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  1. #441
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    Predefinito Re: Le città più belle d'italia e le più brutte

    Citazione Originariamente Scritto da Heinrich Visualizza Messaggio
    Discussione affascinante, che mi appassiona, su cui ho studiato anche qualcosina e che mi infervora anche perciò rispondo per punti:


    Non c'è fortuna nell'espansione edilizia su terreni vergini. C'è solo rovina, malessere e morte per noi poi.
    E questo doveva esser chiaro già anni fa, lo è adesso con un ritardo drammatico sulla salute psicofisica di tantissimi.

    Sul secondo sottolineato: apriti cielo! In Veneto ci sono comitati di cittadini ruggenti e furibondi che per fortuna han vinto cause contro l'imprenditore edile-carogna di turno, contro l'assessore corrotto di turno e contro il sindaco-tendenzialmente Lega-di turno.

    Il consumo di suolo è la condanna della civiltà umana.
    Se non l'abbiam capito noi italiani che avevamo i paesaggi urbani e rurali più belli del mondo con buona pace dei cinesi, non lo capisce nessuno.


    Fenomeno dello "urban sprawl" non lo definirei per l'Italia ma lo lascerei esclusivamente alle aree metropolitane oltreoceano.
    Per una questione storica: l'espansione e stratificazione edilizia è nel DNA europeo essendo il "vecchio continente" appunto vecchio.

    Ma i danni fatti col boom economico, sono solo danni. Certo: siamo usciti dalla povertà, a che prezzo però, e siamo divenuti potenza industriale.
    A che prezzo però?
    Dieci cento mille boom economici? No, mai. Non con me, piuttosto venga una eco-dittatura.

    Esagerando intendo ribadire quel che i mercati ormai sanno: il paradigma è cambiato.
    Il danno ambientale e paesaggistico è enorme e recuperare non si può sempre ovunque.

    Ci sono perle medievali tipo Cittadella - Montagnana - Marostica - Este col borgo medievale ancora dentro le sue mura originali, mentre fuori la città novecentesca è estesa anche 4x 5x e questa quadruplicata cubatura è sostanzialmente aree industriali e produttive.

    Antonio Albanese ci andò giù pesante col suo personaggio dei "Perego", per criticare il modello sociale di imprenditore edile di successo, ma svuotato di tutto il resto.
    Si può anche fare il proprio b.a.u. e stracciare la concorrenza e anche umiliarla e seppellirla viva e senza pietà, ma rispettando il suolo.
    Non possiamo permetterci più altra erosione.


    E infatti la pianura padana, purtroppo col minuscolo, è paesaggisticamente morta.
    Uno schifo.

    Andatevi a vedere le città francesi in Provenza: Nimes, o Arles: su una piana, circondata da colline. Dalle cui cime si può nettamente distinguere inizio e fine della città e la campagna estendersi liberamente per km.
    La densità abitativa dell'Italia le ha rovinato il paesaggio purtroppo. Leggetevi i diari di viaggi dell'epoca del Gran Tour, fra fine '700 ed inizi '800: l'Italia era un Eden.
    Adesso è un Purgatorio da purgare ancora.



    Il Veneto paesaggisticamente è una regione completa, eppure ha compromesso molti suoi ecosistemi in modo stupido, tipico di quelle società che escono dalla povertà in fretta ed in modo sregolato.
    Purtroppo è una storia occidentale diffusa, nonché globale. La Cina negli ultimi 30 anni ha cementificato più degli USA negli ultimi 100 anni!
    Un miracolo se non siamo già in pandemia..


    Ah no...aspè...




    Per quanto mi riguarda, la gestione del paesaggio urbano e rurale è tutto. Vuol dire PIL, terziario e non altro, vuol dire benessere collettivo e vuol dire storie ed identità tutelate.
    Non ci sono anti-gretini che reggano. Questi sono cardini, scientifici fra l'altro, su cui si muovono i maggiori studi urbanistici del mondo negli ultimi anni.
    S'è finalmente riscoperto che circondarsi del verde è qualificante.


    "Mio nonno si è messo a costruire il primo capannone in eternit più grande del paese; mio padre si vanta d'averlo fatto ancora più grande. Io ho costruito quello grandissimo!
    Mio figlio si droga: ha capito che non potrà costruire un capannone più grande.."


    -
    Cit. Ant. Albanese, 2003
    I concetti che esponi li capisco, li comprendo e mi trovi anche d'accordo.

    Il punto peró é che una soluzione la si trova, l'attenzione in Regione a questi aspetti (inquinamento e consumo di suolo) ha subíto una netta accelerata all'inizio degli anni 2000, tanto che come ti ho detto, son state fatte leggi regionali molto dure in merito.
    Non é vero che son stati compromessi tutti gli ecosistemi, alcuni sí, altri no. Vale per il Veneto così come per qualsiasi area sviluppata del Mondo, compresa la Provincia di Bolzano.
    Il fondovalle dell'Adige é sfruttatissimo, ma d'altronde quello é lo spazio che hanno lí.
    Ho letto di recente che sembra fallito il progetto di portare le merci dalla gomma dell'A22 alla rotaia (ferrovia del Brennero). Ho letto che si sta rinvigorendo la possibilità di allargare a 3 corsie la A22.
    Purtroppo il progresso implica questo...
    Il progresso consente peró allo stesso tempo notevoli inventive per contrastare alcune "brutture" necessarie.
    Ti porto l'esempio che abbiamo qua in zona, la SPV (Superstrada Pedemontana Veneta).
    É stata fatta quasi completamente in trincea, é invisibile fino a quando non ti avvicini al rivone della trincea, il rumore é molto attenuato.
    É stata inserita in modo molto buono nel territorio circostante, questo bisogna ammetterlo.

    Una domanda...ma dove avresti messo tutti gli abitanti di Marostica, per esempio? É ovvio che non ci sarebbero stati dentro le mura...si é dovuto per forza costruire fuori.

    Riguardo allo urban sprawl, perché dovrebbe esser solo un fenomeno nordamericano?
    In Veneto é molto diffuso questo termine, perché lo sviluppo é stato similare (a volte é usato anche il nome "VILLETTOPOLI" che sta ad indicare il nostro tipico modo di creare nuove aree residenziali fatte di villette circondate dal verde, come in Nordamerica).

    A Toronto nell'Ontario, in Canada, ho sentito usare anche il termine "boomburbs" cioé boom of neighbours, ovvero boom di sobborghi.

  2. #442
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    Predefinito Re: Le città più belle d'italia e le più brutte

    L'urban sprawl da noi in realtà è sempre esistito, ma finché l'edilizia tradizionale veneta era quella dei casoni (capanne in canne e mattoni che ricordavano molto da vicino le strutture simili dell'Europa centro-orientale, ma ormai sparite nel vortice del modernismo del XX secolo, salvo qualche esemplare superstite per scopi didattici o turistici), le strade erano in terra battuta (dove c'erano) e la popolazione era inferiore e con un profilo demografico molto più giovane, la cosa non si notava (e non aveva questo nome). Se si prendono le carte austriache del XIX secolo, disponibili online, si vede bene che l'urbanismo era limitato ai centri medievali e che molte località, oggi vere cittadine, erano solo toponimi con una chiesa, quattro case e un'infinità di campi abitati. I veneti erano in gran parte un popolo di piccoli proprietari e mezzadri, che vivevano dove lavoravano (e spesso anche con chi lavoravano, insieme agli animali). Quando il primo benessere ha permesso di sostituire il casone con la villetta all'italiana, la terra battuta con l'asfalto, e di edificare casa sia ai genitori che ai figli, ecco che nasce la "cementificazione". Un secondo step arriva a cavallo del 2000: la cortina di ferro è crollata, il Nordest vive un secondo e più incisivo miracolo economico, nascono aree metropolitane di fatto anche se non ancora riconosciute (es. Padova e dintorni, o la fascia pedemontana vicentino-trevigiana) dalla continua espansione non solo abitativa ma stavolta soprattutto industriale e commerciale, con qualche infrastruttura pubblica nel mezzo (in Veneto manchiamo ancora di diversi collegamenti utili, sia per strada che per ferrovia). E partendo da una capanna di canne e mattoni abitata promiscuamente da cristiani e animali, si arriva al Veneto di oggi dove si è creato un mix tra un'immensa periferia simil-texana (soprattutto nella Patreve, già definita 30 anni fa) e alcuni dei centri storici più importanti d'Europa.

  3. #443
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    Predefinito Re: Le città più belle d'italia e le più brutte

    Citazione Originariamente Scritto da FilTur Visualizza Messaggio
    L'urban sprawl da noi in realtà è sempre esistito, ma finché l'edilizia tradizionale veneta era quella dei casoni (capanne in canne e mattoni che ricordavano molto da vicino le strutture simili dell'Europa centro-orientale, ma ormai sparite nel vortice del modernismo del XX secolo, salvo qualche esemplare superstite per scopi didattici o turistici), le strade erano in terra battuta (dove c'erano) e la popolazione era inferiore e con un profilo demografico molto più giovane, la cosa non si notava (e non aveva questo nome). Se si prendono le carte austriache del XIX secolo, disponibili online, si vede bene che l'urbanismo era limitato ai centri medievali e che molte località, oggi vere cittadine, erano solo toponimi con una chiesa, quattro case e un'infinità di campi abitati. I veneti erano in gran parte un popolo di piccoli proprietari e mezzadri, che vivevano dove lavoravano (e spesso anche con chi lavoravano, insieme agli animali). Quando il primo benessere ha permesso di sostituire il casone con la villetta all'italiana, la terra battuta con l'asfalto, e di edificare casa sia ai genitori che ai figli, ecco che nasce la "cementificazione". Un secondo step arriva a cavallo del 2000: la cortina di ferro è crollata, il Nordest vive un secondo e più incisivo miracolo economico, nascono aree metropolitane di fatto anche se non ancora riconosciute (es. Padova e dintorni, o la fascia pedemontana vicentino-trevigiana) dalla continua espansione non solo abitativa ma stavolta soprattutto industriale e commerciale, con qualche infrastruttura pubblica nel mezzo (in Veneto manchiamo ancora di diversi collegamenti utili, sia per strada che per ferrovia). E partendo da una capanna di canne e mattoni abitata promiscuamente da cristiani e animali, si arriva al Veneto di oggi dove si è creato un mix tra un'immensa periferia simil-texana (soprattutto nella Patreve, già definita 30 anni fa) e alcuni dei centri storici più importanti d'Europa.
    É vero, ci sono ancora diversi casoni in alcune aree tutelate specie nel Veneto centro-orientale
    Con la scuola siamo stati a vedere quelli della Laguna nord mi pare

    Hai perfettamente ragione quando parli della cartografia austriaca, ho potuto visionarle anch'io ed é proprio come dici te.
    Qua nel mio paese tralaltro i nuclei abitati piú vecchi sono ancora oggi esistenti (vengono chiamate Contrà).

  4. #444
    Brezza tesa L'avatar di alexeia
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    Predefinito Re: Le città più belle d'italia e le più brutte

    Citazione Originariamente Scritto da FilTur Visualizza Messaggio
    Se si prendono le carte austriache del XIX secolo, disponibili online...
    Domanda OT: dove dove dove?... le carte austriche on-line non sapevo che ci fossero... gulp!

    ...grazie

  5. #445
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    Predefinito Re: Le città più belle d'italia e le più brutte

    Citazione Originariamente Scritto da alexeia Visualizza Messaggio
    Domanda OT: dove dove dove?... le carte austriche on-line non sapevo che ci fossero... gulp!

    ...grazie
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  6. #446
    Brezza tesa L'avatar di alexeia
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    Citazione Originariamente Scritto da FilTur Visualizza Messaggio
    Spettacolare! grazie!!

  7. #447
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: Le città più belle d'italia e le più brutte

    Citazione Originariamente Scritto da FilTur Visualizza Messaggio
    Riconosce persino la tua localizzazione geografica sulle mappe, come fossero elaborate da Google Maps! L'ho provato personalmente su una mappa di Brindisi!
    Incredibile!

  8. #448
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    Predefinito Re: Le città più belle d'italia e le più brutte

    Citazione Originariamente Scritto da FilTur Visualizza Messaggio
    Pazzesca la differenza di urbanizzazione rispetto ad adesso.
    Impressionante.

    Residenza: Altavilla Vicentina (VI)
    Lavoro: Brendola - casello di Montecchio Maggiore (VI)
    http://meteoaltavillavicentina.altervista.org/

  9. #449
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    Predefinito Re: Le città più belle d'italia e le più brutte

    Citazione Originariamente Scritto da verza81 Visualizza Messaggio
    Pazzesca la differenza di urbanizzazione rispetto ad adesso.
    Impressionante.
    Non mi sorprende tanto, perché è molto più sorprendente un altro dato: salvo casi specifici (es. Londra, Roma) di grandi città che avevano già iniziato ad espandersi, molte altre zone sono rimaste urbanisticamente quasi immutate (penso soprattutto al nostro Veneto) fino alla Grande Guerra se non fino al 1945. L'esplosione urbanistica è avvenuta soprattutto tra 1950 e 2010, con l'avanzare del benessere ed il cambiare della demografia (a parità di popolazione, meno giovani e più persone con necessità e possibilità di avere un proprio spazio, oltre che la dissoluzione della famiglia patriarcale contadina).

  10. #450
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: Le città più belle d'italia e le più brutte

    Citazione Originariamente Scritto da FilTur Visualizza Messaggio
    Non mi sorprende tanto, perché è molto più sorprendente un altro dato: salvo casi specifici (es. Londra, Roma) di grandi città che avevano già iniziato ad espandersi, molte altre zone sono rimaste urbanisticamente quasi immutate (penso soprattutto al nostro Veneto) fino alla Grande Guerra se non fino al 1945. L'esplosione urbanistica è avvenuta soprattutto tra 1950 e 2010, con l'avanzare del benessere ed il cambiare della demografia (a parità di popolazione, meno giovani e più persone con necessità e possibilità di avere un proprio spazio, oltre che la dissoluzione della famiglia patriarcale contadina).
    Più o meno anche a Brindisi, anche se la città si era aperta oltre le antiche mura (per la stragrande parte abbattute dopo l'unità d'Italia) dal lato opposto alla stazione ferroviaria e sul lato opposto del porto, con qualche villetta + aeroporto (all'inizio semplice idroscalo).
    Ma il vero boom delle costruzioni, con la nascita di tutta la città oggi esistente, si è visto dopo il 1950-60.

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