Le richieste russe non si fermano all'Ucraina, pretendono sostanzialmente il disarmo unilaterale di tutta l'Europa orientale e una sostanziale sfera di influenza russa su tutto il blocco ex sovietico. Più lasci avanzare Putin e più ci si ritrova i problemi vicino casa (incluso il rischio di una ondata di profughi),
La Russia sta continuamente alzando il tiro dopo aver capito che il prezzo da pagare era minimo per l'invasione della Georgia (dove però c'erano conflitti irrisolti dalla disgregazione dell'URSS e le argomentazioni russe avevano un minimo di fondamento) e l'annessione della Crimea, non mi sembra una grande idea sdoganare le guerre di conquista tanto non ci importa dell'Ucraina, se facciamo a pezzi il diritto internazionale resta solo la legge del più forte.
Senza contare che i gasdotti verrebbero comunque interrotti in caso di guerra aperta tra Russia e Ucraina, che non credo si risolverebbe in due giorni, l'unico modo per evitarlo è dissuadere Putin dai suoi propositi.
Mi sembra molto, molto semplicistico.
Ciò che descrivi è stato già provato con Eltsin e non è finita bene, pensare di controllare la Russia dall'esterno è una follia.
Sono uno dei pochi stati al mondo veramente autosufficienti e hanno la possibilità di resistere a qualunque sanzione se entrano in uno stato di mobilitazione bellica, un conto è impedirgli di intervenire fuori dai loro confini, un altro comandare a casa loro.
Non hanno la capacità per esportare ad est quello che esportano ad ovest, al massimo possono guadagnare gli stessi soldi esportando la metà perché il prezzo raddoppia. Ma il mercato del gas è piuttosto frazionato, riversandolo ad est rischierebbero di far crollare il prezzo ad est anche se esploderebbe in Europa.
Ultima modifica di snowaholic; 07/02/2022 alle 07:21
In ogni caso una russia politicamente instabile non credo che gioverebbe a nessuno…
L’unica speranza in futuro per calmare veramente le acque sarebbe aspettare una leadership post Putin più bendisposta, ma non è che basti cambiare il personaggio, ci sono tutti i membri istituzionali (Silovik ad esempio) che dovrebbero cambiare approccio…
Il problema non è (solo) Putin. Putin per quanto abbia un potere enorme non ha un potere assoluto, ma deve mediare costantemente tra le diverse anime di un apparato statale che sui rapporti con gli stati ex-sovietici e quindi con USA e UE hanno posizioni anche molto più "radicali" delle sue. E per "apparato" intendo i vertici delle amministrazioni statali, a partire dai servizi di sicurezza (FSB, SVR, FSO, GRU e tutta la galassia ex-KGB) che hanno stretti addentellati con gli oligarchi (sono quasi la stessa cosa) e che di fatto gli consentono di restare saldamente al potere. Putin può agire contro il singolo oligarca, se questo cade in disgrazia, ma non può agire contro un intero complesso di potere para-politico e para-legale. Putin dalla sua ha anche un notevole prestigio internazionale (anche se via via declinante in Occidente) e il sostegno della maggior parte di coloro che sono ai vertici di questi potentati, perché vedono nel governo federale un alleato indispensabile per il mantenimento di un sistema di potere basato su altissimi livelli di corruzione e sulla concentrazione del potere economico, a tutti i livelli (anche bassi e periferici) nelle mani degli esponenti di questo stesso apparato. Come funzioni la Russia lo si capisce analizzando la discrepanza tra le retribuzioni bassissime dei funzionari di medio livello e il loro reale tenore di vita. In pratica Putin deve contemporaneamente:
1. fare da garante di un sistema economico fondato sostanzialmente su corruzione e peculato;
2. assicurare a questo sistema corrotto e inefficiente un crescente livello di rendite (a partire da quelle derivanti dalla vendita di gas naturale, in quanto commodity per definizione);
3. assicurare a questo sistema la sopravvivenza e il miglior modo è quello di riportare entro la sfera di influenza russa quegli stati che ne erano usciti nei primi anni '90 e non consentire ad altri di uscirne.
Il punto 3 è il più delicato in quanto entra in conflitto con le intenzioni e con gli interessi occidentali, perché tra questi stati ci sono stati tutt'ora sotto l'influenza russa come la Bielorussia (dei cui vertici però Putin e soprattutto Lavrov non si sono mai fidati), stati con forti minoranze (etniche o politiche filo-russe) ma in cui una parte della popolazione brama la de-russificazione (Ucraina, Moldova) e stati definitivamente usciti dall'influenza ex-sovietica e che ormai fanno parte di altri sistemi di alleanze (paesi baltici e in certa misura le stesse Polonia e Ungheria). All'interno dell'apparato politico-burocratico-militare russo c'è una forte minoranza che brama per riprendere (con una serie di guerre regionali) il controllo su tutti questi territori e costoro hanno talvolta dimostrato di saper agire per spingere Putin nella direzione da loro auspicata, vedi l'intera vicenda Navalny, che ha reso ancora più complicato mediare in modo aperto con Putin su tutta la questione dei diritti civili e politici e questo indebolisce eventuali mediazioni su tutto il resto, questioni strategiche ed economiche comprese.
La Russia può essere cambiata superficialmente rispetto all'URSS ma la struttura del potere politico-economico, molto lontana da quella delle democrazie liberali e sostanzialmente cleptocratica e parassitaria è sopravvissuta alle riforme velleitarie di Gorbaciov ai più incisivi ma contraddittori tentativi di riforma operati da Eltsin e sopravvivrà all'avvicendamento di Putin, quando arriverà la sua ora.
Ultima modifica di galinsog@; 07/02/2022 alle 11:41
Sì appunto è ben quello che dicevo… si da molta “colpa” a Putin quando dietro c’è un intero sistema che lo influenza.
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Intanto abbiamo lo spread 160 bp.
L'unica "previsione" che avevo fatto a suo tempo fu che la pandemia ci aveva fatto un favore. Ora si vede la luce in fondo al tunnel...
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