
Originariamente Scritto da
Heinrich
Discussione affascinante, che mi appassiona, su cui ho studiato anche qualcosina e che mi infervora anche perciò rispondo per punti:
Non c'è fortuna nell'espansione edilizia su terreni vergini. C'è solo rovina, malessere e morte per noi poi.
E questo doveva esser chiaro già anni fa, lo è adesso con un ritardo drammatico sulla salute psicofisica di tantissimi.
Sul secondo sottolineato: apriti cielo! In Veneto ci sono comitati di cittadini ruggenti e furibondi che per fortuna han vinto cause contro l'imprenditore edile-carogna di turno, contro l'assessore corrotto di turno e contro il sindaco-tendenzialmente Lega-di turno.
Il consumo di suolo è la condanna della civiltà umana.
Se non l'abbiam capito noi italiani che avevamo i paesaggi urbani e rurali più belli del mondo con buona pace dei cinesi, non lo capisce nessuno.
Fenomeno dello "urban sprawl" non lo definirei per l'Italia ma lo lascerei esclusivamente alle aree metropolitane oltreoceano.
Per una questione storica: l'espansione e stratificazione edilizia è nel DNA europeo essendo il "vecchio continente" appunto vecchio.
Ma i danni fatti col boom economico, sono solo danni. Certo: siamo usciti dalla povertà, a che prezzo però, e siamo divenuti potenza industriale.
A che prezzo però?
Dieci cento mille boom economici? No, mai. Non con me, piuttosto venga una eco-dittatura.

Esagerando intendo ribadire quel che i mercati ormai sanno: il paradigma è cambiato.
Il danno ambientale e paesaggistico è enorme e recuperare non si può sempre ovunque.
Ci sono perle medievali tipo Cittadella - Montagnana - Marostica - Este col borgo medievale ancora dentro le sue mura originali, mentre fuori la città novecentesca è estesa anche 4x 5x e questa quadruplicata cubatura è sostanzialmente aree industriali e produttive.
Antonio Albanese ci andò giù pesante col suo personaggio dei "Perego", per criticare il modello sociale di imprenditore edile di successo, ma svuotato di tutto il resto.
Si può anche fare il proprio b.a.u. e stracciare la concorrenza e anche umiliarla e seppellirla viva e senza pietà, ma rispettando il suolo.
Non possiamo permetterci più altra erosione.
E infatti la pianura padana, purtroppo col minuscolo, è paesaggisticamente morta.
Uno schifo.
Andatevi a vedere le città francesi in Provenza: Nimes, o Arles: su una piana, circondata da colline. Dalle cui cime si può nettamente distinguere inizio e fine della città e la campagna estendersi liberamente per km.
La densità abitativa dell'Italia le ha rovinato il paesaggio purtroppo. Leggetevi i diari di viaggi dell'epoca del Gran Tour, fra fine '700 ed inizi '800: l'Italia era un Eden.
Adesso è un Purgatorio da purgare ancora.
Il Veneto paesaggisticamente è una regione completa, eppure ha compromesso molti suoi ecosistemi in modo stupido, tipico di quelle società che escono dalla povertà in fretta ed in modo sregolato.
Purtroppo è una storia occidentale diffusa, nonché globale. La Cina negli ultimi 30 anni ha cementificato più degli USA negli ultimi 100 anni!
Un miracolo se non siamo già in pandemia..
Ah no...aspè...



Per quanto mi riguarda, la gestione del paesaggio urbano e rurale è tutto. Vuol dire PIL, terziario e non altro, vuol dire benessere collettivo e vuol dire storie ed identità tutelate.
Non ci sono anti-gretini che reggano. Questi sono cardini, scientifici fra l'altro, su cui si muovono i maggiori studi urbanistici del mondo negli ultimi anni.
S'è finalmente riscoperto che circondarsi del verde è qualificante.
"Mio nonno si è messo a costruire il primo capannone in eternit più grande del paese; mio padre si vanta d'averlo fatto ancora più grande. Io ho costruito quello grandissimo!
Mio figlio si droga: ha capito che non potrà costruire un capannone più grande.."
- Cit. Ant. Albanese, 2003
Segnalibri