Originariamente Scritto da
Stau
Non sono del tutto d'accordo. A mio avviso ad aver perso la fiducia dei cittadini non è lo Stato (in questo caso sarei un minimo ottimista per le sorti del Paese), ma la classe politica (anzi, dirigente). Si dice, e lo si è visto di recente nella protesta dei forconi, che la classe dirigente attuale ha fallito ma al contempo si chiede un maggiore intervento dello Stato e un maggior potere ad esso: più sussidi, più dazi doganali
, più sovranità monetaria \fp\, più possibilità di fare le svalutazioni competitive (un bel par di balle competitive...40 anni fa forse lo erano per un po', ora col cavolo
). Più politiche volte solo ed esclusivamente ad avere benefici nell'immediato, senza preoccuparsi (e qua quoto in pieno Bassini) di guardare al di la del proprio naso.
Insomma non c'è la consapevolezza piena che il problema non è la classe politica in sè (che fra l'altro è lo specchio del Paese, ergo è una tautologia affermarlo) ma l'idea di fondo che sta alla base dell'Italia, ossia che lo Stato possa e debba anzi comunque sempre risolvere tutti i problemi economici, che sia il nostro protettore e che quindi se c'è da dare la colpa a qualcosa lo si da: 1) a fattori esterni (l'Euro, la globalizzazione, il neolibbbbberismo selvaggio, la deregulescieeenn, gli speculatori, gli evasori ecc.) ; 2) alla politica ma non perchè si faccia da parte bensì perchè "non fa nulla", oppure "fa troppo poco" (dovrebbe salvare l'azienda X o Y, oppure ancora proteggere il made in Italy dai mille gombloddi contro di esso
).
Quante volte avrò sentito queste frasi ormai. E' una filosofia che ci è stata tramandata e si è diffusa nel tempo fino a permeare completamente l'italiano medio: pensare al presente immediato piuttosto che al futuro (come del resto osservato da Lorenzo), dare la colpa a qualcos'altro, pensare sempre al proprio orto e non ad una visione complessiva (anche qua: le manifestazioni recenti lo hanno ampiamente dimostrato), lo Stato come divinità suprema, i ricchi da punire (e di questo abbiamo avuto esempio recente pure in questo td. poche pagine or sono). Il che ha giustificato l'esplosione della spesa pubblica e del potere della macchina statale/burocratica a livelli insostenibili nonchè del parassitismo legato al posto di lavoro sicuro al 1000% di molti dipendenti pubblici, pagati allo stesso modo se inefficienti o perfetti.
Un circuito perverso che è iniziato alla metà/fine degli anni Sessanta per trovare poi una piena affermazione nei due decenni successivi. E che di fatto è difficilissimo da spezzare proprio perchè manca il fattore culturale, manca l'impostazione di base, e anche perchè di fatto con 4 milioni di dipendenti pubblici e con una legislazione del lavoro fra le più rigide (all'entrata in primis) del globo sarebbero troppe le persone a rimetterci nel breve periodo. Si avrebbero poi netti benefici nel medio periodo, ma vallo a spiegare in giro a chi non sa di fatto un'acca di economia e blatera di sovranità monetaria e di svalutazioni competitive.
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