parabola evolutiva che in passato non si era concretizzata , non è detto che anche questa non si interrompa , ma non c'è problema , finche la terra resterà circa su queste condizioni per circa altri miliardi di anni , la natura cercherà di rifare la stesso itinerario evolutivo , e questo vale anche per altrove ... dove si può !
max +42°c 14/8/03 / min -13°c 7/2/91- T a n o G. -Castelferretti , frazione a circa 5 km a s/o di Falconara Marittima (AN)
Essere intelligenti non è necessariamente un vantaggio in tutti i casi, diceva inocs. Il tema dell'autodistruzione, balenato a sprazzi in questo topic, tra tutti quelli possibili presi in considerazione per spiegare la fine di una civiltà tecnologica, è un tema caldo e largamente dibattuto in parecchi ambienti culturali che perciò appaiono ben consapevoli che l'elemento intelligenza/tecnologia sia un'arma a doppio taglio: da elemento che estremizzato porta all'autoconservazione della specie oppure, all'opposto, che usato male porta all'estinzione della specie.
i due estremi però sono proprio questi: autoconservazione o estinzione. Il fatto una civiltà super-tecnologica non si presti ad un contatto può benissimo significare che l'intelligenza dei loro (candidati) interlocutori è vista dare un contributo pari a zero ai loro problemi di autoconservazione.
Andrea
Fino a quando l'uomo avrà la presunzione di misurare la possibilità di altre forme di vita solo in base alle conoscenze scientifiche finora acquisite, non troverà mai risposta a questo quesito. Condivido in pieno la posizione di Manu, Delvi e Lorenzo.
Sul limite della velocità della luce può essere utile la visione della prima parte di questo filmato:
Obsequium amicos, veritas odium parit.
La mia stazione meteo: https://www.wunderground.com/dashboard/pws/IREGGI57
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