Il problema, e scusami se sono molto diretto - anche se non lo dico con l'intento di sminuirti ma al contrario di sottolineare un qualcosa di molto profondo, è che anche tu fai parte della forma mentis italiana.
Mi spiego brevemente: come te ne ho sentiti a miliardi fare lo stesso discorso. Se tutti gli italiani fossero davvero tanto diversi, non esisterebbe l'italiano perché tutti vogliono tirarsi fuori dalla massa, che invece è fatta di gente che superficialmente è molto diversa, ma intimamente è esattamente come te. Anche il solo fatto che pensi che qui sia meglio e che sia tutto più ecologista e più pratico, ti rende molto italiano: purtroppo entrambe le cose sono false e fanno parte del famoso "mito scandinavo" al quale nessuno vuole arrendersi, e il motivo l'ho già spiegato tante volte nel mio thread di Tromsø.
Parlo di cose più inoffensive ma radicate, difficili da spiegare se non ti parlo di persona e non ti osservo mentre vivi. E' proprio la tua reazione naturale a certe cose che ti rende parte del popolo in cui sei vissuto e che ti renderà difficilissimo il distacco, una volta superato il periodo di "tirata di fiato" - specie alla tua età. Puoi cambiare davvero solo fino ai 5, 6 anni di età. Poi prendi il marchio della cultura in cui sei immerso, dalla quale ti puoi ribellare quanto vuoi, ma che nemmeno tu ti rendi conto di quanto sia profondo e pressoché indelebile, nelle piccolissime cose della vita quotidiana.
Paradossalmente, l'essere aperto nel tuo paese natio ti sarà d'aiuto in un eventuale trasferimento: finché sarai critico in tutto quello che ti circonda e penserai all'estero come sempre un qualcosa di meglio, giocherai contro te stesso. Qui è davvero tutto diversissimo, e la lingua stessa contiene l'essenza della cultura, per questo non puoi giudicare una lingua chiedendomi "è difficile imparlarla?" - perché la grammatica è davvero la cosa minore. L'uso della lingua presuppone una conoscenza molto approfondita del modo in cui devi utilizzarla, la lingua.
Per esempio, un norvegese non capirà mai, per tornare all'esempio di prima, cosa significa "bella figura", perché dietro a quelle due parole si cela una gran fetta di italianità che non potrà mai capire se non si immergerà per una bella decina d'anni minimo nella società italiana, non da turista, non da spettatore, ma da co-protagonista. Puoi tradurlo in norvegese, e il risultato sarà che un norvegese capirà che bella figura significha "buona impressione".
Che non lo è affatto, ovviamente.
Ora ingigantisci questa barriera "lemmo-culturale", diciamo, a un milione, e capirai in che modo in te è radicato l'italianismo e in che modo ti sarà difficile integrarti seriamente nel modo di pensare scandinavo, non necessariamente migliore (anzi, e te lo dico io, peggiore in moltissimi aspetti).
Un altro esempio, stavo leggendo il thread della lavatrice e mi sono imbattuto in questa frase di albedo, che mi ha molto colpito:
è un comportamento naturale e normale, ma quando ho letto la "figura del barbone" ci sono rimasto per un secondo e ho pensato "figura del barbone?!?!". Pensa a quanta cultura e tradizione si cela dietro a quella piccola frase e quel piccolo comportamento, per me semplicemente fuori dalla mia 'forma mentis', come il "fare la spia" o cose del genere.
Quando parlo di italianismo, mi riferisco a cose simili. Non giuste, non sbagliate, semplicemente tradizioni che rendono unico e impermeabile un popolo. Che non trovi qui, per esempio, e che sarà impossibile abbandonare, perché sono più forti di te.
Per concludere, una cosa bella? Forse, effettivamente, è proprio il lavoro. Mi piace pensare che una cassiera, un assistente d'asilo o uno sturatore di fogne non siano considerati come "gli sfigati della società", cosa che molto spesso si sente in Italia - o almeno si sentiva, non so se ora sia cambiato. Ma pure questa è cultura. I norvegesi sono ancora un popolo di contadini e pescatori, poveracci che si sono trovati improvvisamente tra le mani troppi soldi per le mani che non sanno come usare.
Gli Italiani sono un popolo di costruttori, di legislatori, di imperi, con 3000 anni di cultura alle spalle: dinastie di governanti, grandi lignaggi, re, dominatori, scrittori, alfieri della cultura... e storicamente con discendenze secolari con grandi pesi da gestire e portare sulle spalle - padre segue figlio, che segue figlio, che segue figlio... per cui è rimasta ancora l'idea "imperiale" del "gran mestiere", però fuori luogo nella società attuale, decisamente più spicciola. Logico che l'approccio al lavoro e alla società sia totalmente diverso.
Per il resto, corruzione e spreco di soldi pubblici... quello c'è pure qui, con le dovute proporzioni di una nazione vecchia di appena 150 anni e con 4.800.000 abitanti![]()
Ultima modifica di Fenrir; 11/02/2010 alle 21:20
"You are not entitled to your opinion. You are entitled to your informed opinion. No one is entitled to be ignorant." (Harlan Ellison)
Caro Fenrir, innanzitutto grazie per l'impegno e la disponibilità con cui mi spieghi tutte queste cose.
E' proprio quello che hai detto citando albedo, la cosa che mi scoccia di più e che mi sta stancando. Io un discorso come quello di albedo non lo avrei mai fatto, perchè non sono così e grazie a Dio. Non me ne voglia albedo, non lo sto criticando, capisco che in buona fede ha fatto quel discorso.
Ma è questo il punto, io sono stanco di queste cose.
Sono stanco delle etichette, sono stanco dell'italianismo ed aggiungo della tipica cultura borbonica che sto notando essere molto ma molto radicata nel meridione, che per carità ha virtù che nessuna zona del mondo vanta, ma su questo sta proprio messa male!
Il discorso è complesso, non si può ridurre a qualche post su un forum, perchè poi coi i discorsi si va su sfere troppo off limits.
Forse sogno un Paese che non c'è, ma credo che altrove, che sia la Scandinavia o il Canada o magari qualche posto in Italia ma profondamente diverso da ciò che è il Paese Italia, c'è qualcosa più a misura di ciò che intendo.
MI sento un pò un pezzo raro, non lo dico per narcisismo, ma non faccio neanche il finto modesto, in quanto ritengo di essere passionale come un classico meridionale, ma nello stesso tempo amante delle cose semplici, funzionali, logiche, umili, un mix conciliabile a mio avviso ma che non vedo nel tessuto sociale.
Da come hai descritto quei posti, ritengo essere molto vicini a ciò che intendi, ma capisco anche che non sarebbe facile a 30 anni quasi integrarsi con facilità, anche se mentalmente ben predisposto.
Che dire, intanto speriamo che me la cavo (come un vecchio film), ma permarrà sempre una certa amarezza.
Io sono un agricoltore o contadino come dir si voglia, non avrei certo difficoltà a integrarmi in un tessuto lavorativo del genere, però saprei che lì sarei visto come un lavoratore qualunque, qui no.
Qui è tutto più complesso, la gente ti fa i conti in tasca.
leggevo con estremo interesse la questione dei redditi liberamente consultabili, beh per come la vedo sarebbe bellissimo, ma in un contesto come quello norvegese si, in Italia vedresti gente suicidarsi per la privacy.
E' questo che mi da fastidio, quel sentirsi in una specie di gabbia sociale, una finta libertà.
Le stranezze (dal punto di vista dell'italianismo) che citi per me sono virtù da raggiungere per un Paese come lo intendo nel mio immaginario, ma in Italia è tempo perso, per questioni millenarie, come hai ben detto. Proprio per questo motivo inizio a pensare all'estero.![]()
"....[I]E vedrete il Figlio dell'uomo, seduto alla destra della Potenza, venire con le nubi del cielo[/I]."
[B]Gesù Cristo[/B] (Marco 14,62)
[B][URL="http://www.luceraweb.eu"]
[/URL][/B]
L'unica persona a cui mi sento superiore è me stesso del giorno precedente.
~always looking at the sky
Segnalibri