Non ditelo a Bossi che succede un casino. McDonald's, il colosso mondiale della polpetta, ha dichiarato guerra a un piccolo, ma in gamba, allevatore di Rivoli che ha aperto un'«agrihamburgheria» chiamandola «Mac Bun» che in vernacolo - anche se la grafia e' discutibile - vuol dire: «Solo buono». Una bella e simpatica idea in un momento di grande riscoperta del dialetto sponsorizzata, va da se', soprattutto dal Carroccio. Il problema e' che quel «Mac» ricorda, e suona troppo simile, al «Mc» che precede Donald's. Quando Graziano Scaglia, trentanovenne allevatore di Bruere, amena frazione di Rivoli, insieme con il socio Francesco Bianco, pure lui di 39 anni, venditore di imballaggi ma gourmand nel cuore, hanno depositato in Camera di Commercio il marchio della nuova intrapresa, non sono passati nemmeno 20 giorni e si sono visti recapitare una raccomandata a/r dallo studio legale romano «Sib Legal». Documento con il quale l'avvocato Giovanni Antonio Grippiotti, in qualita' «di rappresentante in Italia nel settore della proprieta' intellettuale ed industriale della assai nota societa' statunitense McDonald's International Property Company, Ltd.» e l'ultimo chiuda la porta, intimava loro di «ritirare immediatamente» la domanda di marchio «Mac Bun Slow Fast Food». «E' innegabile - scriveva il legale rappresentante della nota societa' etc. etc. - che la famiglia di marchi contenenti il prefisso ''Mac/Mc'' abbia un'ampia ed assoluta notorieta' e rinomanza presso il pubblico come sinonimo di McDonald's». «La rinomanza e' indubitabile - gli ha risposto il legale di Scaglia, l'avvocato Lombardi - ma in Piemonte i termini ''mac bun'' utilizzati congiuntamente assumono un preciso significato, del tutto peculiare che, applicato per esempio alla ristorazione, richiama l'idea del cibo buono, genuino, semplice». In altre parole e per rimanere nei detti popolari: «Andate a cantare in un altro cortile che la domanda non la ritiriamo». Scaglia, che se e' arrivato dov'e' arrivato vuol dire che sa usare il giusto mix di prudenza e intelligenza («Non ho paura, ma sa, sono cosi' grossi...» commenta), ha pensato bene di correre comunque ai ripari e, chi ha la ventura di visitare la sua «Agrihamburgheria» in via Susa 22/e a Rivoli, trovera' una versione «censurata» del logo: «M** Bun». «Quando la vicenda legale si sara' conclusa vedremo il da farsi» spiega l'allevatore che intanto, anche con gli asterischi, fa affari d'oro e si appresta, giovedi' della prossima settimana, a inaugurare ufficialmente il locale. Che nel frattempo, aperto tutti i giorno dalle 11,30 alle 23, tranne la domenica a mezzogiorno, impiega sei persone e sforna dai 200 ai 300 hambuger al giorno, da quello con la fetta di toma fusa sopra che si chiama «Chiel» a quello con cipolla e pancetta «Gaute mac da suta». Ognuno composto da 160 grammi di ottima carne di vacca Piemontese e venduto a 4,5 euro. L'«Agrihamburgeria» e' pero' solo uno dei terminali dell'azienda di famiglia Scaglia: tre fratelli (oltre a Graziano, Paolo e Mauro di 44 e 34 anni) che con le rispettive famiglie e l'aiuto di 6 persone, allevano in via Artigianelli a Bruere, 380 bovini di razza Piemontese, 180 maiali, 2500 polli e 800 conigli sfamati al 90% con il foraggio coltivato sui 50 ettari su cui si estende l'azienda fondata dal bisnonno. Un allevamento che rifornisce una macelleria-spaccio. E' nata
li', e dall'incoraggiamento e entusiasmo dei clienti, l'idea di aprire un locale dove servire l'ottima carne dell'azienda accompagnata da vino piemontese (Erbaluce di Caluso e ottimi rossi provenienti dal Monferrato a 2,5 euro al bicchiere), birra artigianale «Sorava'» di Vaie, patate piemontesi e pane artigianale prodotto a Alpignano. Un esempio di «filiera corta» e di prodotti del territorio che sta spopolando anche perche' in via Susa, in un apposito armadio-frigo e tutto confezionato in mono-porzioni, si possono assaggiare acciughe rosse o verdi, tome e mozzarelle prodotte a Villastellone, la stessa che fornisce le robiole cotte al forno nella versione «Ai pruss» (con le pere), «Mac ca brusa» (peperoncino) e «Mac al verd» con rucola.
LE STORIE La guerra legale lancia Mac Bun Dopo l'attacco di McDonald's a Rivoli i clienti continuano a moltiplicarsi
BEPPE MINELLO «Mac Bun» ha gia' vinto. L'hamburger prodotto a Bruere e venduto nell'agrihamburgeria di corso Susa dall'azienda della famiglia Scaglia, sta spopolando. Le 2-300 polpette al giorno, che il locale serviva prima che venisse alla luce la battaglia legale scatenata dal colosso statunitense McDonald's intenzionato a proibire all'azienda rivolese di utilizzare il suffisso «Mac» («Sfrutta il nostro marchio» e' l'accusa), sono ormai un ricordo del passato. Gaetano Scaglia che con il socio Francesco Bianco segue in prima persona l'agrihamburgeria, mentre i due fratelli sono concentrati nell'allevamento di Bruere (380 vacche piemontesi, 180 maiali, 2500 polli e 800 conigli sfamati con foraggio locale) e' persino intimorito dal successo e getta acqua sul fuoco: «Ma no non esageriamo, certo i clienti si sono moltiplicati, ma la soddisfazione piu' grande ce l'ha data una signora che, prima di andarsene ci ha fatto i complimenti dicendoci che aveva aspettato un'ora ma che ne era valsa la pena». Scaglia fatica anche a contenere le richieste arrivategli da altri professionisti del settore interessati a partecipare, ad esempio, alla nascita di una catena di «agrihamburgerie» come quella aperta da un mese a Rivoli e che sara' inaugurata ufficialmente giovedi' prossimo con il logo censurato - «M** Bun» - per non incorrere in guai peggiori se lo scontro con McDonald's dovesse inasprirsi. «Ecco - riflette Scaglia - allargarci e' proprio quello che in questo momento non possiamo e dobbiamo fare. Prima dobbiamo assestarci bene e poi, si vedra'». Un esempio: il fornitore di olio di girasole che viene prodotto a Marene, in provincia di Cuneo, ha gia' fatto sapere a «Mac Bun» che incomincia ad incontrare difficolta' nei rifornimenti se la domanda di olio continuera' a crescere. E allora?, direte voi: nessun altro produce olio da friggere? Certo che si', ma non e' detto che sia in Piemonte. La caratteristica principale di «Mac Bun» infatti, e' proprio quella di utilizzare solo prodotti del territorio. Della carne gia' sappiamo, i formaggi arrivano da Villastellone, il vino bianco da Caluso il rosso dal Monferrato, le birre artigianali da Vaie, il pane da Alpignano «e le patate - aggiunge Scaglia - quelle che vengono fritte nell'olio di Marene sono quasi tutto l'anno certificate Piemonte. Quasi, perche' c'e' un breve periodo che e' praticamente impossibile trovarle». Patate che vengono proposte tagliate a rondelle, tipo Pai ma piu' spesse e che vanno alla grande come la carne cruda proposta in vaschette monodosi: c'e' la tradizionale Piemontese (olio, aglio e pepe), Mediterranea con acciuga e pomodorino, Francese con capperi e olive. Una curiosita' nella curiosita': il prodotto tradizionale, legato alla cultura del territorio, e' una scelta talmente vincente che persino McDonald's ci si aggrappa. Chi conosce i menu' del colosso americano sa che da qualche tempo puo' trovarci un panino chiamato «Mac» che si fregia di possedere le caratteristiche del classico hamburger «fatto in casa» cioe' senza salsa, di carne di manzo, una fetta di emmental, pomodoro e insalata. Nome e contenuto cosi' simile a quello proposto a Rivoli da, magari, spingere «Mac Bun» a fare lei causa a McDonald's.
Da: La Stampa
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