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Re: Ma che razza di freddo fa a Lampedusa?
Ottime osservazioni, dunque in questo caso i fattori determinanti sono di tipo bioclimatico.
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Re: Ma che razza di freddo fa a Lampedusa?
L'ipotermia è una condizione oggettiva, non soggettiva, che non c'entra un fico secco con la percezione del freddo o del caldo. Si ha ipotermia (in noi animali omeotermici) quando il calore disperso nell'ambiente, per effetto dell'irraggiamento, è maggiore di quello che il corpo riesce a produrre e a conservare autonomamente, attraverso quei meccanismi biologici che regolano dispersione e accumulazione del calore corporeo (il calore è un prodotto di quei processi cellulari che chiamiamo "metabolismo").
Gli animali omeotermici ("A sangue caldo" come si diceva una volta) riescono a limitare la dispersione e l'accumulo del calore attraverso il meccanismo vasodilatazione/vasocostrizione, a questo noi mammiferi aggiungiamo anche la sudorazione, che ad esempio gli uccelli non possiedono. Quando determinate condizioni ambientali o fisiologiche (o anche le due cose assieme) facilitano la dispersione del calore corporeo, perché rendono inefficaci sia la vasocostrizione, sia la sudorazione allora, in tempi abbastanza veloci, avremo condizioni di ipotermia.
La prima osservazione che va fatta è che esiste sempre un discreto delta tra la nostra temperatura corporea interna, quella che consente un adeguato funzionamento del sistema metabolico e, ad esempio, l'acqua di un fiume o del mare, insomma i nostri principali organi interni sono nelle migliori condizioni funzionali quando la nostra temperatura interna si mantiene compresa tra i 36 e i 37°C (la nostra temperatura esterna varia invece a seconda dei distretti corporei, scendendo fino a un minimo di 28/29°C all'estremità degli arti), questo spiega come si possa soffrire l'ipotermia, immersi in acqua, perfino nei mesi tardo-estivi, quando le acque dei nostri mari superano i 23-24°C. Ovviamente una persona che è in buone condizioni fisiche, che riesce a nuotare a lungo, che dispone di riserve energetiche immediatamente disponibili (essenzialmente in forma di carboidrati, quindi qualcuno che ha mangiato da poco tempo) incorrerà in questo problema più tardi, così come un uomo adulto e robusto, che ha un rapporto massa corporea/superficie più alto, dissiperà più lentamente calore di un bambino, di una donna o di una persona molto magra ed esile; però prima o poi anche una persona sana e robusta giungerà a un punto in cui la spossatezza, l'aver utilizzato le proprie scorte di carboidrati, la disidratazione, andranno a compromettere i meccanismi di termoregolazione corporea, per cui subentrerà l'ipotermia.
Tra l'altro parlando di acqua marina e di ipotermia si sottovaluta un aspetto: il nostro corpo, a livello cellulare, non è in equilibrio osmotico con l'acqua marina, ma è in una condizione di squilibrio ipertonico, quindi paradossalmente cederemo liquidi corporei (ossia acqua) pur essendo immersi nell'acqua del mare, per cui alla fine subiremo gli effetti della disidratazione, la disidratazione a sua volta provoca ipovolemia (riduzione massiva del volume di sangue circolante) che a sua volta è causa di ipotermia. Questo spiega il motivo per cui è relativamente facile incorrere in condizioni di ipotermia anche in presenza di temperature non basse e soprattutto è facile riscontrare l'abbinamento disidratazione/ipotermia nelle vittime di naufragi.
Ultima modifica di galinsoga; 11/03/2015 alle 15:01
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Re: Ma che razza di freddo fa a Lampedusa?
Come in Grecia, nelle isole, mi è stato detto che di sera serve una felpina, a causa del meltemi sostenuto
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