Questa la dedichiamo ai putiniani:
LA RUSSIA FRAGILE
Corriere della Sera 6 Jan 2019
di Federico Fubini
Il torpore delle vacanze d’inverno è stato interrotto giorni fa da un annuncio di Vladimir Putin. Il presidente russo l’ha definito «un bellissimo regalo al Paese per l’anno nuovo»: un missile che può trasportare testate nucleari, viaggia a venti volte la velocità del suono, è in grado di eseguire manovre in volo e in un test ha centrato un bersaglio a 6.400 chilometri.
Sono performance da grande potenza, quale la Russia è. Ha un arsenale atomico in grado di annientare qualunque nemico, è il primo fornitore di gas all’europa, ha un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’onu. Ciò che è sempre meno chiaro è però quanto sia permanente il modello putiniano, basato sulla proiezione della forza all’estero, la soppressione del dissenso interno, l’arricchimento di pochi fedelissimi e l’interferenza digitale nelle democrazie occidentali. Sulla stabilità di un sistema del genere, non esistono certezze. Solo dubbi crescenti.
Poco prima dell’annuncio sulla nuova arma, sui media russi aveva trovato meno spazio l’ultimo sondaggio Levada: quasi due terzi dei russi ritengono Putin responsabile dei problemi del Paese; è il dato peggiore da quando nel 2008 è partita questa serie di sondaggi. La causa prossima resta la riforma delle pensioni, in stile Elsa Fornero, che il Cremlino ha cercato di far passare un po’ alla chetichella in piena euforia popolare per i Mondiali di calcio in Russia.
Per capire quali siano i problemi per l’opinione pubblica e quanto rischi di allargarsi l’incrinatura fra Putin e i suoi elettori, quella riforma va vista però nel contesto che l’ha resa inevitabile. La Russia oggi è un caso a sé: una superpotenza temuta nel mondo e in condizioni terribili nei suoi confini. E non solo perché la produttività del lavoro stia crollando dal 2014. O perché sia in calo costante dal 2013 anche il prodotto interno lordo per abitante stimato dal centro studi Ocse in parità di potere d’acquisto, cioè per quanto ciascuno in media può permettersi grazie alla ricchezza generata nel Paese.
Anche indizi più granulari rivelano come il ventennio di Putin abbia tradito la speranza per cui i russi avevano accettato il ritiro incruento dalle loro colonie europee. Le maggioranze non hanno avuto più benessere personale in cambio di meno potere imperiale, non nella misura che sarebbe stata possibile. Lo Human Mortality Database mostra per esempio che la longevità dei russi è cresciuta in trent’anni di appena 17 mesi (a 70,9 anni), quella dei polacchi di sette anni: due popoli in condizioni simili e con la stessa speranza di vita una generazione fa oggi mostrano strutture profondamente diverse. E gli anni di Putin spiegano almeno parte di questa divaricazione dei destini.
È noto per esempio che l’hiv sta dilagando in Russia in controtendenza con il resto del mondo: le nuove infezioni erano 25 mila all’anno quando Putin si insediò al Cremlino, sono quasi 40 mila oggi. Potrebbe essere la spia di condizioni di salute pubblica in peggioramento evidenti anche in altre dimensioni. Dal Duemila la popolazione è calata di due milioni di abitanti. Il tasso di suicidi è fra i più alti al mondo. La mortalità infantile in Russia è ormai quasi tripla rispetto all’estonia, benché entrambe le Repubbliche fossero parte dell’unione sovietica e dunque in condizioni simili trent’anni fa. Conta senz’altro anche l’impoverimento generale della popolazione, testimoniato da un crollo del consumo di proteine di qualità da carne di manzo o vitello: secondo l’ocse, ciascun russo ne mangiava in media 14 chili l’anno dieci anni fa ma 10,7 chili nel 2017.
Le sanzioni dell’occidente contro Mosca potrebbero aver accelerato il declino, ma pesa probabilmente di più un fattore interno al Paese: la concentrazione delle risorse nelle mani di pochi tipica di una cleptocrazia; un 1% di privilegiati controllava un terzo della ricchezza dieci anni fa, quasi la metà oggi. Sembra invece chiaro che l’arretramento sociale della Russia di Putin sia collegato a quanto si trova dietro quel missile «regalato» al Paese per l’anno nuovo. Con un’economia dell’ordine di grandezza di Belgio e Olanda messi insieme, giusto due terzi di quella italiana, tredici volte più piccola degli Stati Uniti o dell’unione europea, Putin è costretto a dissanguare il bilancio pubblico e gli investimenti civili per mantenere livelli di spesa militare che gli permettano di proiettare nel mondo un’immagine di forza. Investe in difesa, in proporzione al reddito, più del doppio dei Paesi europei o della Cina e il 50% più degli Usa. Anche così Mosca ha un bilancio militare di meno della metà di Francia, Italia e Germania insieme, un terzo della Cina, un decimo rispetto ai 610 miliardi di dollari annui degli Stati Uniti.
Ogni anno, il sogno di grandezza globale di Putin impoverisce i russi. Se il Cremlino è un modello, resta da capire per quanto tempo ancora.
Le sanzioni dell’occidente possono aver accelerato l’impoverimento, ma pesa di più la concentrazione delle risorse nelle mani di pochi
In 30 anni i russi hanno guadagnato 17 mesi di speranza di vita contro i 7 anni dei polacchi. La mortalità infantile è quasi tripla che in Estonia
proprio per questa fame russa, anche grazie alle sanzioni economiche, ed esacerbato il clima generale dai Paesi Nato o che vogliono entrare nella Nato ormai al confine con l'ex Urss, che la punzecchiano continuamente, avendo basi aeree e batterie di missili puntate verso la Russia, accadrà quanto previsto. Ma probabilmente ci vorranno 15-20 anni ancora, non ci sono ancora molti presupposti.
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/12/21/soldi-a-evasori-e-pensionati-niente-assunzioni-alluniversita-nella-man/40512/?fbclid=IwAR1bJJji7Ej-shfmJbrNJHRXOO7ktvLAESoRoIiXq9rsEszrBrVkoHj45bg
“Per l'anno 2019 la Presidenza del Consiglio dei ministri, tutti i ministeri, gli Enti pubblici non economici, le agenzie fiscali e le Università non possono effettuare assunzioni di personale a tempo indeterminato”. La polpetta avvelenata sta all’articolo 208 bis del maxi emendamento alla legge di bilancio, quello che sui cui le camere voteranno la fiducia al governo, senza alcuna discussione, per evitare l’esercizio provvisorio. E dentro questo emendamento, a ben vedere, c’è tutta la visione del mondo di Lega e Cinque Stelle.
Nei confronti del sapere e della cultura, in primo luogo. Che in manovra non ci fosse una lira per la scuola e per la ricerca lo sapevamo da tempo. Che si decidessero di bloccare le assunzioni dei ricercatori universitari - ri-bloccando il turnover che il governo precedente aveva sbloccato - è una sorpresa dell’ultima ora. E serve a poco puntare il dito contro Bruxelles, accusando gli eurocrati di aver costretto il governo a questo voltafaccia. Per dire: gli enti locali, a partire dai Comuni, sono esclusi dal blocco del turnover. Ci saranno mille nobili ragioni dietro a questa decisione, ma fatichiamo a capire perché un usciere comunale sia più strategico di un ricercatore universitario.
Almeno hai smesso di fare giri di parole e hai messo in chiaro come la pensi. Quel che dici mi conferma in ciò che penso da tempo: fra gli elettori dei due partiti c'è molta consonanza. I nemici dei due elettorati sono gli stessi: gli immigrati, l'Europa, l'euro, la scienza. Altro che alleanza con il partito che governava fino a marzo...quella in essere è proprio l'alleanza naturale.
Ultima modifica di Josh; 06/01/2019 alle 22:06
Ultimo mio intervento nella discussione per chiarire le cose
1) Una parte degli elettori dei 5 stelle ha affinità con la Lega e la destra, come ho detto su già una volta. Un'altra parte, tra cui anche persone che conosco, guarda a sinistra.
2) Della scienza non mi interesso. Non sono medico e di solito faccio sempre quello che il medico mi ha ordinato, quando mi è servito
3) Europa ed euro? Europa Terza Posizione....non sono così anti euro, perché avendo studiato economia (e anche diritto e tanto altro) so che la nostra situazione non è tale da fare colpi di testa. Ma siamo comunque la settima potenza economica mondiale, quindi non ci permetteranno mai di fallire, perché sarà effetto domino almeno per i primi 20 paesi del mondo come economia.
Le mie idee le hai capite, ma tuttavia io ascolto e leggo di tutto.. per es recentemente ho visto un documentario, che ho nella mia sterminata videoteca (dove trovi calcio, spettacoli tv, vecchi programmi, tg) dedicato a Simon Wiesenthal, il cacciatore di nazisti.
Ora non intervengo più, neanche per parlare di economia.
Addo' arrivamo, mettemo glio' pezzùco
Luccicantella calla calla, mitti fuoco alla cavalla, la cavalla dé glio' ré, luccicantella mmàni a mmé!!
https://forum.meteonetwork.it/misc.php?do=vsarules
Non vi chiedo di (ri)leggerlo tutto. Andate direttamente al punto 17 e (ri)scoprirete che...
La cosa più bella della neve? Il silenzio che l'accompagna nella caduta. Un silenzio non imposto, che dovrebbe essere la norma e invece è l'eccezione, tanto da gridare alla "calamità naturale". Forse non è la neve, ma il silenzio ad essere visto con sospetto. Nel silenzio si ascolta, nel silenzio si ragiona. Il silenzio, come la neve, non è noia, è gioia. Dovrebbe nevicare più spesso.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Ma nulla che abbia a che fare con la socialdemocrazia classica, bensì con un movimentismo solo un pelo meno nazional-sovranista e Stato nazione-centrico della parte dell'elettorato di quella formazione che invece guarda dal lato opposto.
Intanto lo spread è a 266,siamo di nuovo 100 punti sopra il livello dei titoli portoghesi e prossimi a quello dei titoli ungherese. La Spagna ormai è un altro pianeta, che veleggia a 128(come noi nel 2016 prima parte), per non dire della Slovenia che è ormai quasi ai livelli del Belgio.
A me dispiacerebbe se tu non intervenissi più, mi fa sempre piacere confrontarsi anche da posizioni diverse. Basta evitare discorsi che qui sono fuori luogo (come l' osservazione che dopo i 5 miliardi per l'accoglienza bisogna dare qualcosa agli italiani, che ha innescato tutto questo OT).
Solo 9 miliardi l'anno per entrambe le misure insieme? Significa che le hanno ridimensionate parecchio, altrimenti costerebbe 10 mld solo quota 100 e decisamente più di 10 mld il reddito (ormai ridotto ad un REI allargato).
Alla fine hanno trovato una mediazione per tirare a campare, possono far finta di aver mantenuto le promesse e continuare a posticipare l'inevitabile resa dei conti finanziando i loro aumenti di spesa con le clausole di salvaguardia che sperano di disinnescare con la prossima finanziaria.
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